Dissesto sì, dissesto no - di Angelo Gargano

Dissesto sì, dissesto no - di Angelo Gargano

Politica
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E' fondato il rilievo che muove Bartolo Di Salvo in un commento postato ad un articolo pubblicato su bagherianews, laddove osserva: "La legge indica la Corte dei Conti quale organismo preposto alla valutazione delle condizioni di cui all'art. 243 quater, comma 7 del TUEL. La Corte dei Conti delega la Regione e la Prefettura per gli adempimenti di legge successivi.

E prosegue: il comunicato istituzionale è inesatto perchè in nessun caso la Corte dei Conti ha rimesso alla Regione Sicilia la valutazione della sussistenza delle condizioni di dissesto. La Corte dei Conti ha inviato la propria nota alla Regione Siciliana affinché quest'ultima procedesse con gli adempimenti di legge".

Come, aggiungiamo noi, inesatta è anche, a voler usare un eufemismo, l'affermazione virgolettata e attribuita all'assessore al bilancio Sciacchitano: "Bagheria non è in dissesto"

E Bartolo Di Salvo conclude: "qualcuno spieghi ai bagheresi cosa sta succedendo".

Noi vogliamo provarci, non a spiegare, ma a cercare di capire cosa sta succedendo, non prima però di aver fatto una serie di riflessioni che sono preliminari e debbono costituire quel minimo di base comune per una discussione e un confronto serio.

altPUNTO 1°.

Il responsabile del dissesto di oggi non è il sindaco Vincenzo Lo Meo, e se lo è, lo è solo in minima parte: ci sono responsabilità antiche che risalgono a venti e forse più anni fa.

I nodi stanno vendendo al pettine con l'emergere della pletora dei cosiddetti debiti fuori bilancio, vero pozzo senza fondo, a partire dagli indennizzi per quei piani di lottizzazione che nel 1999 i commissari prefettizi, insediatisi dopo lo scioglimento per mafia dell'amministrazione Valentino, revocarono incautamente per motivi squisitamente politici e senza alcun fondamento  giuridico-amministrativo; tant'è che gli organi di giustizia amministrativa hanno dato in seguito ragione ai lottizzanti ricorrenti condannando il comune al pagamento di indennizzi milionari.

Il Coinres vero Moloch che ha ingoiato milioni e milioni di euro per darci la città perennemnete sporca che ci siamo ritrovati in questi anni.

Ma non solo: pensiamo alla sciagurata politica degli affitti lievitati negli anni a cifre impressionanti; i costi di servizi essenziali, luce e telefoni, quest'ultimo benefit esteso in maniera indiscriminata a tutti gli amministratori e ai dipendenti che hanno una sia pur minima responsabilità.

Aggiungete gli sprechi sul terreno delle consulenze, distribuite alle clientele politiche di vario colore, che sono costate qualche milione di euro negli utimi dieci anni, senza che alcun frutto sia stato raccolto e in molti casi senza che neanche uno straccio di relazione sia stata mai presentata.

La mancata esazione di oneri di urbanizzazione scambiati con la realizzazione di opere di modesta entità e qualità da parte delle imprese.

Per finire ai costi della politica lievitati in meno di dieci anni del 300%, sino ad arrivare nell'anno di grazia 2010 ad oltre un milione di euro, che definimmo la 'Cima Coppi' della vergogna, per politici capaci solo di speculare all'interno di norme permissive e troppo permeabili ad interessi personali.

Le responsabilità di Lo Meo in due anni e mezzo di sindacatura, nella creazione della voragine dei conti è marginale. E se si ha un minimo di onestà intellettuale e politica è d'obbligo riconoscerlo.

PUNTO  2°

Il dissesto, a nostro avviso, non rappresenterebbe una croce sulla esperienza politica del sindaco Lo Meo, ma innanzitutto una croce sui cittadini bagheresi: in tante occasioni sono state accennate le conseguenze disastrose per la nostra comunità dal momento in cui avverrebbe la dichiarazione di dissesto. Non potremo neanche  prenderci la soddisfazione di dire che il dissesto abbia mandato a casa una classe politica per la gran parte inetta e incapace, perchè giunta e consiglio resterebbero addirittura al loro posto; solo un improbabile sussulto di dignità dei protagonisti o un moto popolare smuoverebbe i sederi dei politici dalle comode poltrone su cui sono seduti.

PUNTO  3°

Chiunque fosse stato il sindaco avrebbe avuto il dovere, politico e morale, di fronte ai propri concittadini di fare di tutto e di più, per impedire che venisse dichiarato il dissesto, cioè il fallimento del proprio comune.

altSe siamo d'accordo su questi tre punti possiamo andare avanti.

E' assolutamente vero quello che dice Bartolo Di Salvo: la condizione di dissesto è stata già accertata dall'apposita sezione del Ministero degli Interni che si occupa di finanza locale che  ha informato la Corte dei conti, che a sua volta l'ha confermata tramettendo poi il risultato di questa indagine-istruttoria  all'assessore agli Enti locali per gli adempimenti di competenza, che come ormai sappiamo avrebbero dovuto essere: informare il Prefetto che a sua volta avrebbe intimato al consiglio comunale di dichiarare il dissesto del comune entro venti giorni.

Questo non è avvenuto, e sono stati invece nominati due commissari: per verificare cosa? quello che già organi autorevolissimi hanno appalesato? per perdere tempo? per prolungare l'agonìa? per fare intendere che la politica regionale (UDC + Crocetta) ha fatto tutto quanto avrebbe potuto fare per salvare Lo Meo e Bagheria e mettersi la coscienza a posto?

In realtà, noi ipotizziamo, è accaduto che il riconoscimento della sussistenza del dissesto è diventata da questione meramente tecnico-finanziaria,  questione politica.

E' probabile che essendoci altri comuni importanti nelle condizioni di Bagheria, pensiamo a Cefalù, Milazzo , Belmonte Mezzagno,  forse Monreale e tanti, tanti altri più piccoli, il governo regionale voglia studiare una strada per evitare una iattura gravissima.

Non c'è altra spiegazione plausibile per quanto sta avvenendo: si tratta di capire quale è la percorribilità e la possibilità di successo di questi tentativi che non possono però volontaristicamente intervenire a modificare leggi e norme.

altGli errori di Lo Meo

Ci ripromettiamo tra qualche settimana, al giro di boa di questa amministrazione, di fare una analisi ragionata sulla prima metà di sindacatura, ma un paio di cose si possono già dire: a parte il facile ottimismo della campagna elettorale, sarebbe stato doveroso da parte di Lo Meo, una grande operazione verità sullo stato dei conti del comune all'indomani dell'elezioni, cosa che è stata fatta,a dire il vero solo per il Coinres, le cui carte imbrogliate e fasulle erano già largamente note.

In secondo luogo, continuiamo a pensare che Lo Meo, proprio nello stesso momento in cui annunciava e concretizzava una politica di lacrime e sangue per i bagheresi, dovesse diventare l'alfiere di una politica di tagli dei privilegi e delle indennità dei politici.

A fare i sacrifici, assieme e prima della gente comune, pensiamo al raddoppio della Tarsu, al taglio degli asili nido, dei trasporti dei disabili, insomma di tutta la macelleria sociale che è stata fatta, dovevano essere chiamati i politici; invece la politica ha continuato imperterrita ad abbuffarsi senza ritegno, continuando in inutili e perditempo sedute di commissioni e di consiglio utili solo a far maturare gettoni e rimborsi.

Questa vergogna il sindaco Vincenzo Lo Meo avrebbe potuto e dovuta impedirla: non è stato capace per una impostazione politica e un modo di pensare vecchi e superati.

L'opera di risanamento, dura ma condivisa, avrebbe dovuto avere come protagonisti i bagheresi, se fosse stato però chiaro che si voleva cambiare registro, cosa che non è mai avvenuta.

Se Lo Meo avesse scelto questa strada avrebbe potuto mettersi alla testa di un vero movimento popolare di rinnovamento, invece i sacrifici sono stati visti e percepiti come scarsa attenzione, o peggio vessazioni, nei confronti della gente, in una situazione economica e sociale ormai collassata da tempo.

Ha affrontato, in pericolosa solitudine,  le sfide nuove che la situazione imponeva con un armamentario politico e culturale ormai obsoleto, lasciandosi trascinare nella palude dei condizionamenti e del do ut des, da una classe politica che per larga parte pensa solo al proprio tornaconto.

Infine una breve ma pertinente digressione

 Adesso, per sovrammercato, viene pure fuori che qualcuno di quei funzionari strapagati, qualcuno largamente al di sopra delle proprie capacità e dei propri meriti, prendeva pure la mazzetta, mentre la gente fa la fame.

Sono già ben tre i dipendenti del Comune finiti con imputazioni varie nelle inchieste giudiziarie e nessuno potrebbe giurare che le prossime settimane non ci riserveranno ancora qualche altra sorpresa.

E chi doveva vigilare ha vigilato ?

Ci piacerebbe conoscere, per esempio, la valutazione fatta dal cosiddetto nucleo di valutazione sui vari capisettori ed in particolare sull'ingegnere Giovanni Mercadante: renderla pubblica sarebbe, questo sì, un inizio di un percorso di vera e non formale trasparenza.

Così tanto per sapere.

 

 

Angelo Gargano