On. Francesco Ribaudo (PD): la mia proposta per esentare l'80% dei contribuenti dall'IMU

On. Francesco Ribaudo (PD): la mia proposta per esentare l'80% dei contribuenti dall'IMU

Politica
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Le prossime settimane dovrebbero essere decisive per la riforma dell’Imposta Municipale Unica. Dopo l’ultimo incontro del 18 luglio, è iniziato il lavoro tra i parlamentari che sostengono il Governo Letta per trovare le soluzioni tecniche da adottare. 

Nel giro di qualche giorno il ministro Saccomanni predisporrà il calendario per consentire ai gruppi che sostengono la maggioranza di avanzare delle proposte organiche.

E’ chiaro che per gli italiani l’Imu non ha la priorità assoluta, l’imposta sulla prima casa non è, certamente, la madre di tutti i problemi che stanno interessando l’Italia.

Sono altri i settori su cui bisogna intervenire urgentemente, dove dovranno essere dirottate le poche risorse disponibili per superare la crisi, primo fra tutti: il lavoro.

E non basterà riduzione del cosiddetto cuneo fiscale (costo del lavoro o riduzione della tassazione).

Occorre, infatti, un vero piano di sviluppo e di nuove politiche industriali che possano far invertire la tendenza negativa registrata negli ultimi anni dalla nostra economia (Pil con il segno meno).

Pur tuttavia, dal punto di vista del confronto politico, la rimodulazione dell’Imu sulla prima casa resta l’ostacolo centrale che in questa delicata fase i partiti di governo devono saper superare.

Nel rispetto di quanto previsto nel programma elettorale del Pd, voglio provare ad avanzare una proposta che potrebbe esentare fino all’80% dei contribuenti italiani, facendo pagare solo le prime case con una rendita catastale elevata e di proprietà dei ceti più agiati.

Questa potrebbe essere una soluzione condivisibile dalla maggioranza del Parlamento. In questo modo sarebbe, inoltre, possibile ridurre al minimo l’impatto dell’imposta, senza tuttavia rinunciare a una parte dei circa 4 miliardi di gettito previsti, garantendo anche l’applicazione del principio di equità del tributo.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere, a mio modo di vedere, quella di muoversi su un doppio binario di calcolo, tenendo conto: da un lato delle agevolazioni da concedere per la prima casa; dall’altro della capacità contributiva delle singole famiglie, utilizzando anche i parametri Isee, che consentono di valutare la reale capacità contributiva delle diverse fasce di popolazione.

Detto in cifre, si potrebbe alzare il tetto della franchigia dagli attuali 200 a 500 euro e stabilire un tetto minimo di 15 mila euro di reddito Isee.

Inoltre, sostituire nel calcolo i vani con i metri quadrati, stabilendo ad esempio una soglia minima di esenzione in circa 80 mq.

In ultimo, tenere conto delle ‘assimilazioni’ degli immobili alla prima casa.

Per quanto riguarda quest’ultimo punto, è stato già da me proposto ed approvato in aula, un ordine del giorno finalizzato ad inserire nella definizione di abitazione principale di cui al comma 2, dell’articolo 13 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201 convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, anche l’unità immobiliare concessa in uso gratuito a parenti e affini in linea retta o collaterale entro il primo grado di parentela.

On. Francesco Ribaudo
Membro della Commissione Finanze