Politica

Come è noto a Bagheria con deliberazione commissariale n. 4 del 19.05.2014 è stato dichiarato lo stato di dissesto.

Senza andare molto indietro nel tempo per ripercorrere i fatti salienti di questa vicenda occorre dire che la Corte dei Conti sezione di controllo per la Regione Siciliana, che già dal 2009 teneva sotto stretta osservazione la situazione finanziaria del comune per la presenza di deficit strutturali e per la successiva violazione del patto di stabilità relativamente agli anni 2011 e 2012, con provvedimento del 16 ottobre 2013 deliberava l'accertamento della sussistenza dei presupposti del dissesto finanziario del comune di Bagheria trasmettendo tale deliberazione all'organo di vigilanza, nella fattispecie l'Assessorato Regionale delle Autonomie Locali, affinché promuovesse, previa diffida, apposito intervento.

Si apriva una fase accertativa disposta dall'Assessorato Autonomie Locali per la quantificazione del disavanzo cui faceva seguito l'intervento sostitutivo finalizzato alla dichiarazione del dissesto. Nel frattempo l'organo assembleare votava la sfiducia al sindaco determinandone la decadenza e aprendo la strada ad una temporanea gestione commissariale in attesa della celebrazione di nuove consultazioni elettorali. In questo frangente, toccava al neo insediato commissario straordinario dr.ssa Michela La Iacona procedere alla definizione di tale procedura culminata come detto con l'atto dichiarativo dello stato di dissesto.

Questi in estrema sintesi i fatti di rilievo.

Ora, lo scenario che si apre successivamente alla celebrazione delle elezioni vede la ricomposizione degli organi istituzionali della città che escono significativamente rafforzati dal grande consenso conseguito e, quindi, con tutte le carte in regola per affermare un'azione di governo incisiva e conducente.

Lo scalpitante neonato governo cittadino inizia la sua corsa con un grave handicap rappresentato dal fatto di dovere assicurare una gestione ordinaria e contestualmente rimuovere le cause strutturali che hanno determinato il dissesto e probabilmente ritiene tale condizione ostativa alla partecipazione all’Expo che da qui a poco aprirà i battenti.

altCi si astiene in questa sede da ogni commento riguardo le proposte o le azioni che hanno caratterizzato sin qui l'azione di governo della giunta di Patrizio Cinque per offrire invece un contributo in termini di comprensione delle problematiche che la condizione di ente dissestato reca con sé e che inevitabilmente si ripercuotono sulla vita di ogni singolo bagherese.Per fare ciò sarà utile chiarire in quale ambito è maturato il dissesto.

Facciamo un passo indietro.

L’osservazione dei fenomeni legati alla gestione amministrativa degli enti locali in Sicilia ha vissuto, successivamente alla cessazione dei Co.Re.Co. (disposta con l’art. 1 comma 1° della L.R. 17/1999), una fase nuova caratterizzata dall’assenza di quei paletti che un’attività di controllo preventivo reca in sé.
Questo atto, che si inserisce in un più ampio disegno costituito della volontà dal legislatore di accrescere l’autonomia della comunità locale eliminando la commistione tra l’attività di indirizzo e quella di gestione e dare vita ad un nuovo modello organizzativo che tenesse distinte le due funzioni è certamente un elemento prodromico di questa intenzione di responsabilizzare la funzione di governo locale.

Ma con una mano si dà e con l’altra si toglie.

Sulla scorta della modifica del titolo V della Costituzione, infatti, se per un verso si è voluto riconoscere all’ente locale una maggiore autonomia, per altro verso lo si è reso partecipe del processo di risanamento della finanza pubblica attraverso l’imposizione di nuovi obiettivi parametrati a modelli ideali funzionali solo al raggiungimento di parametri economici molto spesso slegati dalle reali esigenze del territorio amministrato.

Regole e tecnicismi contabili hanno così assunto significativa importanza in funzione della realizzazione del tanto agognato pareggio di bilancio. Si è costruito un compendio di regole la cui applicazione è sfuggita ad ogni controllo: la rappresentazione della realtà si è a poco a poco sostituita alla realtà stessa e, attraverso un meccanismo sanzionatorio dettato da rigidi indicatori contabili, si è determinato un nuovo sistema di controllo.

La mente corre all’obbligo imposto dall’esigenza di dovere concorrere alla determinazione dei risultati indicati dal patto di stabilità interna, strumento questo di diretta derivazione dal patto di stabilità e crescita detto anche Trattato di Amsterdam stipulato e sottoscritto dai paesi membri dell’Unione Europea nel 1997, inerente il controllo di ogni singolo stato membro sulle rispettive politiche di bilancio pubbliche al fine di mantenere fermi i requisiti di adesione all’Unione Economica e Monetaria dell’U. E. e rafforzare il percorso di integrazione monetaria intrapreso nel 1992 con la sottoscrizione del Trattato di Maastricht.

Quindi, se da un lato vengono accresciute le prerogative di autodeterminazione della comunità locale, da un altro lato tali prerogative vengono via via sempre più circoscritte entro un ambito di regole e parametri funzionali ad un unico obiettivo: il controllo del saldo di bilancio.

Una differente lettura prospettica di questo nuovo assetto delle autonomie induce la considerazione che l’ente locale non sia più solo un organismo rappresentativo della collettività locale, come tale deputato a soddisfare esigenze territorialmente circoscritte, ma sia stato in qualche modo ridotto ad un ingranaggio inserito in un più complesso meccanismo transnazionale: l’U.E. alla quale ormai sempre più pezzi di sovranità sono stati ceduti la quale ha assunto la vera funzione di indirizzo delle politiche degli stati membri dettando regole e indicando la direzione da percorrere attraverso l’individuazione degli obiettivi primari da perseguire.

altLa comunità locale in questo modo non rappresenta più un fine, non costituisce più il terminale di scelte che abbiano come unico destinatario il territorio e la sua collettività.

Tali scelte possono perseguirsi solo ed esclusivamente se non risultano in contrasto con i suddetti obiettivi primari. Tale compromesso potrebbe trovare giustificazione nella condivisione degli obiettivi e nella consapevolezza di partecipare ad un processo evolutivo che assegna ad ognuno un ruolo specifico. Non è questa la sede per considerazioni sul valore e sulla validità ed efficacia di un siffatto assetto istituzionale, anche perché le tematiche accennate meriterebbero significativo approfondimento, il loro richiamo serve ad inquadrare in qualche modo l’ambito in cui oggi si muove la struttura organizzativa “ente locale” che costituisce il primo livello di interlocuzione che il cittadino ha con l’istituzione pubblica.

Ma tornando al dissesto l'osservazione di questo fenomeno, non piu solo episodico, porta a considerare come a Bagheria, così come altrove, questo sia maturato nell’ambito di un assetto istituzionale che ha visto il venir meno dell’attività di controllo preventivo dovuta alla soppressione dei Co.Re.Co., attività così devoluta unicamente alla capacità dell’apparato amministrativo-burocratico di operare responsabilmente secondo le direttive imposte dagli obiettivi di finanza pubblica che, in un trend di crescente depauperamento delle risorse finanziarie e di scarsa crescita economica, hanno indotto margini di manovra sempre più stretti.

Ma le cause non possono addebitarsi solo al venir meno dei controlli preventivi e all’interferenza dell’Europa, queste semmai hanno accelerato tale processo.
La vera ragione risiede nella incapacità di affrontare questo processo di cambiamento. L’ente locale è il front office di un apparato istituzionale che ha come interlocutori i cittadini cui debbono essere garantiti i servizi a fronte di un contributo che gli stessi sono tenuti fornire in corrispettivo.

Questo in estrema sintesi il rapporto cittadino istituzione. 

Come dire che l’ente locale è un’impresa che eroga prestazioni a fronte di un corrispettivo. E come tutte le imprese ha una governance che decide e dei risultati da raggiungere. E’ opinione di chi scrive che l’attuale amministrazione cittadina faccia oggi registrare un deficit di governo e soprattutto un’assenza di obiettivi chiari. E’ tale la percezione dell’assenza di programmazione che la rappresentazione di ogni notizia di ogni evento induce quel senso di precarietà e insicurezza che un’azione di governo non dovrebbe mai neppure lasciar trasparire.

Ora, a differenza dell’impresa privata l’eventuale fallimento dell’ente locale non determina la cessazione della sua attività. L’ente locale, in quanto organismo rappresentativo di interessi collettivi aventi specifiche connotazioni territoriali, sebbene in dissesto, deve continuare ad esistere, deve continuare la sua attività.
Il dissesto di un ente locale non ammette soluzione di continuità nell’esercizio dell’azione di governo.

Allora non possono esserci alibi.

altLe regole che sovrintendono il superamento della fase di default prevedono la simultanea azione di organismi straordinari quali sono il Ministero dell'Interno attraverso la Direzione Centrale della Finanza Locale e l'Organismo Straordinario di Liquidazione che unitamente agli organi ordinari dell'ente debbono concorrere alla determinazione delle condizioni di risanamento.

L'organismo straordinario di liquidazione (O.S.L.) ha il compito di ripianare l’indebitamento pregresso con i mezzi consentiti dalla legge.

Quindi in sostanza un organismo con compiti simili a quelli degli organi del fallimento preposto a dare soddisfazione alla massa dei creditori attraverso la individuazione delle risorse per farvi fronte.

Compito primario dell’amministrazione che governa l’ente in dissesto è quello della realizzazione delle condizioni funzionali a riportare la gestione finanziaria in equilibrio.

E’ così soprattutto una questione di scelte di qualità che un'amministrazione deve compiere esprimendo autorevolezza e soprattutto competenza in un momento in cui le condizioni appena osservate impongono azioni di lungo periodo e simultanea prontezza nell’affrontare quotidiane emergenze.

Ora, l’osservazione giornaliera di un’evidente insufficienza dell’apparato burocratico dell’ente a realizzare gli indirizzi dell’azione di governo è indicativo di un malessere che può far pensare anche ad una sorta di inadeguatezza della classe politica a fornire indirizzi commisurati alle esigenze individuando forme di governance conducenti e soprattutto in linea con i bisogni della cittadinanza.

Troppo spesso viene messa sotto accusa l'attività dell'apparato gestionale a causa di ritardi, inefficienze e quant'altro. Tutto ciò però non basta.

In conclusione una domanda sorge spontanea: come faranno i nostri eroi a condurre in porto una nave lontana dall'approdo e costretta a navigare in un mare in tempesta con un equipaggio prossimo all'ammutinamento?

Sarebbe opportuno che l'amministrazione desse risposta a questa domanda senza compiacenti rassicurazioni dando conto e dimostrazione che il suo operato risulti allineato alle procedure e rispettoso dei termini imposti da un momento storico che impone l’adozione di precisi atti quali ad esempio la redazione dell’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato che non pare sia stato ancora esitato sebbene i termini siano scaduti.

Non è più tempo di propaganda.

Francesco Riela
Gruppo politico Impronta Unica

Foto di copertina  1° conferenza stampa dell'ex sindaco Lo Meo sul dissesto

Foto di archivio  

Il grassetto è della Redazione

     

Forse è la 'formula' che deve essere aggiornata, perchè altrimenti questi incontri periodici dell'amministrazione con i cittadini rischiano di trasformarsi in uno 'sfogatoio' pubblico che lascia il tempo che trova, e che non aggiunge nulla a quanto già i cittadini non sappiano. Un centinaio i presenti compresi quelli sulla rete.

Raramente vengono fuori cose nuove, tutto quanto, è stato detto e ripetuto in decine di occasioni pubbliche, istituzionali e di partito, o affidato al mare magno del web.

Predisporre magari una serie di interventi più mirati, più approfonditi, più produttivi in relazione anche alle risposte che sollecitano al sindaco e all'amministrazione; ridurre i tempi troppo lunghi di domande e risposte; meglio fare una scelta più moderna e coraggiosa, così  come proponeva all'inizio, ci pare il signor Tomasello, realizzando una sorta di question time in cui si pongono domande secche e precise di un minuto al massimo, magari comunicate preventivamente al sindaco e agli assessori per iscritto o attraverso il 'filtro' dell'Ufficio Stampa e risposte altrettanto stringate e piene di contenuti.

Una sorta di format con una quindicina di quesiti della durata massima di un minuto  ed una risposta massima di tre minuti  del sindaco o dell'assessore al ramo, ed il tutto per un'ora di durata al massimo; con una sorta di regolamento informale che l'amministrazione può predisporre in pochissimo tempo assieme alle associazioni, che riguardino i tempi di presentazione al presidente di turno delle domande, anche perchè questo del ruolo di moderatore della seduta che viene affidato di volta in volta ad espressioni genuine della società è l'unica novità di un certo significato. Una formula più innovativa  sarebbe preferibile a questo rito noioso e un pò stantìo.

Stavolta la coordinatrice era Letizia Ferrante dell'Associazione 'Noi cittadini'.

Sei-sette  interventi abbiamo contato, dei quali solo due-tre pertinenti al tema in discussione, ci hanno consentito di apprendere quanto sul dissesto negli ultimi due-tre anni abbiamo sentito, scritto e letto  una cinquantina di volte.

Le tariffe al massimo, la copertura dei servizi penalizzanti per i cittadini, rivalse sul personale, sulle spese non obbligatorie ecc.

Confessiamo che l'unica cosa che ci sono rimasti in testa sono i numeri dati dal sindaco Patrizio Cinque e dall'assessore al bilancio Laura Maggiore, in risposta alle varie domande dei cittadini, e che costituiscono un bagaglio di riferimento per il futuro.

Il dissesto è stato fotografato al 31.12.2012, data dell'ultimo consuntivo; gli amministratori, gli assessori, i consiglieri, i revisori, ognuno per la propia parte s'intende, che hanno approvato i bilanci dei cinque anni precedenti il dissesto rischiano grosso, in termini di sanzioni economiche, qualora la sezione giurisdizionale della Corte dei conti dovesse ravvisare nei bilanci abusi e dissipazioni, e sanzioni politiche, quali la incandidabilità.

Oggi la situazione sul tappeto è la seguente: nelle prossime settimane il consiglio verrà chiamato ad approvare quella che viene definita una 'bozza pliriennale di bilancio riequilibrato' per il periodo che andrà dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2015 ; si tratta di ben sette documenti contabili, non abbiamo capito bene se tra essi verrà compreso il 'piano triennale delle opere pubbliche' per los tesso periodo.

La bozza verrà inviata al Ministero, sez. speciale comuni in dissesto, che la rinvierà indietro quasi certamente con la richieste di modifiche, ed a quel punto il consiglio non avrà alternative, e cioè o approva o viene sciolto.

altDa quando siamo in carica, precisa il sindaco, abbiamo lavorato in dodicesimi rispetto all'ultimo bilancio approvato.

Ad oggi la 'massa passiva' accertata dalla O.S.L.(organismo straordinario di liquidazione) , vale dire la triade commissariale chiamata a ripianare il deficit pregresso, è di 41.000.000 di euro ha specificato il sindaco, ma c'è ancora qualcosina, ha aggiunto. Comunque sull'ordine di grandezza è stato messo un punto; questo è il debito che dovremo 'pagare', in vario modo, e cioè con l'aumento delle tariffe, con la contrazione di un mutuo o chiedendo ai nostri creditori di 'farci un taglio' del 50% o anche del 60% sui crediti che vantano nei confronti del comune.

E già qualcosa l'abbiamo fatta specifica il sindaco: rispetto al disavanzo dei conti di 3 milioni di euro nel 2013, noi abbiamo ottenuto un avanzo di 5 milioni per il 2014, e questa 'avanzo' netto di due milioni di euro nel biennio lo destineremo a soddisfare i creditori.

Non ricorriamo più  'ad libitum' come avveniva un tempo alle anticipazioni di cassa, spendiamo quindi  i soldi che abbiamo, ed anche questa è una buona notizia, come quella che risparmieremo sugli affitti, anche se è probabile che questo risparmio si concreterà più avanti nel tempo, per via delle penali che occorrerà pagare per la rescissione di contratti.

A fronte di questo restano però alcuni buchi neri: il sindaco ha parlato usando diversi termini, della chiusura a tempo di villa Cattolica, ribadendo implicitamente che era un centro di spesa, soprattutto per il personale, tra i più 'pesanti' per l'amministrazione: la mancata risposta è circa i risparmi veri che stiamo realizzando con l'impiego di personale ASU.

Coinres e dintorni: i 22 milioni di debito saranno forse qualcosa di meno a causa dei bilanci 'farlocchi' presentati dal Consorzio dal 2008 al 2013, non di meno però nessuno ha ancora fatto, o forse siamo noi a non aver sentito, quali siano ad oggi  gli introiti veri ed effettivi della Tarsu  (oggi TARI), e di converso quale sia il costo reale del servizio, perchè viene data al netto dell'IVA una cifra che, a seconda della giornata e dell'interlocutore, oscilla dai 6.500.000 ai 9.000.000 di euro.

Recupero evasione, cosa è stato fattoe cosa si pensa di fare, se è vero, come è vero che la Corte di conti ha rilevato come criticità sul consuntivo 2012, un recupero di tributi e tasse inevase pari a 0 euro.

Stesso discorso per ricupero delle somme per le contravvenzioni non pagate: cosa e quanto stiamo facendo?

Recupero somme dalla sanatoria e dal condono edilizio: il sindaco ha parlato di una massa attiva di 70.000.000 di crediti da terzi da parte dell'amministrazione ed è probabile che una grossa parte siano dovuti a sanzioni di sanatoria, condoni e oneri di urbanizzazione non pagati.

La domanda è questa: come si riuscirà in questo settore ad ottenere un recupero di somme, magari completando le pratiche, se l?urbanistica riesce a mala pena ad esitare le pratiche ordinarie ?

Alla prossima assemblea cittadina saremo già in primavera, e non sarebbe male parlare di Monte Catalfano, Arco azzurro e villa S.Cataldo, per poi come dicevamo all'inizio cambiare formula.

Angelo Gargano

Caro Sindaco, le sue dichiarazioni circa il voto di astensione del gruppo consiliare del PD sulla delibera che affida ad Amap il servizio idrico per sei mesi mi spinge ad una riflessione, anzi a più riflessioni che sintetizzo e voglio condividere con la comunità. Sul voto, è chiaro che ognuno si assume le proprie responsabilità, così come sono giuste le critiche, le posizioni diverse, anche se quel voto è stato motivato e non è frutto di una antipatia o di una simpatia; la politica non è un incontro tra amici al pub. 

E devo anche essere sincero, nonostante le molte azioni politiche sbagliate, a mio avviso, fatte da lei sindaco, ho sempre pensato che agisse in buona fede, magari sbagliando per inesperienza.

Con amarezza, è sempre il sindaco della mia e nostra città, devo constatare che la sua demagogia, la sua perenne campagna elettorale, il suo essere leader di un movimento politico, la sua mediaticità voluta e cercata lo rende meno sindaco e più capo popolo, un popolo che comunque non rappresenta la maggioranza della città, questo è chiaro.

Lei punta il dito sulla scelta dell'astensione come la volontà di mandare a casa "padri di famiglia", "i lavoratori", non fa altro, quindi che usare i vecchi strumenti della politica che lei stesso condanna, la politica della demagogia, della clientela, la politica che fa leva sulle paure e sulle speranza di categorie per aizzare e indurre alla guerra civile.

Il sindaco utilizza la tragica situazione dei lavoratori per condurre una battaglia politica.

Dimentica però le sue posizioni e del MoVimento cinque stelle sui nostri ad oggi ex dipendenti contrattisti, trattati peggio dei delinquenti, lo ricordo ancora quello che ha detto in aula consiliare durante un'assemblea pubblica, sui dipendenti Conires e la nascita della nuova Ge. CO. Spa sui rifiuti, la sua posizione sulle "madri di famiglia" che assistono i bambini disabili nelle nostra scuola, gli stessi dipendenti APS, quando paventa di affidare il servizio idrico alla costituenda SPA di "matrice stellare", la sua posizione sul personale dipendente con la costituzione di "istituzioni" di cui nessuno conosce nulla.

Lezioni da lei sindaco, alla luce di tutto questo non ne posso prendere, mi dispiace, rinvio le accuse al mittente, anche circa la rimpatriata di "dissestatori", perché se è vero che ci sono responsabilità personali e se è vero che ci sono responsabilità politiche sul dissesto, queste ultime sono condivise con la sua amministrazione, per il semplice motivo che nelle fila di questa amministrazione, con posti di governo, sottogoverno, partecipate, consulenti e consiglieri, siedono esponenti che a vario titolo hanno fatto parte delle precedenti amministrazioni e di partiti.

Non giudico chi cambia casacca, non giudico e rispetto chi decide di lasciare un partito e aderire ad un nuovo progetto politico, ma pregherei costoro di dismettere l'abito dei "puritani" per non diventare esageratamente "scribi e farisei".

In questi mesi con i consiglieri del MoVimento cinque stelle ho avuto modo di confrontarmi, di lavorare insieme, di superare quel clima di diffidenza, di giustizialismo che ha caratterizzato i primi mesi, le sue parole, mortificano il lavoro di mediazione, di apertura che le parti abbiamo fatto per lavorare insieme laddove possibile e instaurare un clima di serenità.

Sono figlio di un operaio di 56 anni disoccupato, La prego, conosco troppo bene il dramma della disoccupazione, consoci bene le paure, le speranze, le illusioni di chi sta per perdere o perde il posto di lavoro.

Faccia più il sindaco e meno il capo popolo.

Chi non decide può anche essere considerato Ponzio Pilato, anche se il dubbio a Pilato su cosa fosse la verità gli è venuto, ma i peggiori sono sempre stati gli "scribi e i farisei" tenutari della loro verità, giudici e castigatori delle azioni degli altri, con la presunzione di essere i migliori, i più bravi, i più giusti.

Pronto, come sempre, ad un confronto sereno.
 

Chi ha amministrato la città punta il dito ai nuovi arrivati dando lezioni, organizzando rimpatri di "dissestatori", aiutato da una informazione data continuamente in un senso e talvolta supportate da sondaggi in cui basta un programmino per votare ripetutamente.

Un detto bagherese dice: "i megghiu cavaddi si virinu 'o palazzu, no a punta vugghia". 

Spero, al netto di detrattori perbenisti, informatori politicamente referenziati, ex amministratori o eredi che hanno prodotto il dissesto da cui siamo chiamati a rinascere, di lasciare nell'arco di questo quinquennio la nostra impronta.

Perdonate lo sfogo e permettetemi di passare al motivo di questa mia nota: l'acqua.

Ho portato in consiglio comunale una delibera per intraprendere un percorso che permetta di affidare il servizio idrico ad Amap fino a settembre e di valutare insieme ai consiglieri comunali se aderire come socio.

Devo riscontrare grande senso di responsabilità in alcuni pezzi dell'opposizione che hanno appoggiato la scelta che ci consentirebbe nell'immediato di garantire il servizio idrico ai cittadini e di salvare 200 posti di lavoro. Allo stesso modo mi duole rilevare che il partito democratico prosegue sulla falsa riga del suo presidente del consiglio facendo scelte che mandano a casa padri di famiglia.

Fa ancora più riflettere se prima si fa un comunicato con cui si da lezione al sindaco di affidare il servizio ad Amap e poi ci si astiene in aula conducendo ragionamenti che non stanno in piedi trovando alibi di legno. Bisogna dire come sono andate le cose.

Per andare avanti bastava intanto autorizzare l'ato ad affidare il servizio ad Amap.

Per le azioni da acquisire serve un'altra delibera entro fine aprile come chiesto da Amap.

Movimento 5 Stelle, insieme a Forza Italia, Cambiare Bagheria e UDC, ha votato responsabilmente garantendo il servizio e salvando i posti di lavoro.
Pd e altri consiglieri hanno fatto la scelta opposta. Questa è la verità .>>

PATRIZIO CINQUE

Tre brevi precisazioni da parte nostra, visto che il sindaco ci tira in ballo:

1°)  Il 'programmino' del sondaggio, che naturalmente continueremo ad usare, è esattamente lo stesso che ad aprile 2014 ripetutamente, ed a poche settimane dal voto, collocò Patrizio Cinque a sorpresa, largamente primo nella corsa a sindaco, ed allora non ebbe nulla da eccepire, anzi...e se vogliamo dirla tutta, forse quel sondaggio influenzò anche il voto dei bagheresi.

2°) Con una citazione inesatta lei tradisce le sue origini non baariote, ma non gliene possiamo fare una colpa; si informi bene: "i megghiu cavaddri si virino 'nni Virduni" è la citazione esatta. Si faccia dire, ma penso che lo sappia, dov'è acchianata i 'nni Virduni.

3°) Quanto all'informazione politicamente referenziata (?) Le diamo un consiglio: lasci perdere e non segua questa strada, perchè anche l'ex sindaco Vincenzo Lo Meo dava la colpa dei suoi rovesci alla nostra informazione, e si è visto come è finita. 

Angelo Gargano, direttore di bagherianews.com

 


 

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