Politica

Nella Gazzetta ufficiale della Repubblica del 3 marzo 2014 è stato pubblicato  il decreto contenente le motivazione che hanno portato lo scorso 6 febbraio allo scioglimento degli organi elettivi del comune di Altavilla Milicia. Lo riportiamo integralmente.

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Il comune di Altavilla Milicia (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, presenta forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione, il buon andamento ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica.

In esito ad accurate attività investigative, in data 8 maggio 2013, è stata eseguita un’operazione di polizia giudiziaria che ha portato all’arresto di vertici ed affiliati della famiglia mafiosa di Altavilla Milicia, tra cui la figura apicale della locale consorteria con l’accusa, tra l’altro, di averne diretto e coordinato le attività illecite, in particolare nel settore delle estorsioni alle imprese e agli esercizi commerciali della zona, intrattenendo rapporti con altri esponenti malavitosi in ambito mandamentale, finalizzati alla trattazione degli affari illeciti dell’organizzazione.

Le risultanze dell’inchiesta hanno evidenziato la sussistenza di collegamenti tra le vicende oggetto di indagine, riconducibili alla predetta organizzazione, e quelle dell’amministrazione comunale, tanto solidi da determinare un pesante condizionamento della mafia nella gestione dell’ente, con la compromissione della libera determinazione degli organi elettivi.

Numerose fonti tecniche di prova avvalorano le strette relazioni tra amministratori e criminalità, improntate alla massima reciproca disponibilità e che sottendono a precisi ritorni per le parti interessate, delineando così la natura sinallagmatica del rapporto tra i predetti soggetti e la creazione di un collaudato circuito clientelare.

Pregresse investigazioni e l’arresto di un importante esponente criminale avevano già reso possibile l’individuazione del sistema estorsivo utilizzato in ambito mandamentale, basato sull’acquisizione, direttamente dall’ufficio tecnico del comune di Altavilla Milicia, di informazioni relative alle licenze edilizie rilasciate dall’ente o agli appalti pubblici, che consentivano l’avvio del processo estorsivo prima ancora dell’inizio dei lavori.

Tale sistema di appoggi e connivenze era reputato da cosa nostra strategico e fondamentale per il conseguimento delle finalità malavitose, tanto da considerare il comune quale fulcro dell’illegittimo modus operandi.

Tenuto conto dei riscontri investigativi e degli elementi fattuali in possesso delle forze dell’ordine, così evidenti da far ritenere inessenziale lo svolgimento di un accesso ispettivo, il prefetto di Palermo, acquisito il parere del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del rappresentante del Procuratore della Repubblica-DDA presso il Tribunale di Palermo e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese, ha redatto l’allegata relazione del 22 novembre 2013, che costituisce parte integrante della presente proposta.

Nel documento si dà atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l’applicazione della misura prevista dall’art.143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

altIl sindaco del comune di Altavilla Milicia, eletto il 6 e 7 maggio 2012, aveva rivestito la carica di presidente del consiglio comunale nella precedente consiliatura, nonché quella di consigliere nell’amministrazione eletta il 25 e 26 maggio 2003.

Nell’attuale compagine sono presenti due assessori e cinque consiglieri eletti anche nella consiliatura 2008-2013, che si è conclusa anticipatamente, di cui tre avevano ricoperto cariche nella consiliatura 2003-2008.

Le predette attività investigative di polizia giudiziaria hanno reso evidente un preciso disegno criminale iniziato durante la precedente amministrazione con l’approvazione, il 26 settembre 2011, di una mozione di sfiducia pilotata da cosa nostra, presentata dall’attuale primo cittadino, che al tempo rivestiva la carica di presidente del consiglio comunale, nei confronti dell’allora sindaco del comune, eletto nel giugno 2008.

La mozione di sfiducia, che ha comportato l’emanazione del decreto del presidente della Regione Siciliana in data 4 novembre 2011 e la nomina di un commissario straordinario, era stata veicolata, come risulta dalle intercettazioni, dall’organizzazione criminale a seguito di una legittima iniziativa del predetto sindaco, il quale aveva imposto il rispetto dei limiti di una concessione demaniale relativa all’occupazione del suolo pubblico da parte di un esercizio commerciale, il cui titolare è stretto congiunto del maggiore esponente malavitoso della locale consorteria, di cui si è fatto cenno.

L’interesse della criminalità nei confronti dell’amministrazione comunale è proseguito con il deciso supporto elettorale alla lista del sindaco attualmente in carica, all’interno della quale era presente un soggetto legato da vincoli parentali con la figura apicale della locale consorteria che, una volta eletto, otterrà l’incarico di presidente dell’organo consiliare.

L’univoca finalità di portare al governo dell’ente i propri uomini, per poi condizionarne la gestione attraverso l’ingerenza nella conduzione amministrativa è ulteriormente attestata da prove tecniche investigative che fanno evidente riferimento alla pratica del voto di scambio, con il versamento di somme di denaro o la cancellazione di debiti, in cambio delle preferenze ai candidati graditi a cosa nostra, in vista delle elezioni comunali del maggio 2012.

Il prefetto di Palermo, nella relazione del 22 novembre 2013, evidenzia gli stretti legami tra il sindaco in carica e la famiglia mafiosa di Altavilla Milicia, con particolare riferimento non solo al predetto esponente criminale locale, ma anche ad altre importanti figure rappresentative di cosa nostra.

Amministratori e membri dell’apparato burocratico annoverano frequentazioni con esponenti della criminalità organizzata o sono ad essi legati da vincoli parentali.

È riconosciuto che il reticolo di collegamenti, rapporti e intrecci tra persone, parenti e società e, quindi, interessi economici, imprenditoriali e sociali fa emergere, chiaramente, il generale contesto di permeabilità in un ambiente territoriale particolarmente esposto a influenze mafiose che, come noto, sono inclini a coinvolgere soggetti apparentemente neutri.

Le dette interconnessioni hanno favorito, nel caso di specie, una conduzione dell’ente caratterizzata da continue interferenze della criminalità organizzata, che ha fortemente leso i principi di buon andamento ed imparzialità, rendendo possibile una gestione permeabile agli interessi malavitosi.

Sono emblematiche, in tal senso, le pressioni e le intimidazioni sul comune, in relazione ad interessi mafiosi, legate alla gestione dell’esercizio commerciale già citato, proseguite senza soluzione di continuità, cui sono corrisposte condotte anomale dell’amministrazione la quale, in più occasioni, si è mostrata supina agli interessi malavitosi.

La giunta comunale è arrivata, nel luglio del 2013, a modificare manualmente il testo di una proposta di decadenza della concessione di suolo pubblico, presentata dal responsabile del competente settore tributi a seguito di illegittimità procedurali relative al rilascio della stessa ed in relazione alla circostanza che il titolare dell’esercizio non aveva mai versato all’ente la tassa di occupazione del suolo pubblico.

La proposta di decadenza è stata trasformata in mera presa d’atto dell’iniziativa dell’ufficio, con l’eliminazione della parte relativa all’immediata sospensione della concessione.

In tale contesto, è anche significativa l’interruzione della collaborazione del comune con il responsabile dell’ufficio tecnico comunale, ritenuta persona scomoda per l’organizzazione malavitosa, dopo che questi aveva comunicato al titolare dell’esercizio di cui si sta trattando l’avvio del procedimento di revoca in autotutela della concessione.

Centrale, nel collaudato sistema di gestione degli appalti pubblici del comune, è la figura di un affiliato, raggiunto dalla misura coercitiva emessa dall’autorità giudiziaria 1’8 maggio 2013, che ha svolto il ruolo di anello di congiunzione tra cosa nostra e l’ente, assicurando il controllo degli interventi edilizi realizzati dal comune da parte della locale consorteria mafiosa.

altLa sua funzione di garante degli interessi malavitosi si è resa evidente in occasione di lavori di riqualificazione urbana di un’area comunale, in relazione ai quali il predetto affiliato è stato incaricato di svolgere le funzioni di ispettore di cantiere, su proposta del primo cittadino, pur senza averne il titolo e sebbene il competente Provveditorato interregionale alle opere pubbliche avesse individuato, per gli stessi interventi, le figure professionali del direttore dei lavori e del direttore operativo.

Anche in questo caso, è indicativa la circostanza che il citato responsabile dell’ufficio tecnico comunale non abbia controfirmato la determina di conferimento dell’incarico, attesa la presenza nei cantieri dei due professionisti indicati dal Provveditorato.

L’ispettore ha svolto compiti di intermediazione tra l’impresa aggiudicataria e la famiglia mafiosa, consentendo alla ditta di ottenere rapidamente i pagamenti dovuti, senza attendere le determinazioni del direttore dei lavori e garantendo, per contro, alla famiglia mafiosa, la possibilità di imporre e riscuotere prontamente il pizzo, in relazione alla corresponsione dei compensi per ogni stato di avanzamento dei lavori.
Intercettazioni telefoniche attestano inequivocabilmente come lo stesso ispettore avesse concertato una frode, nell’ambito di quell’appalto, permettendo alla ditta aggiudicataria dei lavori di fatturare un pagamento per un lavoro mai eseguito.

La situazione descritta ha dimostrato la connessione e la vicinanza tra la consorteria mafiosa e la sfera pubblica, con lo svolgimento di un ruolo di copertura e facciata rispetto alla realtà della dinamica clientelare degli interessi sottesi alla gestione della cosa pubblica, finalizzato ad assicurare il mantenimento dell’equilibrio di interessi tra la mafia e l’impresa.

Una società, il cui titolare è legato da stretti vincoli parentali con un boss mandamentale, ha eseguito un intervento, non autorizzato dall’ente, per l’installazione di un ponteggio necessario alla riparazione del tetto sovrastante i locali comunali, il cui pagamento è andato a buon fine grazie all’attività di mediazione assicurata dal predetto ispettore.

Accertamenti delle forze dell’ordine hanno consentito di appurare che agli atti del comune non è presente alcuna documentazione giustificativa dei lavori, ma solo quella per la fornitura di materiale da parte di altra ditta, alla quale veniva suggerito, anche attraverso il diretto interessamento del sindaco, di emettere una fattura falsa e maggiorata per coprire il costo dell’installazione del ponteggio e per occultare la prestazione non autorizzata.

Quest’ultima ditta, selezionata non in base ad oculate valutazioni di mercato, bensì per il rapporto privilegiato con il suo amministratore, riconducibile ad uno stretto congiunto di uno dei sodali della locale consorteria, ha operato – secondo le evidenze investigative – in regime di esclusività con l’amministrazione comunale.

Emblematica è la vicenda dell’acquisto, da parte del comune, di un macchinario per asfaltare, ad un costo esorbitante e fuori mercato, che si è risolto in un indubbio vantaggio per la predetta ditta e in un consistente impegno economico per l’amministrazione comunale.

Secondo quanto appurato dagli inquirenti, nella fase precedente la fatturazione, un dipendente comunale, stretto parente di un amministratore e vicino alla predetta ditta, ha chiesto alla stessa di maggiorare il prezzo dell’asfaltatrice per coprire un suo debito personale nei confronti della stessa impresa.

Grave è la circostanza che gli accordi non abbiano avuto seguito per il solo fatto che l’importo derivante dalle intese, esorbitando i limiti consentiti per l’affidamento diretto, avrebbe richiesto l’indizione di una gara d’appalto, rendendo non più certa l’individuazione dell’impresa da parte del comune.

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Anche in altre occasioni la ditta in questione è stata favorita dall’ente.

È il caso dell’appalto per la fornitura di cavi per il ripristino della pubblica illuminazione, aggiudicato alla detta impresa sebbene l’offerta fosse superiore al limite di spesa fissato dalla giunta con propria delibera.

In questo caso, l’illegittima aggiudicazione e l’assenza di controlli hanno agevolato la penetrazione mafiosa che è ostacolata da un sistema rigoroso e rispettoso delle norme.

Diversa è la vicenda, attestata da alcune delle numerose intercettazioni disposte dai magistrati inquirenti e dalle testimonianze di un dipendente dell’ente rese all’Arma dei Carabinieri, relativa al personale coinvolgimento del sindaco in favore della ditta di cui si sta trattando, interessata alla sanatoria di opere abusive in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico.

L’organo di vertice dell’ente ha suggerito all’impresa artificiose ed illegittime modalità per acquisire uno dei pareri previsti dalla vigente normativa in materia, necessario per portare a buon fine l’iter burocratico per la sanatoria.

In un altro caso, il primo cittadino ha interposto i suoi buoni uffici per accelerare i tempi di concessione dell’agibilità di un locale riconducibile alla ditta stessa, in spregio ai principi di imparzialità e di buona amministrazione.

Il favoritismo che connota l’azione amministrativa del comune di Altavilla Milicia trova riscontro nel reiterato affidamento, in via diretta, del servizio di raccolta dei rifiuti, per il quale l’ente non ha mai espletato alcuna gara d’appalto, ad una ditta il cui titolare è legato da vincoli familiari con soggetti controindicati, motivato dai possibili riflessi che la mancata raccolta avrebbe potuto causare sulla salute pubblica e giustificato da situazioni emergenziali di volta in volta richiamate in ordinanze sindacali.

Le indagini di polizia giudiziaria evidenziano come il sistematico ed anomalo comportamento dell’amministrazione si sia tradotto in un consistente esborso di denaro pubblico e nella ripetuta violazione dei principi di imparzialità e di buon governo.

Il settore registra un’altra evidente anomalia, correlata all’acquisto, nel luglio 2012, di due mezzi usati, per i quali la giunta ha autorizzato la spesa, previa verifica dell’idoneità all’uso.

I mezzi si sono rivelati assolutamente non utilizzabili e, secondo quanto attestato da prove tecniche investigative, l’acquisto era fondato su un accordo per la spartizione di somme di denaro, con il coinvolgimento del sindaco e di un consigliere comunale.

Da quanto puntualmente illustrato dal prefetto di Palermo emerge un ambiente politico-amministrativo fortemente compromesso, con una gestione dell’ente caratterizzata da irregolarità gravi, diffuse e reiterate che delinea una situazione di permeabilità a condizionamenti esterni dell’amministrazione comunale, che ha pregiudicato gli interessi della collettività.

Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l’adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Altavilla Milicia (Palermo) ai sensi dell’art.143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.

Roma, 30 gennaio 2014
Il Ministro dell’interno: Alfano

nelle foto i festeggiamenti seguiti all'elezione di Nino Parisi a sindaco di Altavilla, il pentito Vincenzo Gennaro, e la sede comunale.

 

 

E' iniziato l'assedio che dovrebbe portare alla fine a costringere il sindaco Vincenzo Lo Meo a gettare la spugna; e sono sostanzialmente tre i fronti lungo i quali si sviluppa l'offensiva. 

Partiamo dal primo.

Le indagini delle forze dell'ordine sul pianeta mafia di Bagheria e dintorni con gli inevitabili addentellati nel mondo delle imprese, della politica e dell'apparato amministrativo.

altI Carabinieri continuano con discrezione, ma con metodo, le loro indagini sulla vicenda del cimitero: proprio l'altro ieri sono andati ad acquisire presso la segreteria comunale i verbali della seduta consiliare svoltasi sulla vicenda cimitero lo scorso 25 febbraio  e nella quale, come si suol dire, sono volati i piatti, acquisendo anche la planimetria del cimitero stesso ed altra documentazione

Vogliono capire gli inquirenti come funzionava il meccanismo delle estumulazioni, chi decideva come, quando e perchè estumulare, e se nelle procedure che venivano seguiti  venivano rispettati leggi e regolamenti estremamente severi; vogliono sapere e capire  perchè centinaia di bare, alcune delle quali con cadaveri ancora all'interno, si trovassero ammassate all'aperto in palese violazione e dispregio oltre che delle norme di legge anche di un minimo di  rispetto e pietas umani.  

La discrezione e il tatto degli investigatori hanno, pensiamo, una motivazione ben precisa e condivisibile: tenere un profilo basso per tutelare soprattutto l'immagine di una comunità, quella bagherese, uscita a pezzi dopo i servizi giornalistici e le immagini che hanno fatto il giro del mondo.

In questi giorni diverse denunce sono state fatte alla Caserma di Bagheria che segnalano anomalie e violazioni.

Ma le indagini continuano e le più recenti acquisizioni verranno trasmesse alla magistratura che assumerà le sue determinazioni, anche se quasi quotidianamente girano voci su nuovi avvisi di garanzia, ma soprattutto su pratiche e comportamenti illeciti accaduti al cimitero negli ultimi anni.

Anche la vicenda della convenzione con la Congregazione del SS.Sacramento viene passata ai raggi X, e  sta suscitando curiosità anche un piccolo dettaglio: come mai cioè una delibera assunta dalla giunta in data 27 marzo 2013 nella declaratoria faccia riferimento ad un relazione del responsabile del cimitero datata però 28 marzo 2013.

Forse un banale errore di trascrizione, ma forse sintomo della concitazione con cui si è proceduto. Le aree oggetto del'intervento sono state poste sotto sequestro e si stanno approfondendo le carte che darebbero alla Congregazione un titolo di proprietà su una quota di cimitero comunale.

altPoi ci sono le decisioni e le manovre dei partiti che sono funzionali a scenari possibili nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, anche se le previsioni a tavolino potranno esere smentite e superate dai fatti.

Negli ultimi giorni si sono svolti una serie di incontri frenetici tra i partiti e i gruppi rappresentati in consiglio: occorre dire che è stata già  trovata una intesa di massima, che si formalizzerà proprio in queste ore, per presentare la mozione di sfiducia al sindaco Vincenzo Lo Meo, mozione che dovrebbe essere firmta da almeno una quindicina di consiglieri ( ne basterebbero dodici di firme).

Il passaggio succesivo sarà l'inserimento all'o.d.g. della mozione di sfiducia e tutto dipenderà dalle decisione della presidenza e dalla convenienza dei consiglieri dei vari gruppi e paritti.

C'è chi spinge per arrivare ad una discussione entro il 27 marzo 2013, data ultima, in caso di accoglimento della mozione, per la decadenza di sindaco e consiglio e l'indizione di nuove elezioni; ricordiamo che per sfiduciare il sindaco la mozione deve essere votata da almeno venti consiglieri

I consiglieri uscenti si potrebbero ripresentare, qualcuno anche con la velleità di concorrere alla carica di sindaco, e di ripartire comunque con una nuova squadra.

Altri preferirebbero fare slittare questa data ultima del 27 marzo, ed in caso di accoglimento della mozione di sfiducia accettare l'idea di andare a votare il prossimo anno: in questo frattempo, a fare il lavoro sporco di aumentare tasse, imposte, mettere in mobilità il personale e svendere i gioielli di famiglia, sarebbero i commissari straordinari; ed i consiglieri si libererebbero di qusta patata bollente della ormai quasi inevitabile dichiarazione di dissesto che li trascinerebbe, al di la della responsabilità dei singoli, nella polvere.

Ma la Corte dei conti potrebbe metter becco in questo periodo accertando la responsabilità di questo consiglio nella creazione del dissesto e appiedare i politici responsabili, impedendone così come la legge prevede la candidatura per dieci anni.

Ci sono poi in campo una iniziativa on line del Movimento 5 stelle che mira a sfiduciare sindaco, giunta e consiglio ed una raccolta di firme della associazione Prospettiva futura che chiede le dimissioni del sindaco.

Anche da questo fronte insomma, gatte a pelare per Lo Meo.

C'è poi la variabile 'indipendente' del più che prevedibile scioglimento del comune per infiltrazioni mafiose: non ci vuole essere maghi per prevedere che i Carabinieri stiano preparando il dossier da sottoporre al Prefetto per chiedere il cosiddetto accesso agli atti presso il comune di Bagheria, prodromica allo scioglimento.

Sono già sin troppi gli elementi che portano in questa direzione: la vicenda Coinres, l'arresto in flagranza di reato dell'ingegnere Giovanni Mercadante, per venti anni capo dell'Ufficio Tecnico comunale, con una mazzetta in tasca, e infine, quella mediaticamente più sconvolgente, del cimitero.

altLe infiltrazioni di cosa nostra in questi settori sono più che documentati ed evidenti; si tratterà di vedere se il Prefetto autorizzerà l'accesso o procederà motu proprio come è accaduto per Altavilla, se riterrà cioè la documentazione acquisita dagli investigatori, già sufficiente per potere proporre direttamente al Ministero degli Interni uno scioglimento del comune di Bagheria per infiltrazioni mafiose, così come accaduto per Altavilla Milicia.

Uno scenario tutto in divenire.

Il terzo fronte che deve fronteggiare Vincenzo Lo Meo è quello delle Istituzioni contabili e di controllo: dai Revisori dei conti del comune, alla Corte dei conti che già nello scorso ottobre aveva ingiunto al sindaco e al consiglio di dichiarare il dissesto, al Ministero delle finanze e giusto l'altro ieri anche l'Avvocatura dello Stato che continuano a richiamare con note ufficiali l'amministrazione che la delibera di giunta che ha prodotto l'aumento dell'IRPEF dallo 0,3 allo 0,8, quasi triplicandola quindi ( per i redditi da lavoro e da pensione uno scippo che oscilla da almeno 120-130 sino a 200 euro l'anno e oltre), è illegittima perchè assunta da un organo non titolato  farlo, la giunta cioè, e quindi deve essere revocata.

Con conseguenze  catastrofiche ovviamente sul disperato tentativo di far quadrare i conti del piano di riequilibrio pluriennale.

Insomma, come si diceva un tempo, siamo al redde rationem, e  nei prossimi tre-quattro mesi accadranno fatti che saranno senz'altro da ricordare nella storia della nostra comunità.

Angelo Gargano

Il Movimento Cinque Stelle di Bagheria si fa promotore di una mozione di sfiducia all’Amministrazione Comunale, nello specifico nei confronti di Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale, in quanto, invece di risolvere i problemi della città, hanno contribuito ad aggravare la situazione di questo paese.

Il Sindaco Vincenzo Lo Meo, infatti, non solo non ha realizzato neanche un punto del suo programma elettorale ma, insieme alla sua mutevole giunta, non è neppure riuscito a fronteggiare le gravi problematiche lasciate in eredità dalle precedenti amministrazioni, tant’è che la situazione economica porterà presto ad un DISSESTO FINANZIARIO.

I cittadini hanno dovuto subire situazioni davvero inaccettabili, causate dalla negligenza di amministratori che non si prendono la responsabilità di ciò che avviene a Bagheria, per esempio lo scempio perpetrato ai danni dei defunti del cimitero comunale.

Le azioni realizzate da questa Amministrazione si sono concentrate sull’aumento delle tasse (Tarsu del 100%, contributo Irperf comunale dallo 0,3 allo 0,8 %, implemento illegittimo Tares) senza tuttavia sanare mai alcun debito reale, che invece continua ad aumentare.

In questa situazione critica gli Amministratori bagheresi hanno, inoltre “ben” pensato di aumentarsi lo stipendio, compresi i gettoni di presenza dei consiglieri, tagliando però i contributi alle fasce più deboli.

Oltre a quelle suddette, numerose sono state le azioni illegittime e per tal motivo questa Amministrazione, che fino ad ora è stata emblema di politica sterile e poco produttiva, non ha più i meriti di poter rappresentare la cittadinanza.

Non meno grave è la colpa dei consiglieri comunali, che non hanno difeso la posizione dei cittadini, approvando azioni illecite e poco chiare.

L’azione promossa dal gruppo bagherese invita tutti i cittadini alla riflessione sull’ operato di questi amministratori, i quali non meritano più fiducia e dovrebbero subito presentare le loro dimissioni.
Chi volesse partecipare attivamente può cliccare su MOZIONE DI SFIDUCIA ON LINE, leggere dettagliatamente tutte le inadempienze e firmare la proposta. Chi non avesse modo di procedere attraverso questo link può contattare il Movimento Cinque Stelle attraverso questi recapiti:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; +393669959694

A tal proposito, gli attivisti e simpatizzanti del M5S organizzeranno dei banchetti informativi con data da destinare, durante i quali i cittadini potranno firmare la mozione di sfiducia.

UFFICIO STAMPA MOVIMENTO CINQUE STELLE

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Le tre delibere di approvazione dei bilanci 2007, 2008, 2009 del Coinres, la società d’ambito in forma consortile che gestisce la raccolta e smaltimento dei rifiuti per 21 Comuni della Provincia di Palermo, si devono ritenere nulle per inosservanza dei principi di chiarezza e veridicità.

A stabilirlo la sentenza n. 170 del 19 febbraio 2014 emessa dal tribunale di Termini Imerese nel giudizio del Comune di Alia più altri 20 comuni tra i quali anche Bagheria, parti convenuta, contro appunto il Coinres.

In Coinres in quanto consorzio tra Enti pubblici è considerato esso stesso un ente pubblico territoriale pertanto è sottoposto alle regole della contabilità pubblica, pertanto devono sottoporre all’approvazione del Consiglio comunale il piano-programma con contratto che disciplina i rapporti tra ente locale e azienda speciale; i bilanci economici di previsione pluriennale e annuale, il conto consuntivo e il bilancio di esercizio. Oltre a ciò il consorzio ha l’obbligo di redigere una situazione patrimoniale.

Nella sentenza si legge che il Coinres ha disatteso alcune norme inerenti l’approvazione dei bilanci e non ha predisposto bilanci preventivi, annuali e pluriennali da sottoporre all’approvazione del Consiglio comunale, limitando il potere di controllo di ogni singolo comune consorziato.

A ciò si aggiunga anche che i Comuni di Alia e Marineo sollevano anche che non sono stata rispettate le modalità di convocazione per le assemblea degli enti consorziati del 24/03, 21/06 e 28/07/2010 e già questo renderebbe nulle le delibere.

In definitiva – si legge nella sentenza il bilancio di esercizio, che violi i precetti di chiarezza, verità e correttezza dettati dal codice civile è illecito, ed è quindi nulla la deliberazione assembleare con cui esso sia stato approvato”.

Gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti per accertare le responsabilità penali e civili sulla gestione” – esordisce il sindaco Vincenzo Lo Meo – ciò che è accaduto è la dimostrazione di quanto, sin dall’inizio del mio mandato, ho sostenuto. Questa sentenza mette luce sulla questione Coinres e sulle responsabilità. Si è commesso un grosso errore in passato, soprattutto facendo sì che il consorzio fosse assimilabile ad Ente pubblico, qualunque SPA a questo punto sarebbe fallita, ed invece il destino di questo carrozzone pesa su questa già martoriata città. Un debito di poco meno di 26 milioni di euro pesa sui Comuni che sono soci del Consorzio che hanno vissuto difficili momenti di emergenza per l’igiene urbana”.

“Dopo un lungo travaglio giudiziario si è fatta chiarezza, dichiara l’assessore al Bilancio e Finanze, Antonino Sciacchitano, i bilanci del Coinres sono stati dichiarati falsi dal Tribunale. Questo traguardo si innesta in una più complessiva battaglia di trasparenza e legalità, che sta smascherando i misfatti di un lungo periodo di pessima gestione, le cui conseguenze economiche, purtroppo, dovranno essere subite dai nostri concittadini. Adesso dobbiamo sperare che i tempi per individuare i responsabili siano piuttosto brevi, e che la magistratura possa far gravare su di loro le giuste pene. Purtroppo questa amministrazione paga sul piano amministrativo la situazione ereditata e subisce sul piano del consenso popolare la confusione che si ingenera nel cittadino quando i responsabili non sono ancora stati individuati. Sul piano del contenzioso faremo valere la ragioni del nostro Ente per abbattere il più possibile il nostro debito”.

Ufficio stampa Comune di Bagheria

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