Il mondo finisce in questo modo: non con il rumore di un'esplosione, ma con un fastidioso piagnisteo" (Eliot).
A quindici anni ero trasgressivo e amavo l’arte di Cy Twombly, al posto della cravatta portavo il papillon; a diciotto ero visionario come Lucio Fontana, esploravo la pittura e la poesia. Ora, che di anni ne ho 76, dopo aver navigato per mari calmi e tempestosi mi ritrovo colmo di soddisfazioni che amo condividere.
Ne racconto una: chi è nato nel secolo breve sa che fino a metà Novecento Bagheria non aveva una Galleria d’Arte; la prima l’ho aperta nel 1968 con il plauso di Renato Guttuso.
Ebbene sì, correva l’anno 1968 e come fosse un ipotetico cenacolo, io, Ignazio Buttitta, Castrense Civello, Giovanni Paladino e Nino Buttitta demmo il via all’avventura dell’arte a Bagheria.
Il poeta Ignazio Buttitta aveva già un ruolo determinante nella mia prima sfortunata Galleria, “L’Alcova”, e mentre continuava a spronarmi nelle imprese difficili, diceva di me: “Gnaziu, ca camina nto mari e non affunna”.
Lo scrittore Castrense Civello scrisse per me una lettera-poema a Renato Guttuso, il tentativo era quello di coinvolgerlo nel nostro progetto.
L’architetto Giovanni Paladino tradusse il mio pensiero, traforando una “G” (quella della firma di Guttuso) nella porta d’ingresso della Galleria, a rappresentare la doppia “G” di “Galleria Guttuso”.
Il Professore Nino Buttitta ha agevolato la mostra di Lia Pasqualino Noto, per poi presentarla in catalogo e di persona in Galleria.
Detto questo, non rimane che esibire le prove della fantomatica “Galleria Guttuso”, cosa che faccio con questo frammento della lettera-poema: “… “Questi giovani, a mio mezzo, le chiedono che questo nostro ritrovo porti il Suo illustre Nome. Esso sarà tutte le sere proiettato a colori luminosi sull’insegna della sede propria. Le sue parole come un viatico augurale, brevi o ampie che siano, saranno per noi una tavola dei valori da perpetuare, da incarnare, da far diventare pensiero, coscienza, interesse, opera di educatore e di annunziatore, e tale sia raccolta dalla nostra gente in termini di personalità e di civiltà, ossia in termini di mete educative …”.