Io c’ero. Ieri sono stati ricordati e festeggiati i 50 anni del Museo Guttuso di Villa Cattolica. Partecipai a quell’evento.
Siamo nel 1974. Avevo 27 anni e da due anni insegnavo come professore incaricato nell’Università di Catania. In quel periodo insegnare all’Università a quell’età era alquanto insolito e pertanto non sfuggivo all’attenzione e al chiacchiericcio paesano. Ero anche figlio di un notabile democristiano locale e, probabilmene anche perché allievo di Tullio De Mauro, ero corteggiato dal pci palermitano e in parte anche romano (detestato forse anche per questo dal pci locale). Fu un corteggiamento abbastanza corrisposto anche se non si giunse mai a un vero e proprio matrimonio. Insomma, per tutti questi motivi qualche notizia di me era arrivata all’orecchio di Renato che, ho saputo dopo, si teneva informato sulle vicende del suo borgo natio.
In quell’occasione accade un episodio che non ho mai dimenticato. Nino Buttitta, uomo potentissimo dell’Università palermitana, mi prende per mano e mi porta al cospetto del Grande Personaggio. Ricordo la scena: lui, seduto su un divano nella sala d’ingresso del Museo, era attorniato da una folla omaggiante di artisti locali e politici democristiani e comunisti. Renato, anche se a parole criticava queste situazioni, di fatto le amava. In questo contesto Nino Buttitta a voce alta chiede: “Renato, Franco è bagherese o baarioto?”. Guttuso non ebbe alcuna indecisione, rispose immediatamente: “Bagherese!”.
La differenza tra bagherese e baarioto è metafisica e pertanto indefinibile. La cosa certa è che, qualunque siano i contenuti semantici dei due termini, il baarioto nella gerachia delle valutazioni socio-caratteriali si trova molto più in alto rispetto al bagherese. Seppi poi che la dualità “bagherese/baarioto” era una una ingegnosa trovata di Guttuso e Buttitta che per un po’ di tempo divenne criterio di valutazione, non sempre scherzoso, della bagheresità. Naturalmente Guttuso e Buttitta erano i primi e più importanti baarioti.
Negli anni successivi da Marcello Carapezza fui introdotto nella cerchia dei pochissimi intimi che nei pomeriggi conversavano e giocavano a scopone (io ero solo spettatore) a Palazzo Galati quando Renato si trovava a Palermo. Diventammo amici. Aveva maturato simpatia, umana e intellettuale, per me e mi parlava con molta libertà. Parlava malissimo dei politici bagheresi, democristiani e comunisti, era disgustato del modo in cui venivano gestite Villa Cattolica e le opere che aveva donato a Bagheria. Ai più giovani ricordo che ancora nel 1996-7 negli attuali corpi bassi della Villa c’erano stalle, allevamenti di animali vari, officine meccaniche. Il comune si impossessò di quei locali durante la sindacatura Valentino e per interessamento, cocciuto, del suo assessore alla Cultura.
Mi raccontava di quando senza preavviso piombava a Villa Cattolica e vedeva i panni ad asciugare del custode appesi al balcone o una tavola per banchetti serali nella sala dove erano esposti i suoi quadri,
Per dare consistenza a quanto sto dicendo ed evitare inutili proteste di qualche vecchio politico pubblico qui la lettera che Guttuso mi consegnò il 6 luglio del 1982. Era furibondo, era stato a visitare clandestinamente la Villa, voleva riprendersi le opere che aveva donato al Comune di Bagheria. L’idea era di lavorare per una Fondazione sganciata dal potere politico locale. L’indomani doveva partire per Roma e mi ha dato l’incarico di iniziare a parlarne con l’avvocato Ceraulo, presidente della Fondazione Withaker. Tenni quella lettera per molto tempo in tasca, capivo che sarebbe stata una rottura irreversibile fra Guttuso e Bagheria, non andai mai dall’avvocato Ceraulo. Guttuso me lo rimproverò. A distanza di più di quarant’anni penso di essermi comportato lealmente nei riguardi di Bagheria: il personale politico va e viene, il paese rimane.
La svolta dei rapporti di Guttuso con Bagheria e Villa Cattolica ha una data certa: 12 gennaio 1985. Il Comune, Antonio Gargano sindaco, conferisce la cittadinanza onoraria a Guttuso. (Il padre aveva registrato la nascita del figlio a Palermo). L’evento, riuscitissimo, e la maggiore sensibilità del sindaco Gargano fecero nascere un amore per Villa Cattolica che forse non c’era mai stato. Purtroppo l’anno successivo Renato scopre di avere un cancro ai polmoni e morirà il 18 gennaio 1987. Da allora inizia un’altra storia.