È stata presentata in pompa magna a Palazzo Butera, nell’ambito di “Bagheria Cantieri” la riapertura della più volte riaperta Villa Cattolica, sede del Museo “Renato Guttuso”.
L’ultima riapertura è avvenuta il 26 dicembre del 2016, con uno sfarzo hollywoodiano, ma senza una mostra per l’occasione. Profonda è stata la delusione dei numerosi appassionati d’arte accorsi al museo che al posto di trovare un’attività culturale si sono ritrovati con l’oppio del popolo: giochi d’artificio e passerella di attori e registi.
In questi giorni, a cinquant’anni dall’apertura del museo, assistiamo all’ennesimo re-play, questa volta però pensiamo di essere più fortunati perché per la riapertura si annuncia una mostra di Giovanni Leto.
Io sono stato invitato direttamente dall’artista, alla mostra allestita nell’emiciclo di Villa Cattolica. Dell’esposizione si può dire solo bene. Ottime le opere, interessante l’allestimento, acuta la riflessione filosofica sulle opere a cura di Franco Lo Piparo.
E poi, vogliamo parlare anche delle smagliature?
Visto che l’assessore Vella si è quasi appropriato della mostra organizzata all’interno del “Festival Internazionale del Film d'Animazione Animaphix”, dall’ottima Rosalba Colla, e ospitato a Villa Cattolica, posso chiedergli dov’era il pubblico delle grandi occasioni dato che nel suo sermone ha continuato a ripetere che ci trovavamo nel più importante museo del meridione d’Italia? Una riapertura che si rispetti, anche in momenti di magra come quelli attuali, avrebbe meritato quantomeno un invito cartaceo per qualche centinaio di persone, tra autorità e appassionati d’arte. L’invito col passa parola e facebook l’avrei lasciato per i ragazzi. Risultato, 26 persone presenti nel momento di maggiore affluenza e tra questi almeno dieci erano addetti ai lavori.
Ad ogni modo, suggerisco all’assessore di abbandonare certi termini, come “il più grande museo del meridione d’Italia” per riprenderli magari quando sarà in grado di volare alto. A questo punto sono costretto a motivare il mio pessimismo e dire che la peggiore cosa che mi è capitato nel museo “Guttuso” è stata quella di sentir dire a un grande critico come Gillo Dorfles, a metà percorso di una visita, andiamocene, non voglio vedere altro. O quando dopo aver accompagnato un altro grande critico, Renato Barilli, al termine della visita inviò una lettera al presidente degli “Archivi Guttuso” proponendosi gratuitamente per rendere più decente l’allestimento, e potrei continuare col dire di quando ho accompagnato al museo uno dei più importante gallerista del mondo, Bruno Bischofberger, e al termine della visita, non ha trovato una sola parola da dire, eccetera eccetera. Però è pur vero che ci sono tantissime massaie (con tutto il rispetto per la categoria) e interessati pittori locali che si complimentano.
A proposito, quarant’anni fa come adesso, nasceva nella mia Galleria, “Il Poliedro”, un movimento d’opinione che sottoscrisse una lettera aperta, il documento approdò su giornali e televisioni e alla fine la situazione pareva avessero preso un’altra piega, ma ci siamo sbagliati tutti, perché ancora una volta la politica ci ingannò. (il documento era firmato tra gli altri dall’on. Giuseppe Speciale, dal poeta Ignazio Buttitta, dal regista Giuseppe Tornatore, dal fotografo Ferdinando Scianna, dai professori Nino Buttitta, Franco Lo Piparo, Nino Morreale, eccetera).
Ma andiamo alla riapertura di oggi e al nuovo allestimento tanto atteso. Mi limiterò solo a dire che era veramente difficile fare peggio dopo quello che è stato fatto fino ad ora, eppure ci sono riusciti. Alcune considerazioni: cattiva illuminazione nelle nuove sale, una piccola opera di Turi Simeti esposta tra le opere storiche di Renato Guttuso, il grande reggiseno, di Filli Cusenza messa a confronto con l’opera del Maestro bagherese, “Donne, stanze ed oggetti”, infine, in un piccolo spazio, assiepate una ventina di disegnini che non fa bene esporli né a Guttuso e nemmeno al Museo, per non parlare della miscellanea di arte e artigianato.
Se queste sono le migliorie che ci propone il Museo “Guttuso”, signor Sindaco, accolga il mio accorato appello, prima di trovare le competenze in grado di rendere attraente la proposta culturale di questo museo, lo chiuda, e si concentri nel bandire il concorso per il nuovo direttore artistico.
Negli anni Settanta, gli Amministratori bagheresi, conoscendo i miei rapporti d’amicizia con Ludovico Corrao, mi chiesero di poterlo incontrare. Volevano capire i motivi del successo che riscuotevano le attività culturali a Gibellina. Organizzai un incontro nella mia Galleria, e la grande lezione del Senatore Corrao è stata: circondatevi di validi consulenti e non di amici o amici degli amici. Se finalmente gli Amministratori di Bagheria applicassero questo principio…
La foto: Il momento dell’inaugurazione del “Museo Guttuso”