Un ricordo “rosso” di Renato Guttuso a quasi 110 anni dalla nascita- di Ezio Pagano

Un ricordo “rosso” di Renato Guttuso a quasi 110 anni dalla nascita- di Ezio Pagano

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L’inadeguatezza della gestione del Museo Guttuso e la poca professionalità, rendono poco percorribile l’unica strada possibile per il riscatto della città.

Quest’anno ricorrono centodieci anni dalla nascita di Renato Guttuso, grande Maestro del colore che nelle sue composizioni prediligeva spesso il rosso: vera e propria ossessione vitale per l’artista.
Rosso come il sangue che da bambino vide affacciandosi dal balcone di casa su quell’uomo che giaceva per terra, fulminato dalla lupara, e che rivive ancora oggi nel dipinto “Io lo vì”.
Rossa come la bandiera del Partito Comunista a lui tanto cara o come la passata di pomodoro lavorata per le strade di Bagheria.
Per Guttuso il colore rosso è stato fondamentale nell’arte come nella vita; non esistono sue opere prive di questo pigmento e anche quando non si vede c’è, come il sangue nelle vene delle persone.
E poi, il rosso è: amore, passione, sofferenza, calore, comunismo, eleganza e Guttuso è stato tutto questo insieme.
Ripensando alle sue opere non posso fare a meno di ricordare i dipinti che esaltano il colore rosso come: la “Battaglia del Ponte dell’Ammiraglio” con i suoi squillanti rossi delle camicie dei garibaldini, ” Occupazione delle terre incolte”, “Donne che lavorano la conserva di pomodoro in Sicilia” e “Bosco d’amore” dove il rosso appena accennato con una piccola rosa è il colore che domina l’intera composizione, determinando il significante dell’opera.
Ma il vero elogio al rosso, Guttuso lo fa dipingendo “La nuvola rossa” nel 1966.
Di lui conservo nella memoria l’accennato sorriso pieno di charme, l’immancabile pullover di cashmere rosso e la sciarpa, anch’essa rossa e in ultimo una pochette nel taschino della giacca, ovviamente, di colore rosso.

Nelle foto: in copertina “Bosco d’amore”di Renato Guttuso, in basso  Ezio Pagano con Renato Guttuso.

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