A centodieci anni dalla nascita, un doveroso ricordo di Monsignor Giuseppe Sammarco.
Certamente qualcuno si chiederà perché torno reiteratamente sullo stesso argomento: le buone pratiche del vivere civile. La risposta è semplice, l’argomento mi sta a cuore!
Ai tempi dei grandi statisti non c’era spazio per certi faccendieri e le mie esortazioni non sarebbero state necessarie; infatti, quando faccio la differenza tra un avido faccendiere e un cultore della bellezza il riferimento è a oggi: il primo per essere ricco deve procurarsi tanto denaro e non sempre può; l’amante della bellezza deve solo puntare gli occhi sull’altare della vita.
A questo proposito ricordo che mio nonno Ignazio alcuni istanti prima che si spezzasse il legame con la vita caduca, mi disse: “figghiu miu tu si riccu!”. Una frase, questa, che io non capii, in primis perche non ero ricco, e poi ero molto giovane. A farmi capire il significato fu l’anziano parroco della chiesa “Anime Sante” di Bagheria, Padre Giuseppe Sammarco, che intuendo il mio smarrimento mi spiegò il senso della ricchezza nelle parole di mio nonno, ovvero, l’aver davanti a me una vita intera, ancora tutta da vivere.
Certamente mio nonno nell’essere enigmatico non voleva mettermi in difficoltà, ma era pur sempre un uomo dell’Ottocento (1888), con un diverso approccio alla vita e altro modo di intendere la ricchezza, quando io ero appena un adolescente “novecentino” proiettato nel Duemila; un secolo che sarà spesso mal governato perche dominato da faccendieri senza scrupoli.
Se oggi sono felice, e lo sono! in parte lo devo a Padre Sammarco, che mi ha fatto vedere la vita come ricchezza, introducendomi tra i dignitari della bellezza capaci di provare godimento nelle meraviglie del neorealismo di Pier Paolo Pasolini e della sua parola, ma anche nel vigoroso realismo di Renato Guttuso, per non parlare delle melodie eterne nelle colonne sonore di Ennio Morricone; tutte bellezze che diventeranno la Storia! E che intanto sono la mia ricchezza.
In questo mondo ci saranno pure i faccendieri che mirano a un’identità senza Poesia, Musica e Pittura, quindi una vita senza bellezza, ma questa è una storia che personalmente non m’interessa.
La fotodi copertina:
Una sala del Museo del ‘900 di Milano, dove in questo periodo è esposta l’opera “Virgole” di Carla Accardi, appartenente alla collezione del Museum di Bagheria.
I sette triangoli rappresentano la vita e quindi la bellezza. Infatti, continuando idealmente le traiettorie accennate dai due “trenini di triangoli”, si disegna la forma dell’uovo e quindi della vita.