In questi giorni di influenze varie, un buon libro può fare la differenza. Ve ne consiglio due, letti e apprezzati in regime influenzale, febbricitante, ma libera da corvée familiari. Comincio con il primo che è di Alessandro Barbero, uno storico ormai apprezzato anche dal grande pubblico e di cui avevo già letto una magnifica biografia di Carlo Magno, definito (a ragione) padre dell’Europa.
Donne, Madonne, mercanti e cavalieri, economica Laterza, 9.50 euro, 130 pagine, è un libro che ci aiuta a conoscere, dall’interno, il Medioevo. Per par condicio, Alessandro Barbero, ci presenta tre uomini illustri e, soprattutto, cosa assai rara per l’epoca, tre donne. Ovviamente si tratta di persone straordinarie che hanno lasciato traccia di sé, specie le donne. E infatti, mentre per i maschietti Barbero ci presenta le tipologie in voga al tempo (il frate, il mercante, il cavaliere), che poi si presentano da sé, in quanto ci hanno lasciato diari o cronache scritte di loro pugno, per le donne, invece, usa nomi che conosciamo bene, almeno due: Caterina da Siena e Giovanna D’Arco. La terza, invece, almeno per me, è stata una vera scoperta: Christine De Pizan. Quasi sconosciuta da noi, sebbene fosse nata a Venezia nel 1365, è molto più nota in Francia, dove si recò da bambina seguendo il padre, medico astrologo, dall’Università di Bologna alla corte francese. E’ una donna che scrive, la prima che ha concepito se stessa come scrittrice di professione- ci dice Barbero- e così si guadagna da vivere, dopo essere rimasta vedova giovanissima. I libri si scrivono ancora a mano e Cristina, non solo scrive, ma si produce da sola anche i manoscritti. Almeno 55 opere di suo pugno, ci dice ancora l’autore, in cui scrive di tutto, anche di politica. E’ anche critica letteraria: consiglia di leggere Dante, al posto del vecchio Roman de la rose, e poi, cosa ancora più audace, decide di combattere gli stereotipi di genere, criticando certi libri comici in cui i mariti si lamentavano del matrimonio. Scrive così una Città delle donne, in cui raccoglie storie di donne eccezionali, partendo dalla Bibbia e sostenendo che sono le donne ad avere fatto progredire il mondo. In vecchiaia si ritira in convento, ma poi sente delle gesta di Giovanna D’Arco e scrive ancora un libro per dimostrare che le donne valgono almeno quanto gli uomini! Davvero un esempio, anche a secoli di distanza.
Lo stesso dicasi per l’altro libro che vi presento. Anche qui una donna straordinaria, di cui si sa poco, Margherita, regina vedova di Scozia, protagonista di: Tre sorelle, tre regine, Sperling & Kupfer, 19.90 euro, 420 pagine. A chi, come me, nutre qualche timore sugli scrittori di romanzi storici, dico subito: fidatevi, il libro è di Philippa Gregory, l’autrice di romanzi storici più letta al mondo. In questo caso, la Gregory usa la prima persona per accompagnarci in questo viaggio, che parte dall’Inghilterra dei Tudor del 1501, con una Margherita appena dodicenne, e si conclude in Scozia una trentina d’anni dopo. Le altre due regine sono: la cognata, Caterina d’Aragona, che sposerà Enrico VIII e la sorella Maria, che andrà in sposa, giovanissima, all’anziano re di Francia. Margherita, parte adolescente, per la Scozia, sposando il re Giacomo e, nel corso di tre decenni, è coinvolta in lotte interne, invidie, rivalità, assedi e battaglie, alternando felicità a disperazione, nascite a lutti. L’autrice ci conduce, sapientemente, seguendo la protagonista, attraverso castelli, regge, intrighi, fughe rocambolesche, con grande maestria e cura dei dettagli. Si rimane incollati al testo, seguendo le vicissitudini di Margherita, reggente del figlio, futuro re di Scozia, alleata e a volte rivale d’Inghilterra. I fatti descritti sono storici, ma la magia della scrittrice è quella di renderci testimoni di vicende i cui protagonisti palpitano di vita reale, trasmettendoci le proprie emozioni. Ed è questa la bellezza dei romanzi storici, quando sono scritti bene. Così la pensa anche lei.
“E davvero- come sottolinea la scrittrice in postfazione- uno storico può fare solo ipotesi sulle emozioni del suo personaggio, mentre ad una scrittrice di romanzi è consentito ricreare una sua versione di quelle emozioni, ha anzi il dovere di farlo”. E noi -aggiungerei- quello di leggerle!
Maria Luisa Florio