Enzo Gruosso: “unico esemplare” - di Ezio Pagano

Enzo Gruosso: “unico esemplare” - di Ezio Pagano

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Poveri illusi! Guardano l’immagine del dipinto e pensano di guardare l’opera.

Enzo Gruosso è un artista di Minturno che decide di trasferirsi in Svizzera, dove acquisisce il modus operandi elvetico che ne fa un perfetto “astronauta della terra”. Infatti il suo landscape pittorico è simile a quello di Luca Parmitano, con la diversità che Parmitano il paesaggio lo vede e lo fotografa, mentre Gruosso, lo immaginare e lo dipinge.
Parlando del suo percorso di vita, a un certo punto non sarà più Enzo a scegliere, è la sorte che sceglie per lui e la moglie, decidendo che la loro “stazione spaziale” sarà nell’isola di Lipari e avrà come nome “Casa Tania”.
Per Enzo e Rosmarie “Casa Tania” è tutto: attesa, speranza, fonte d’ispirazione, persino contatto col cielo, dove c’è l’altra casa di Tania; ma Enzo è “astronauta” e questo non rappresenta un problema.

Da quando Enzo dipinge, scrive sul retro di ogni dipinto “unico esemplare”, proprio com’era Tania, unica figlia. Ed è di questo che vi voglio parlare.
Mi son sempre chiesto cosa intendesse Enzo con la definizione “unico esemplare” e dopo tanto meditare ho dedotto che volesse dire che l’anima del dipinto, a differenza del dipinto stesso, non è replicabile. Infatti, i copisti che realizzano copie di opere celebri, sanno che i loro dipinti sono senza anima e li vendono a prezzi infinitamente più bassi degli originali. Questo ci insegna che l’importanza di un’opera non è legata al dipinto in quanto oggetto, ma alla capacità che ha l’opera di trasmettere un messaggio il più possibile originale.
Infatti, questa volta la mia notazione riguarda la sfera “spirituale” dell’opera, e no la fisicità dell’oggetto, sicuro che ogni artista oltre a trasferire forma e colori sulla tela infonde all’opera sentimenti. Verosimilmente un andante di Schubert o il cupo silenzio di una notte stellata, entrano nell’uomo trasformandosi in anima, allo stesso modo di come l’artista infonde all’opera gli elementi che divengono messaggio.
Gruosso, ci ha abituato a stabilire un contatto con la “profondità” dell’opera, per non accontentarci solo della rappresentazione pittorica, ovviamente perché questo avvenga è necessaria una predisposizione che coinvolge oltre agli occhi anche il dono dell’intelletto. A questo punto mi piace ricordare una massima: “l’arte è di tutti, ma non è per tutti”.
Potrei dire ancora che la storia delle opere di Gruosso è autobiografica, ma questa non sarebbe una notizia; allora potrei parlarvi di una particolarità, ovvero dell’eros che in perfetta simbiosi avvolge Enzo, Rosmarie e Tania, ma questa sarebbe un’altra storia, che sì, renderebbe più plastico questo racconto, ma togliendo certamente spazio alla meditazione e alla immaginazione che sono elementi fondanti dell’arte moderna.