Può capitare a tutti di osservare un manufatto e rimanerne impressionati perché il nostro intelletto ne ha percepito il significato; solo se poi ne rimaniamo emotivamente coinvolti potremo sostenere di essere di fronte a un’opera d’arte
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Si! Perché è proprio dalle opere d’arte che l’homo sapiens riceve emozioni e, dunque, sollecitazioni benefiche. Quando ciò non accade i dipinti e le sculture sono come i libri non letti: non sollecitano le nostre emozioni e ci lasciano indifferenti.
È pur vero che chi non prova emozioni non ne percepisce l’assenza ma, se successivamente per un caso della vita, dovesse venirne a conoscenza rimpiangerà di non averle vissute prima e sarà costretto a rimanere titolare di un prezioso “credito” del quale nessuno potrà mai risarcirlo.
Stiamo attenti, allora, a non lasciarci sfuggire le emozioni! Si rischia, altrimenti, di rinunciare al brulicante piacere di una vita vissuta appieno.
Questa mia personale riflessione induce a pensare che pittura, scultura, fotografia, cinema, musica, letteratura, teatro, danza, ecc. siano pratiche di primaria importanza e non collocabili nella sfera del “superfluo” come, ancora oggi, da taluni vengono catalogate. Si tratta del nutrimento dell’anima!
È con la presenza attiva dell’anima nell’homo sapiens che si manifesta la differenza con le altre specie animali.
L’homo sapiens, infatti, si nutre di cibo per il corpo ma, a differenza di qualsiasi altro animale, ha anche necessità di assimilare nutrimento per l’anima, se non vuole da questa vita, per dirla alla maniera di Sciascia, cavarne alcun profitto.
P.S. Una sola raccomandazione a chi vuol convertirsi all’arte. Non lo faccia autonomamente, ma si lasci guidare da un libro di storia dell’arte moderna di un ottimo storico dell’arte. Io consiglio: Giulio Carlo Argan o Gillo Dorfles.
Immagine di copertina: Bruno Caruso, “Senza titolo”, s.d., olio su tela, cm 100x140. Collezione MUSEUM di Ezio Pagano, Bagheria