Giovedì scorso è stata inaugurata in una sala di Villa Cattolica la nuova stagione del cineforum Dogma '18. Durante l'evento è stato proiettato 'Haiku. Sull'albero di prugno' della regista Mujah Maraini-Melehi, presente in sala insieme alla co-sceneggiatrice Debarah Belford De Furia. Di seguito riportiamo la loro intervista.
- Mujah, di cosa parla il film?
- Il film, in realtà un documentario, ripercorre il viaggio che la mia famiglia ha dovuto affrontare durante il regime fascista, quando i miei nonni, Fosco Maraini e Topazia Alliata, si rifiutarono di firmare per la Repubblica di Salò e vennero esiliati in campi di prigionia in Giappone insieme ai loro tre figli: Dacia, Yuki e Toni.
- Come è nata l'idea del docu-film?
- È nata dopo aver letto il diario di prigionia di mia nonna. Da quel momento ho sentito il bisogno di raccontare questa storia, nella quale mi sono immedesimata fin da subito, forse anche perchè mia nonna ha scritto questo diario all'età di trentun'anni, la stessa che avevo io quando ho iniziato a leggerlo. Improvvisamente la nonna che scriveva quelle pagine è diventata per me una coetanea, un'amica con cui condividevo ansie, speranze, paure e grazie alla quale ho trovato l'energia di girare questo film.
- Quanto è importante parlare di questo spaccato di storia oggi?
- Importantissimo, perché la storia spesso viene dimenticata e gli uomini tendono a commettere gli stessi errori. Abbiamo bisogno di ricordare la storia dei nostri genitori e dei nostri nonni, leggendo e studiando ma anche mettendoci in relazione con loro, per raccogliere testimonianze dirette. È davvero molto importante, perché da una ricerca anche personale può nascere una presa di coscienza collettiva.
- Deborah, quanto tempo avete impiegato per girare il film?
- Moltissimo tempo. Mujah ha cominciato ad intervistare sua nonna Topazia nel 2003 ma abbiamo iniziato a parlare seriamente della possibilità di girare un film solo nel 2011. Per certe cose ci vuole tempo, soprattutto quando si tratta di scavare nella storia della propria famiglia. Sembra qualcosa di banale, ma non lo è. Anzi, spesso tendiamo ad aprirci più facilmente con degli estranei piuttosto che con i nostri cari. Per cui ripercorrere un periodo storico così lungo e, per di più, così denso, ha richiesto molto tempo.
Intervista di Stefania Morreale