“Nessun mortale è in grado di mantenere un segreto. Se le sue labbra sono sigillate, parlerà con le mani, la verità trasuderà da ogni suo poro.”
L’incipit di Lucarelli non potrebbe essere diverso da questo: “sarebbe un film o un racconto di fantasia, se in questa storia, non ci fossero morti e misteri nascosti.” Purtroppo, quella di Natale De Grazia, Capitano della Guardia Costiera, è una storia vera, raccontata da Carlo Lucarelli, in uno stile noir, nel suo libro “Navi a perdere”.
De Grazia, negli anni 90, si trova a collaborare con la Procura di Reggio Calabria, non perché obbligato, ma per le sue innate capacità investigative. Nel corso di tali attività, rinviene un documento nella casa di un noto faccendiere che si occupava di smaltimento illecito di rifiuti; viene ritrovata un agenda con l’appunto “Lost the ship” (la nave è persa) vergato a mano il 21 settembre 1987, nella stessa data, la motonave Rigel affondava misteriosamente.
Insieme a quella nave, senza che lo sappia, inizia ad “affondare” anche la vita di De Grazia, che si occupa di questo e di altri casi di navi “perse”. Quello che chiamiamo il nostro destino è in realtà il nostro carattere, e il carattere non si può cambiare, così come non si può cambiare il senso di giustizia.
De Grazia, dopo aver cenato in un ristorante, durante un viaggio, che insieme a due carabinieri l’avrebbe portato a La Spezia, per un’ attività di indagine, muore.
La “prima “ morte avviene per un “normale” arresto cardio circolatorio. Si, in un primo momento è proprio così, perché in Italia, lo stesso uomo è possibile che muoia in diversi momenti e per diversi motivi.
E’ nella “seconda” modalità di morte di De Grazia che la verità si fa largo, infatti, nel 2012 viene stabilito, da una ulteriore perizia, la morte a causa tossica. Sic et simpliciter è stato avvelenato. Da chi ? Nel serpente il veleno è nei denti, nel tafano è nel capo, nello scorpione nella coda, nel malvagio in tutto il corpo.
Secondo il pentito Francesco Fonti, udito in sede di Commissione parlamentare d'inchiesta sul traffico illecito di rifiuti, il capitano di fregata De Grazia sarebbe stato ucciso in ragione delle indagini da lui condotte relative allo smaltimento illecito di rifiuti tossici. Il pentito ricollegò altresì la vicenda all'assassinio di Ilaria Alpi, avvenuto a Mogadiscio il 20 marzo 1994.
Sant’Agostino diceva, che la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle.
E così nel 2004 a dieci anni dalla morte il Capitano De Grazia, viene insignito della medaglia d’oro al merito di Marina…. meglio tardi che mai.
La verità viene da così lontano per raggiungerci che, quando arriva vicino a noi, è sfinita e non ha quasi più nulla da dirci. Questo quasi nulla è un tesoro. (Christian Bobin)-
Giuseppe Gargano