“L’amore è cieco, e gli amanti non vedono le amabili follie cui s’abbandonano”.
Quando si scrive la recensione di un libro che racconta fatti realmente accaduti bisogna prestare massima attenzione, perché ogni movimento e cosi come ogni parola, di qualsiasi natura siano sono creatori.
Il libro “confessione” di Stefania Lo Piparo è una storia che lascia sorpresi, se la vita spesso è essa stessa una grande sorpresa, la morte ne rappresenta una più grande. Stefania, nella sua apparente corazza è una donna dolce, un carattere gentile, una profonda e vasta cultura che spazia dagli autori classici ai moderni, non tralascia nulla, attenta e meticolosa.
Il suo libro è bello quanto drammatico, Erma Bombeck, a proposito del dramma diceva che, c’è una linea sottile che separa il riso e il dolore, la commedia e la tragedia, umorismo e serietà. La lettura scivola via come una foglia in un ruscello, con delicatezza ma velocemente, fino alla fine si ha la speranza che quanto raccontato sia frutto di pura fantasia, ma così non è. La protagonista vive l’inferno, è l’inferno è tutte le volte che decidi di non amare o non puoi amare.
Nel 2007, Stefania viene accusata, insieme al padre, dell’omicidio del marito, condannata a 16 anni verrà assolta in Corte d’Appello. Tutto questo, viene raccontato con dovizia di particolari e con un eccellente penna, che poco tralascia. Nel suo libro, dal titolo ”Quando l’amore diventa folli, emerge uno spaccato sulla violenza sulle donne, forse una delle più vergognose violazioni dei diritti umani, una testimonianza viva e reale, che ha lasciato non poche cicatrici, non solo a lei ma anche alla famiglia, che insieme a due amiche l’hanno sempre sostenuta.
Il libro è anche un monito a come riconoscere la violenza psicologica che si può manifestare anche dalle troppe attenzioni. A volte il mostro non è sotto il letto ma dorme accanto a noi.
Stefania si definisce “attrice protagonista del dardo del destino, niente fiction, ho sempre percepito il dolore della realtà “e spera, che il suo piccolo Mauro non sia mai in grado di fare male a nessuno, se compreso. Eleanor Roosevelt diceva che la donna è come una bustina del the, non si può dire quanto è forte fino a che non la si mette nell’acqua bollente.
Un libro che esprime un senso di rivincita per chi, prima dei giudici, l’ha condannata, verso chi l’ha lasciata sola, additandola di una colpa che forse ha un solo nome “amore”. Sarebbe un Mondo migliore se “Ti amo” e “Addio” si potessero dire una sola volta nella vita. E mai alla stessa persona.
I proventi dell’autrice saranno devoluti alla fondazione on-lus “Doppia difesa
Giuseppe Gargano