Lo scorso 7 ottobre è stata inaugurata presso la Galleria 'Drago artecontemporanea' di Bagheria la mostra 'Pesce di terraferma', frutto del lavoro del noto artista milanese Massimo Kaufman. I lavori esposti, caratterizzati da un forte cromatismo, sono stati realizzati appositamente per gli spazi della galleria.
Le opere di Kaufman esposte presso la Galleria Drago Artecontemporanea sono realizzate su tele di grandi e medie dimensioni e, alcune di loro, fanno parte del ciclo chiamato Clinamen "Clinamen è un termine mutuato dalla fisica epicurea" – spiega il gallerista Pietro Drago – "Indica la deviazione spontanea degli atomi nel corso della loro caduta nel vuoto in linea retta, deviazione casuale, sia nel tempo sia nello spazio, che permette agli atomi di incontrarsi. Grazie al Clinamen gli atomi, deviando dalla loro traiettoria, formano la varietà della cose del mondo. Così Kaufman ha rappresentato, nelle sue opere recenti, questo caos ordinato, dove lo spazio della tela è pervaso da infiniti punti colorati che scorrono lungo traiettorie colorate, seguendo le linee del caso per formare un nuovo cosmo".
La mostra nasce dalla proposta fatta all'artista milanese di illustrare il nuovo volume 'Pesce di Terraferma' dello scrittore Maurizio Padovano: "Kaufman ha illustrato Pesce di Terraferma, realizzando 12 opere che hanno come supporto dei fogli di carta braille" – continua il gallerista - "La scelta di utilizzare questo tipo di materiale deriva dagli esiti più recenti della ricerca dell'artista che, da anni, lavora sul concetto di cecità. Quindi, attorno al nucleo centrale composto da queste opere, è stato proposto a Kaufman di realizzare altre opere da esporre qui in galleria".
Scegliere un artista astrattista, come Kaufman, per un lavoro di illustrazione sembra quasi un'assurdità, eppure rivela dinamiche ed evoluzioni interessanti "Normalmente le illustrazioni illustrano il racconto, ma in questo caso no" – racconta Kaufman – "Qui siamo alla negazione dell'immagine della figurazione, ma con un testo che si ripropone in un modo diverso, alternativo poiché le tavole sono realizzate utilizzando come supporto dei fogli di carta stampati in alfabeto braille". L'artista negli ultimi anni ha studiato e approfondito il concetto di cecità, intesa non come qualcosa di necessariamente negativo, ma piuttosto come uno stato di grazia meditativo "La cecità intesa come possibilità: la possibilità di vedere in modo diverso, accedendo ad un altro livello di realtà. In questo senso diventa 'cecità del saggio'; per intenderci, la cecità di Omero o di Tiresia. Lontana dal tipo di cecità di Edipo, autoinflitta e non costruttiva. Io mi riferisco ad un tipo di cecità che ritorna, ad esempio, in un film di Woody Allen 'Crimini e misfatti', in cui un rabino diventa cieco per non vedere più gli orrori del mondo. E questa cecità gli consente di guardare, sentire in modo diverso il mondo che lo circonda".
Stefania Morreale
Fotografia di Danila D'Amico