Se n'è andato il grande sprovincializzatore della Cultura siciliana

Se n'è andato il grande sprovincializzatore della Cultura siciliana

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Il Professore Antonino Buttitta, bagherese, figlio del noto poeta Ignazio, si è spento all'età di 83 anni lo scorso 2 Febbraio. È stato un antropologo di fama internazionale che ha dedicato la propria vita allo studio delle scienze umane. Fu Professore Ordinario di discipline antropologiche all'Università di Palermo e Presidente dei corsi di laurea in Beni demo-etno-antropologici e in Antropologia Culturale ed Etnologia. Diresse numerose collane e riviste; tra tutte va ricordata 'Uomo&Cultura', che fu d'ispirazioni a molti studiosi.

Antonino Buttitta ha dedicato la sua vita allo studio dell'uomo, insistendo sulla necessità di scavare in profondità ogni espressione culturale, anche quotidiana, in modo da poter comprendere le 'regole' che stanno alla base di ogni fenomeno sociale. Le sue ricerche, quasi tutte incentrate su aspetti peculiari della società siciliana, hanno dato un notevole contributo alla letteratura scientifica dell'antropologia su scala internazionale. L'amore per questa disciplina ha radici lontane, come ha sostenuto lo stesso Buttitta durante una intervista:
"Le scelte di ogni uomo sono sempre legate ad altri uomini. Gli uomini responsabili dei miei interessi demoantropologici sono Ignazio Buttitta e Giuseppe Cocchiara. Dal primo ho imparato a conoscere e amare la cultura nella quale sono nato; dal secondo, che essa è solo un frammento di un immenso mosaico in cui iterazione e innovazione si danno appuntamento ogni giorno".

L'influenza del padre è stata notevole e lo ha guidato per gran parte della sua vita, indirizzandolo verso una moralità e un modo di leggere il mondo particolari:
"Per quanto riguarda l’identità intellettuale non v’ha dubbio che la mia formazione è nata e maturata nel radicamento con la cultura siciliana che ho esemplato da mio padre. Da mio padre ho anche ricevuto un’eredità morale e politica, nel senso che ho appreso che un vero uomo di cultura deve stare sempre dalla parte degli “scartati”, cioè dei vinti. Da mio padre ho capito, attraverso un modo di dire, la concezione del mondo e della vita dei Siciliani: Si u riccu non fussi foddi un campassi u puvireddu; come dire che l’unica possibilità che ha il povero, il debole per sopravvivere, sta nelle contraddizioni del potere, il suo cosmos è consentito soltanto dal caos del potente".

Con riconoscimento e profonda stima nei confronti del padre, nel 2005 il Professore ha inaugurato la Fondazione Ignazio Buttitta, patrocinata dall'Università degli Studi di Palermo e riconosciuta come ente pubblico dall’Assemblea Regionale Siciliana. Durante un'intervista di pochi anni fa il Professore ha sottolineato lo scopo della fondazione, ovvero quello della tutela e dello studio del patrimonio culturale siciliano:
"Ho creato la Fondazione non per innalzare un monumento a mio padre. Mi sono preoccupato di conservarne la memoria attraverso la costituzione di un ricchissimo archivio di materiali documentari cui hanno concorso numerosissimi privati. La sede naturale della Fondazione, quella a cui avevo pensato in origine, era la vecchia casa paterna di Bagheria, abitata dagli spiriti nella inesauribile immaginazione dei locali, ma dove in realtà si aggirano ancora le ombre dei miei avi. Debbo dire purtroppo che mi è mancata la collaborazione del Comune".

Uno tra i più grandi meriti del Professore Buttitta è sicuramente quello di aver permesso all'antropologia italiana di aprirsi alle grandi scuole internazionali, sganciandosi dalla stretta dello storicismo crociano, spingendo invece verso una lettura della realtà fatta di interpretazioni dei segni e simboli che la compongono:
"Scopo dell'antropologia è quello di studiare che cosa rappresentano i fatti e come gli uomini se li rappresentano. L'antropologo, cioè, osserva la dimensione segnica dei fenomeni e non i fenomeni in se stessi. Altre discipline assolvono a questo compito. Gli uomini producono e consumano simboli. Se producessero e consumassero oggetti non ci sarebbe bisogno dell'antropologia [...] Non vedo, quindi, alcun limite allo studio dei fatti culturali in quanto segni e sistemi di segni".

Il Professore Buttitta si occupò anche di politica, scendendo in campo come deputato PSI nella XI legislatura. Durante questo periodo fece parte di diverse commissioni, ma soprattutto diede il proprio contributo nella commissione di inchiesta sulla mafia e sul terrorismo italiano durante gli anni di piombo. Il suo impegno politico non si affievolì col passare del tempo e continuò ad interessarsi alla politica, seppure in maniera meno attiva.

Con la perdita di Antonino Buttitta, la Sicilia perde una tra le sue voci più attente e autorevoli, perde un uomo intelligene, curioso, eclettico che ha ripensato la tradizione siciliana, avvicinando lo studio del folklore alla semeiotica e alla linguistica. Il vuoto lasciato è enorme e spetterà agli studiosi contemporanei e futuri interrogare la sua imponente opera, in modo da mantenerla viva, così come vivo rimarrà il ricordo del compianto antropologo .

Stefania Morreale

Nella foto di Carlo Puleo il professore Nino Buttitta.