Museo Guttuso: Oltre l'inaugurazione, per lo sviluppo economico della nostra comunità - di Emanuele Tornatore

Museo Guttuso: Oltre l'inaugurazione, per lo sviluppo economico della nostra comunità - di Emanuele Tornatore

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Oggi sono stato al Museo Guttuso, a due giorni dalla sua ennesima inaugurazione. Lascio ogni considerazione politica nei luoghi più appropriati e comunque in secondo momento. Mi svesto dal ruolo di consigliere comunale di opposizione e seduto su una panchina rifletto sul domani, anzi sull'oggi.

Spente le luci e riavvolto il tappeto rosso, mi sono chiesto, cosa ci rimane? Ci rimane un contenitore dalla volumetria imponente ( Villa Cattolica ) e un contenuto eccezionale ( le opere d’arte). Ma non sempre contenitore e contenuto messi insieme fanno un museo. La nostra comunità e la classe dirigente della nostra città hanno il compito di trasformare tutto questo in un museo cosi come definito dll’art. 21 dello Statuto dell’International Council of Museums (ICOM) “istituzione senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che compie ricerche sulle testimonianze materiali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva, le comunica e soprattutto le espone a fini di studio, di educazione e di diletto”. Tale definizione è premessa ineludibile e riferimento obbligato quando si affrontano le funzioni primarie dell’istituzione museale. Il Codice di deontologia professionale ICOM invece, precisa che “il museo deve cogliere tutte le occasioni di svolgere il ruolo di risorsa educativa utilizzabile da tutti gli strati della popolazione.”

Il Museo esiste solo se viene comunicato e solo se riesce a comunicare. La comunicazione è un atto in una situazione, è il modo per trasferire conoscenze, informazioni da qualcuno che le ha a qualcuno che non le ha. Senza la comunicazione, le conoscenze sono prigioniere della mente di chi le ha, lo stesso avviene per un museo e per le opere che esso custodisce. Perché, come nel nostro caso, un quadro svolga la sua funzione e comunichi, è necessario che il destinatario della comunicazione disponga del codice che i segni sempre sottendono e da cui la loro interpretazione necessariamente dipende. Compito fondamentale dell’istituzione museale è quello di fornire i codici insieme all’esposizione delle opere, come prerequisito indispensabile perché le opere comunichino realizzando così la loro intrinseca natura e svolgendo, quindi, la loro funzione culturale. Il museo può essere paragonato, o meglio essere considerato un manuale, il quale con la sua forma discorsiva e connessa, comunica, dispone nell’ordine necessario le parti, le articola secondo il piano in cui sono organizzate. L’enciclopedia invece è un deposito, un magazzino di pezzi che possono essere utilizzati solo da chi già possiede il disegno o l’idea dell’oggetto di cui i pezzi sono parte. Quindi enciclopedia e manuale, pur potendo condividere un identico contenuto comunicativo hanno presupposizioni opposte sul destinatario della comunicazione. L’enciclopedia non si legge ma si consulta per prelevare alcune informazioni da rielaborare per un concetto in fieri, il manuale, invece, va letto pagina per pagina e nell’ordine previsto, dall’inizio alla fine. L’enciclopedia è fatta per conoscitori ed esperti, il manuale per coloro che ignorano del tutto o quasi il campo tematico. Il museo è manuale ed enciclopedia al tempo stesso, perché si rivolge a più pubblici e quindi deve rispondere a diverse esigenze. Il museo deve avere una vocazione naturale per il pubblico, deve essere concepito come un servizio per la comunità, spogliandosi della propria autoreferenzialità, pronto a migliorare e misurare la qualità della sua offerta. Proprio per questo, chi si occupa dell’allestimento di un museo, ma soprattutto chi lo deve gestire, promuovere e far fruire, deve tenere conto della diversità del pubblico, anzi dei tanti pubblici che può avere un museo Diversi sono i pubblici, quindi, diversi sono i bisogni che il museo deve soddisfare. Tanti pubblici, quindi diversi stili di apprendimento ai quali il museo deve tentare il più possibile di avvicinarsi, creando un ventaglio di opportunità, non solo espositive, ma didattiche, formative e di coinvolgimento.

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Cosa fare allora del Museo Guttuso? Occorre intanto saper e dover programmare, partendo dalla comunità ma guardando ovviamente ai diversi pubblici. Allora è necessario:

- Curare il front-office. L’utente deve sentirsi accolto con personale qualificato che sappia comprendere e comunicare almeno in Inglese, questo vale anche per la gestione delle chiamate telefoniche, del sito istituzionale.

- Realizzare un’azione comunicativa coordinata nei Social e nella stampa.

- Dotarsi di quei servizi prima considerati aggiuntivi ma ormai indispensabili quali bookshop, caffetteria, servizio guide e vendita gadget.

- Avere chiaro chi fa cosa, nominare un direttore capace, titolato e con esperienza nell’ambito della storia dell’arte moderna e contemporanea

- dotarsi di un buon sistema di fruizione multilingue, è impensabile che in un museo le didascalie e le indicazioni siamo rese sono in lingua italiana, ma occorre comunicare almeno in Inglese e in Francese.

- Dotarsi di audio-guide in lingue e di una app da scaricare gratuitamente, Per esempio si potrebbe creare una app da inserire nel portale Izi Travel cosi come si è fatto per i più importanti monumenti della Regione Siciliana. L’app da la possibilità di avere uno spazio infinito per inserire informazioni, approfondimenti, foto, video da mettere a disposizione dell’utente che avrà la libertà di poterne godere quanto e dove vuole.

- Riutilizzare i corpi bassi per lo svolgimento di attività laboratoriali, mostre, spazi di cultura aperti.

- Ripristinare il servizio biblioteca. Il Museo possiede molte pubblicazioni di arte, diverse collezioni, opere che potrebbero essere fruite soprattutto dagli studiosi e dagli studenti delle università

- Ripristinare i corpi aggiuntivi ex proprietà Cancilla, ristrutturati con i fondi Urban ma non utilizzabili per problemi legati alla caduta di calcinacci dell’immobile Mulino Cuffaro.

- Riqualificare con la nuova programmazione tutte le strutture che circondano Villa Cattolica, quelle strutture che vengono ormai considerate “archeologia industriale”, lo stesso mulino, così’ come la fabbrica di calce, una struttura che ormai fa parte dei quel paesaggio. Potrebbe nascere un vero polo culturale moderno, attrattivo in sintonia con le grandi istituzioni museali siciliane come il Museo Archeologico A. Salinas e Palazzo Abatellis.

- Aprire il Museo Guttuso alla comunità lanciando una azione di promozione rivolta ai giovani, alle famiglie, agli studenti e quindi prevedere, per esempio, l ingresso ad 1 euro una domenica al mese, cosi come per alcune giornate particolari. Il Biglietto va pagato indubbiamente.

E’ una sfida a cui tutti siamo chiamati, nessuno escluso, perché il Museo Guttuso e Villa Cattolica ci appartengono, sono parte del nostro patrimonio ereditato che dobbiamo custodire ed incentivare. Certamente ognuno con i propri ruoli e responsabilità. La cultura è un’occasione per lo sviluppo economico locale, perché di cultura e di arte si può anche “campare”. Dipende da noi e da una classe dirigente capace e lungimirante.

Emanuele Tornatore, archeologo ed esperto di educazione al patrimonio culturale.