GIUSI BUTTITTA VI PRESENTA FLUTTUAZIONI: mostra personale del maestro Michele Cossyro

GIUSI BUTTITTA VI PRESENTA FLUTTUAZIONI: mostra personale del maestro Michele Cossyro

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Segnatevi questa data: 10/01/2015. Il motivo è molto semplice, a Bagheria, alla Galleria d’arte Contemporanea Adalberto Catanzaro, nei locali di Villa Casaurro, si inaugura la Mostra personale dell’artista Michele Cossyro, titolo della mostra: Fluttuazioni.

Il nome non so quanto dica a voi, ma ad esperti e intenditori dice moltissimo perché stiamo parlando di uno dei massimi interpreti nella scena internazionale dell'arte contemporanea. Poche note biografiche per darvi l’idea della portata e del prestigio del nome e quindi della rilevanza dell’evento. Michele Cossyro nasce a Pantelleria nel ’44; è scultore, pittore, ceramista, mosaicista. Oltre a molte e prestigiose mostre personali, l’artista può vantare esposizioni nelle principali mostre collettive mondiali a cominciare dalla Biennale di Venezia e poi: Biennale di Milano, Art Basel, Quadriennale di Roma; tanto per rimanere a quelle più importanti. Con questo curriculum alle spalle vi renderete conto che l’esposizione va visitata, se non altro, per poter dire: io c’ero. Non è roba di tutti i giorni vedere un artista di questa portata passare da Bagheria.

Sarà l’occasione per immergersi in una sorta di altra dimensione, guardando, per esempio, attraverso i buchi neri per poter osservare con stupore e senso del rapimento l’interspazio. Perché gli elementi fondanti, di questa mostra, come fossero poli d’attrazione, sono sicuramente due, il primo è la materia scomposta nella dimensione più elementare, vista nel suo microcosmo, quasi nel suo intimo, molecole, atomi, particelle, quark, sino ad arrivare alle stringhe, per scoprire quale meraviglia alberga nell’infinitamente piccolo; il secondo ci proietta a distanze siderali, tra stelle, galassie, sino all’interspazio, oltre l’infinito, in un viaggio che ci porta dritto dritto nell’infinitamente grande. E non a caso uso il termine “oltre”, perché è la rappresentazione dei buchi neri a caratterizzare la mostra, un vortice che ti risucchia e ti proietta in dimensioni dove con il solo supporto della razionalità e della scienza non puoi arrivare. E questo è l’aspetto più importante dell’esposizione, spiega e ci rappresenta, mostrandoceli, concetti che noi comuni mortali con il linguaggio della scienza non potremmo comprendere fino in fondo o comunque potremmo averne solo una rappresentazione vaga.

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Con le opere del Maestro Michele Cossyro ne afferriamo l’essenza. In verità, c’è un trait d’union che fa da filo conduttore, una sorta di liquido amniotico universale: il “Mediterraneo”. Lo troviamo nell’esplosione dei colori, nelle forme, nei materiali, nella pietra lavica, si avverte subito dove affondano le radici dell’artista di Pantelleria. È come se gli elementi, la materia, gli spazi interstellari, le galassie, fluttuassero dentro questo mare/universo che dentro non ha solo l’azzurro delle sue acque, ma ogni colore delle terre mediterranee. Io ho avuto la possibilità di visitare la mostra in anteprima, anche se non era ancora allestita nella sua completezza, e nel mio non essere critico d’arte, ma persona comune che entra in contatto con l’arte, posso farvi un’anticipazione e dirvi che l’opera “Deriva” mi ha rapito, ci ho trovato il mistero, il viaggio, il futuro. Ora, permettetemi di spendere due parole su chi ha portato Michele Cossyro a Bagheria; Adalberto Catanzaro, e la buona notizia non è solo che è bagherese, ma che ha ventidue anni. Non spenderò troppe parole su di lui perché so che non gli farebbe piacere, ma una cosa la voglio dire, non è facile incontrare un ragazzo della sua età che mette la stessa passione, meticolosità, attenzione, creatività nel suo lavoro. Non so quanti galleristi di ventidue anni ci siano al mondo. Conosci Adalberto e ti viene spontaneo avere fiducia nel futuro.

Tornando alla mostra, c’è più di un motivo per visitarla, a cominciare dalla Villa Casaurro che l’accoglie e che sin dall’ingresso è una sorta di sintesi della dualità della nostra terra, quello che siamo e quello che potremmo essere. La cura e l’incuria.

La mostra resterà aperta sino al 15 febbraio ed è visitabile dalle ore 16,30 alle 20. Ci vediamo sabato, allora; perderla sarebbe un delitto, presenziare, invece, una maniera per dimostrare che Bagheria non è insensibile alla bellezza e anche un modo per testimoniare che la battaglia sul Museo Guttuso non è stato un feticcio o un pretesto per dividersi, ma era animata da una reale passione per la bellezza e per l’arte. Non mi resta, quindi, che augurare buona mostra a tutti.

Giusi Buttitta