L'ANPI di Bagheria, S. Flavia, Altavilla Milicia e Casteldaccia, sfilerà il 25 aprile 2015, dal giardino inglese a Piazza Massimo. Vogliamo rimarcare la memoria che proprio quest'anno attorno ai partigiani di Bagheria e Casteldaccia si è focalizzata, costituendo di fatto un triangolo che vogliamo contrapporre all'altro triangolo della morte che negli anni '80 stava per identificare come un marchio, un territorio, una comunità, una economia. Con il recupero della memoria l'ANPI desidera riprendere il filo anche di quello che fu il movimento dei fasci siciliani tra il 1890-1894, e la lotta alla mafia e per la terra del primo dopoguerra, in cui trovò la morte Andrea Raia di Casteldaccia, primo di cinquanta sindacalisti uccisi. Attualmente abbiamo censito questi nostri eroi, ma tanti altri sicuramente ancora non ci risultano
Ignazio Buttitta, partigiano, trasferitosi a Milano, unì l’impegno letterario ad una fortunata attività commerciale sino a che, allo scoppio della guerra, non si trasferì a Cologno Monzese per entrare, nel biennio 1944-1945, nella Resistenza. Partigiano nelle “Matteotti”, il poeta siciliano fu arrestato dai repubblichini nel marzo del 1945. Riuscito ad evitare la condanna a morte, Buttitta dopo la Liberazione tornò in Sicilia.
Giovanni Buttitta, partigiano, nato a Bagheria il 18/1/1924, fa parte del 107. brigata Garibaldi operante nella zona di Casale Monferrato. Muore a Bagheria il 30/8/1984
Gianni Mineo, partigiano, nato a Santa Flavia il 27/3/1921, riesce a salvare 200 civili, presi come ostaggio dai tedeschi nella chiesa della Chiassa ad Arezzo, il libro "Vite in cambio" del 2014 di Santino Gallorini ha individuato e messo in luce la persona, di cui sebbene altri libri e romanzi ne parlavano non si era mai identificato. Risiede a Novara e muore il 20 aprile 1987. L?anno scorso la piazza dove sono avvenuti i fatti gli è stata intitolata ad Arezzo
Rosario Montedoro, partigiano, nato a Bagheria il 3/4/1920 , partigiano nello stesso gruppo e brigata Garibaldina, Pio Borri, con Gianni Mineo, collabora alle operazioni partigiane compresa la liberazioni di 200 ostaggi nella Chiassa di Arezzo. Insegnante della Scuola media Ciro Scianna muore a Bagheria il 23/3/2008.
Gaetano Montesanto, partigiano, nato a Casteldaccia il 2 dicembre 1922, inviato con il proprio Reggimento a combattere in Russia, riuscì a sopravvivere alla disfatta delle nostre truppe e, con i piedi in parte congelati, ritornò in Italia, entrò a far parte della Colonna Lera del Gruppo Operativo Mobile di Giustizia e Libertà. Catturato nel gennaio del 1945 durante un rastrellamento ad opera dei militari della divisione "Littorio" appoggiati da reparti di tedeschi, viene inviato alle Casermette di Rivoli. Qui viene fucilato il 25 febbraio 1945 assieme a Galliano Rocco, Leone Carlo e Paracca Antonio.
Di Martino Onofrio, deportato, nato a Casteldaccia il 26/10/1914, lavoratore agricolo, giunge a Mauthausen il 27/6/1944, dove viene classificato come BV (Berufverbrecher), numero di matricola 76429. E'trasferito a Grossraming, poi a Schier (Redl-Zipf), ambedue sottocampi di Mauthausen, ed ancora a Mauthausen. Muore a Mauthausen il 5/12/1944(Giovanna D'Amico, Sellerio, 2006).
Fiorentino Michele, deportato, nato a Casteldaccia il 11/11/1911, (?) lavoratore agricolo a Casteldaccia dove risiedeva precedentemente alla cattura. Giunge a Dachau il 13/10/1943, qui viene classificato come Schutz, numero di matricola 56610. E' trasferito a Buchenwald a fine ottobre del1943 e vi arriva il 30/10/1943, venendo classificato come POL. numero di matricola 34705. Muore a Ortelsbruck, sottocampo di Buchenwald il22/3/1944. (Giovanna D'Amico, Sellerio, 2006).
Damiano Giovanni, deportato, nato ad Altavilla Milicia, il 16/6/1917,lavoratore agricolo, giunge a Mauthausen il 13/1/1944 dove viene classificato come POL. numero di matricola 42063. Poi è trasferito a Schlier (Redl-Zipf) ed a Solvay (Ebensee), ambedue sottocampi di Mauthusen. Muore ad Ebensee il 15/3/1945 (Giovanna D'Amico, I siciliani deportati nei campi di concentramento e sterminio tedeschi, Sellerio, 2006).
Tutti gli IMI internati militari italiani spesso sono stati identificati come prigionieri di guerra, invece sono soldati che non hanno aderito alla repubblica di Salò andando incontro all'internamento specie in Germania, dove venivano usati come schiavi a lavorare in fabbrica, quindi quello fu un atto politico contro il nazi-fascismo, e le nostre famiglie sono piene di nonni e zii. Cercheremo di farne un censimento, chiedendo ai lettori di fornirci dati rivolgendosi all'ANPI.
Franco Ciminato 328 2481261
Nella foto: gli studenti e gli insegnanti della scuola Media 'C.Scianna' vincitori di un concorso nazionale sul tema della Resistenza