Cultura

Il quarantotto è un racconto lungo di Leonardo Sciascia pubblicato, insieme ad altri, nel libro Gli zii di Sicilia nel 1958 da Einaudi. Protagonista della storia è il barone Garziano le cui principali attività consistono nella caccia, nel giro delle sue estese proprietà terriere specie al tempo del raccolto, nel recarsi al casino di compagnia, nella compagnia dell’amante, la bella Rosalia il cui marito, il servo Pepè, il barone fa arrestare e trasferire al carcere di Favignana, per fare più liberamente i suoi comodi. Il racconto copre temporalmente gli anni che vanno dal 1847 al 1860: rivoluzione del ‘48, restaurazione borbonica, rivoluzione garibaldina; da vero uomo per tutte le stagioni, il barone attraverserà questi grandi periodi di mutamento mettendosi dalla parte di chi vince con l’obiettivo di difendere i propri interessi.

Il racconto termina con un dialogo tra Garibaldi e Ippolito Nievo, il poeta-soldato; proprio in quanto poeta, a differenza del generale, il Nievo comprenderà fino in fondo l’animo del barone che, dopo la battaglia di Calatafimi, li ha accolti a casa sua. "Nel giardino il barone aveva fatto apparecchiare i tavoli, c’erano caraffe di vino ciambelle e pandispagna, sotto gli alberi erano allineati i pozzetti dei gelati, ai rami erano appese bandierine tricolori”. Garibaldi parlerà del gran cuore dei siciliani, della passione che mettono nelle cose. Nievo noterà che quel barone, in quella splendida accoglienza, ci metteva solo l’entusiasmo della paura. Ecco come Sciascia descrive il poeta-soldato: “un giovane dal profilo nitido, la fronte alta, gli occhi che continuamente mutavano dall’attenzione alla noia, dalla soavità alla freddezza”.

Altra scena dall’impresa garibaldina in cui compare il Nievo la troviamo nel libro di Giuseppe Cesare
Abba Da Quarto al Volturno. Essa è descritta in una noterella del 19 maggio, quand’erano al Passo di
Renna, e l’Abba lo vide per la prima volta all’interno del Ministero della guerra, “una carrozza mezzo
sconquassata, che ci viene dietro menando l’intendenza, le carte e il tesoro militare, a quel che intesi un  trentamila franchi”. “L’intelletto di Ippolito Nievo “ era infatti l’altro tesoro che portava la carrozza; “Lo vidi rannicchiato in  fondo alla carrozza, profilo tagliente, occhio soave, gli sfolgora l’ingegno in fronte, di persona dev’essere prestante. Un bel soldato”. Dunque ancora il profilo, la fronte, gli occhi. Ma lo scrittore dell’ottocento davvero vide passare la carrozza che trasportava il Nievo e il narratore del racconto di Sciascia, Sciascia, immaginò di vederlo avendo forse davanti la descrizione dell’Abba. I due ci dicono però, ed è quello che a noi più importa, quale fosse il compito svolto dal poeta-soldato nell’esercito garibaldino. Perché, molto prosaica-  mente, egli faceva i conti, teneva la cassa.

Dentro quella carrozza viaggiava anche Giovanni Acerbi di cui il Nievo era vice. A cose fatte, nel febbraio del 1861, i due non saranno più in Sicilia. Da Napoli, però, il poeta soldato sarà nuovamente spedito, dal suo capo, a Palermo, per raccogliervi la contabilità con i relativi documenti. Con quelle carte, a Torino, avrebbero elaborato il rendiconto definitivo della spedizione garibaldina. Intanto, fin dal settembre dell’anno precedente ( è Umberto Eco che lo racconta ) un tale Simone Simonini, agente dei piemontesi,  era stato incaricato d’attaccarsi al Nievo “come una sanguisuga” per fare in modo che quelle carte  “scompaiano, svaniscano nell’aria, vadano in fumo e nessuno ne senta più parlare”. La divulgazione di quei  conti pare infatti non fosse politicamente utile. Avrebbe messo in evidenza un intrigo internazionale?  Finanziamenti occulti? Che le alte sfere borboniche s’erano lasciate corrompere? Aveva dell’incredibile che  oltre ventimila soldati borbonici fossero stati costretti a lasciare la Sicilia da pochissime migliaia di irregolari  per giunta malissimo armati. Ma quel Simonini, pur familiarizzando col Nievo di cui era diventato una sorta di confessore, non aveva mai raggiunto il suo scopo; non gli restò allora che andare oltre il mandato ricevuto organizzando addirittura un attentato in cui saltò in aria il piroscafo che trasportava Ippolito Nievo, con tutte le carte, da Palermo  ancora a Napoli. Altro che naufragio dovuto ad una tempesta! E quell’attentato non fu organizzato a Bagheria?

Simone Simonini, come ogni agente segreto che si rispetti, nell’ordire le sue trame ricorre sempre a un qualche travestimento. Verrà a Bagheria fingendosi prete. Alle porte del paese “aveva scovato una taverna con pochi tavoli in un androne oscuro, ma in quell’ombra gradevole anche nei mesi invernali, un oste all’apparenza ( e forse alla sostanza ) assai sudicio, preparava magnifici piatti a base di interiora, come il cuore ripieno, la gelatina di maiale, le animelle e ogni tipo di trippa”. Frequentando quella taverna conobbe due personaggi; uno lo chiamavano Bronte, perché da lì veniva, ed era stato amico di Fraiunco che Bixio aveva fatto fucilare, come il suo amico non era molto intelligente, ma a morte ce l’aveva con Bixio. A Bronte disse che un piroscafo, l’Ercole, presto avrebbe trasportato il suo nemico, non Nievo, e che a lui affidava il compito di farlo saltare in aria, bastava accendesse una miccia lunga abbastanza da consentirgli di allontanarsi dall’esplosivo, salire su una scialuppa e scappare. Ma non ci sarebbe stata nessuna scialuppa e Bronte, possibile testimone scomodo, sarebbe saltato in aria con tutti quanti gli altri e anche con quel marinaio corrotto che l’avrebbe fatto salire e nascondere nella stiva. L’altra persona che il  finto prete conobbe era mastro Ninuzzo custode della polveriera con i borboni e ora, dopo la rivoluzione,
con i garibaldini che, portando via ogni cosa, non s’erano accorti dell’esistenza, sotto la casamatta, d’una cripta che conteneva ancora tanti barilotti di polvere e altro materiale. A mastro Ninuzzo, che era  un nostalgico, aveva fatto credere che stava lì per ordine del papa e perché sul trono ritornasse il vero  re, quello di Napoli. L’Ercole doveva saltare perché quelle carte su quel re fango avrebbero gettato. Mastro  Ninuzzo preparò l’esplosivo.

La notte tra il 4 e il 5 di marzo del 1861 il piroscafo Ercole saltò in aria. Simone Simonini calcolò il tempo, e quando credette che la cosa potesse essere avvenuta, riprese il suo solito travestimento e si recò alla taverna di Bagheria dove si concesse “una cena sostanziosa a base di pasta con le sarde e piscistocco alla ghiotta ( stoccafisso ammollato nell’acqua fredda per due giorni e tagliato a filetti, una cipolla, un gambo di sedano, una carota, un bicchiere d’olio, polpa di pomodoro, olive nere snocciolate, pinoli, uva sultanina e pera, capperi dissalati, sale e pepe)”. Dopo la cena andò alla polveriera per eliminare anche l’altro possibile testimone. Abbracciò allora mastro Ninuzzo infilandogli nel ventre “due spanne di pugnale”.

Mastro Ninuzzo tuttavia non muore; dalla polveriera passerà qualcuno e lo aiuterà. Poi andrà in cerca di quel finto prete per vendicarsi. Lo troverà a Parigi ma non riuscirà a farlo perché l’altro, ancora una volta, troverà il modo di liberarsi di lui e, stavolta, definitivamente. Il cimitero di Praga è, ovviamente, solo un romanzo. E’ ben strano, tuttavia, che la cronaca delle ultime settimane indichi la nostra zona come un luogo preferenziale per la preparazione d’esplosivo per attentati. Realtà e fantasia fanno a gara per superarsi.

Novembre 2012 - Biagio Napoli



 

E' con enorme piacere che comunichiamo la notizia dello straordinario successo ottenuto dagli alunni della 3^E e di alcuni alunni della 3^G, della Scuola Media Statale di I° grado “Giosuè CARDUCCI” di Bagheria nel concorso lanciato da COBAT , Ministero dell’Ambiente e Pubblica Istruzione e patrocinato dal Segretariato Sociale della Rai, a studenti e insegnanti di tutta Italia, “USO E RIUSO": consumi e rifiuti nella testimonianza delle generazioni" una sfida interessante:….. analizzare e raccontare come è cambiato nel tempo il rapporto dell’uomo con i rifiuti

COME  ERA   ARTICOLATO   IL   CONCORSO

Il concorso si articolava su due livelli, una regionale e uno nazionale: i filmati dovevano pervenire entro il 30 maggio 2012. Due giurie, una regionale ed una nazionale, provvederanno a valutare i materiali inviati, assegnando uno specifico punteggio sulla base dell’interesse per il tema trattato, per la efficacia comunicativa degli elaborati, per la originalità della proposta creativa, e per il numero di studenti coinvolti
 In palio un montepremi complessivo di 400mila euro, che gli istituti potranno impiegare per l’acquisto di materiali ed attrezzature destinate alle attività didattiche, sotto forma di saldo di fatture d’acquisto.

LA  COMMISSIONE   GIUDICANTE

Personaggi eccezionali hanno giudicato i video realizzati dalle varie scuole: il divulgatore scientifico per antonomasia, Piero Angela, Bruno Bozzetto, rappresentanti del Cobat, del Ministero dell’Istruzione, della Regione, della Rai e di Legambiente, la nostra scuola è risultata II Classificata in REGIONE e la VII fra tutte le scuole Italiane….!!!!!!! ..aggiudicandosi il relativo premio del valore di 10mila euro….
I ragazzi sono stati guidati a partecipare a questo interessante progetto dalla prof. C. Dato .

NOTIZIE  SUL  VIDEO   REALIZZATO  DALLA "G.CARDUCCI"

Oggetto del concorso è stato la realizzazione di un reportage sullo sviluppo dei consumi nell’Italia repubblicana, a far data dall’immediato dopoguerra e attraverso l’industrializzazione, l’urbanesimo, la trasformazione degli stili di vita nel luogo di appartenenza

L’immagine della nostra bellissima Bagheria,… città delle ville, del sole, del mare, … è spesso balzata agli onori della cronaca per l’emergenza rifiuti, i cassonetti stracolmi, la raccolta bloccata per giorni e giorni…, i rifiuti ovunque, gocciolanti e maleodoranti, sono purtroppo immagini con cui abbiamo imparato a convivere. Situazione drammatica per il danno ambientale, ma così grave e insostenibile da far chiudere le scuole per tutelare la salute dei ragazzi….
 

Da noi, infatti, non decolla ancora la raccolta differenziata, i rifiuti sono considerati inutili “fardelli” e non “risorse”.

Così….dopo un animato dibattito ecco l’idea che ha entusiasmato tutti e permesso di legare tutte le idee messe in scaletta: realizzare il nostro reportage video- fotografico simulando il TG satirico “Striscia la notizia”.

Che fare allora?

Trovare un nome al nostro notiziario, “Occhio alla notizia”, realizzare la scenografia per le riprese in studio … (impresa non da poco…), selezionare foto artistiche/naturali della nostra “BAARIA”, premio Oscar per il regista Giuseppe Tornatore e quelle poco edificanti con montagne di rifiuti per strada o nel nostro bel mare. Indispensabile inoltre, indagare sui modi di vivere del passato Intervistando gli anziani, nostra memoria storica!…

Ho accompagnato i ragazzi in giro per la cittadina, ed è stata una grande esperienza “umana”. Quanto amore nelle loro parole, avevano poco ma erano felici, usavano e riusavano le cose all’infinito, non buttavano via niente!! Hanno raccontato e parlato…parlato.. parlato... difficilissimo selezionare e tagliare le loro interviste ed estrapolare piccole parti per rientrare nel tempo assegnatoci di 10 min.

Abbiamo imparato tanto dai loro racconti e capito che loro smaltivano poco perché poco buttavano…

Erano dei RICICLONI, come ha affermato un’intervistata, solo l’organico prodotto veniva allontanato e disperso in campagna o raccolto a spalla dentro grandi sacchi dai netturbini che giravano da casa a casa. 

Certo era il dopoguerra, non c’era la plastica. Oggi siamo tanti, con tanti supermarket, tanti inutili imballaggi, seguiamo la moda “usa e getta” che ci rende la vita più comoda ma ha incrementato il volume e la velocità con cui produrre rifiuti, conseguenza di ogni nostra attività. Allora ci siamo chiesti…Perché nel nostro comune la raccolta differenziata non decolla?...Dovrebbe essere un obiettivo prioritario, un contributo concreto per diminuire le discariche e preservare le risorse, trasformandole in ricchezza.
 

Per saperne di più abbiamo timidamente pensato di intervistare il Sindaco, che contattato dalla nostra Dirigente Scolastica, è stato disponibile ad ospitarci e spiegarci tante cose. Anche lui ha parlato…parlato…parlato….la sua intervista durava 16 min!...Ci ha spiegato che la sua amministrazione ha ereditato tutto questo disastro, che la manodopera del settore non è qualificata e non dipende dal Comune, che non ci sono fondi per attivare una seria Raccolta Differenziata, che personalmente crede e spera in un futuro a rifiuti “zero” per Bagheria, ma attualmente ha le mani legate…

Avendo chiaro il percorso dei rifiuti da ieri a oggi nel nostro comune, non ci restava che organizzare, selezionare e montare il nostro video. Ho fatto le prove per scegliere i nostri Ficarra\Picone in Alex\Vincenzo e redigere e studiare con loro il copione delle brevi battute da inserire tra un video e l’altro. Divertentissimo sbagliare e ricominciare!

Abbiamo avuto l’idea di inserire le “grottesche” immagini delle statue che adornano una delle più belle e “atipiche” ville settecentesche di Bagheria, (villa Palagonia), tra le immagini dei rifiuti che spesso invadono i nostri luoghi, perfette per inorridirsi!… 

Le nostre inviate esterne, Valentina, Ylenia e Serena, emozionatissime ma risolute ed efficaci nello spronare gli intervistati. E….infine le veline, sì ….le nostre “Riciclo e Risorsa” che hanno ballato sulla musica di Avril Lavigne, (Girlfriend) guidate dalla prof. Paola Mammano. Il testo della canzone “Salva questo Ambiente…”, è stato scritto e cantato dalle alunne della 3^ A, guidate dal prof. Giovanni Favata. (allegato). Utile inoltre, è stato per me il confronto di idee con la prof. Mariangela Pupillo.


E’ stato entusiasmante fare da regista e osservare i ragazzi impegnarsi a scuola e a casa, con grande zelo e sacrificio, per assemblare, convertire, tagliare, unire i vari video realizzati di vari formati, …per montare il nostro TG rispettando i 10 min.

Scegliere le musiche di fondo, sistemare l’audio…difficilissimo! Il nostro video non sarà la perfezione,…(nessuno di noi è al Top nell’utilizzo dei relativi software), ma ritengo che l’obiettivo dell’indagine conoscitiva nel nostro comune proposta dal Concorso, passi!…(AVEVO ragione..ABBIAMO VINTO…)

Speriamo che nella nostra bellissima “BAARIA”, si possano presto superare i contrasti che bloccano una corretta raccolta dei rifiuti, e che ognuno elimini abitudini consolidate poco rispettose dell’ambiente per tornare agli antichi splendori. E’ nelle mani di questi piccoli cittadini che mettiamo il futuro del pianeta…Ci vuole poco a distruggere la bellezza!

Prof.  MILENA  DATO



 

Sabato 17 novembre ore 18,30 alla Libreria Interno 95 presentazione del libro "Racconti Bonsai" di Germana Fabiano. Sarà presente l’autrice e con lei converserà

lo scrittore Alessandro Locatelli. Rosamaria Spena leggerà alcuni brani.

Quella che segue è una intervista realizzata con la scrittrice da Angelo Gargano.

Germana Fabiano Favognano, scrittrice che si sta imponendo nel difficile panorama nazionale dei giovani scrittori. “Racconti Bonsai” è l’ultimo di una serie di opere: a partire da “Balarm” che l’ha lanciata ed ha sorpreso la critica letteraria, seguito dai racconti de “La luna contro”, sino a  “In nome di Dio e per mano del diavolo” che ha avuto già sette ristampe. 

A riguardare questo percorso, si aspettava questo successo?

Volendo giocare con le parole, non mi aspettavo questo successo, mi auguravo quello che è successo!: cioè, crearmi un pubblico di nicchia, non vastissimo, ma diffuso su tutta Italia,da nord a sud. Cosa che iniziando con un romanzo ambientato a Palermo, “Balarm”, non era cosa scontata.”

Anche perché strada facendo ha trovato dei critici che hanno scritto di lei su autorevoli quotidiani come Repubblica e Il Sole 24 ore. Che libro è “Racconti Bonsai”?

“Scrivere romanzi di trecento pagine è più facile che scrivere racconti lunghi una pagina. Perché hai poco spazio. Devi stringere, compattare, conquistare il lettore. Devi creare un mondo e chiuderlo. Per questo “Bonsai” perché sono tutti molto brevi e collegati tra loro da un filo rosso: la sorpresa finale. Io amo molto il pensiero laterale, cioè analizzare le diverse possibilità che una situazione presenta….”
"Certe volte, nel quotidiano, ci perdiamo in un'unica soluzione e tralasciamo gli altri significati o risvolti che una situazione può avere...."
.....diamo immediatamente per scontate determinate cose che in realtà non lo sono".
"I racconti bonsai sono questo: la sorpresa finale è la dimostrazione che possiamo pensare in modo diverso”

Come si è compiuto il passaggio da Balarm a Racconti Bonsai ?

“Balarm è il romanzo dell’anima, come tutti i romanzi d’esordio. C’è molto di me, molto di Bagheria: maturato per tutta la vita. C’è molto dei miei amici, di mia nonna Pina, che nel romanzo è la Nina. C’è molto delle attività che ho svolto a Palemo per tanti anni. Ma una volta liberatisi da tutto quello che si è sedimentato nel corso degli anni, si è sottoposti a stimoli nuovi….”

Un pò forse come è accaduto a Peppuccio Tornatore con il film Nuovo cinema paradiso: l'opera pensata e accarezzata da sempre....

"Proprio così: Balarm è l’opera dell’anima, della giovinezza, da sempre pensata .... Dopo sei libero. E’ come se la tua anima fosse svuotata. Puoi raccogliere impulsi nuovi e rielaborarli in modo artistico. E’ un percorso noto: il romanzo d’esordio parla di te stesso, ma un artista non deve solo parlare di se stesso.”

Lei è bagherese doc. Ma vive in Germania. C’è un filo che l'ha poratta di trasferirsi lì ?

In realtà un filo c'è,  perché mio padre è laureato in germanistica. Ma io sono andata in Germania per amore, mio marito e di lì: vive e lavora in Germania e io l’ho seguito”

Dove vive e cosa fa?

Io vivo a Tubingen, sede di una famosa università. E’ una città medioevale, ma moderna, multietncia e stimolante. Ci arrivano professori da tutto il mondo. In realtà faccio molto la spola tra la Sicilia e Tiubingen. In Germania insegno, collaboro a riviste, seguo la mia famiglia e naturalmente scrivo."

Ha altri progetti dopo Racconti Bonsai?

“Sto lavorando ad un romanzo che dovrebbe far parte di una trilogia….

...vanno di moda le trilogie

C’è Ken Follet che scrive trilogie, ma non siamo a quei livelli…. Saranno ambientati tutt’e tre di nuovo in Sicilia in diverse epoche storiche. Ho inziato col primo sto lavorando alle trame degli altri due”

Sempre con l’editore Robin che ha creduto e puntato su di lei...?

“Si, io sono molto grata a quest’editore. Molti mi dicono che potri fare il salto di qualità verso una casa editrice più grande. Ho ricevuto molti contatti. Ma la Robbin è la casa editrice che ha creduto in me quando gli altri neanche mi rispondevano. Non vedo il motivo di cambiarla. Abbiamo avuto sette ristampe per il romanzo “In nome di Dio e per conto del diavolo”. Sempre tutte esaurite. Siamo stati recensiti dal Sole 24 ore, da Repubblica, siamo stati a Rai 3. Siamo contenti, anche i piccoli alle volte riescono a fare dei grandi passi”

Non voglio fare propaganda gratuita, ma può essere un bel libro da regalare a Natale….

Non sta a me dirlo, ma è un libro che si legge facilmente, velocemente. Ogni racconto può essere letto più volte per trovare diverse chiavi di lettura”.

 

Stracolma venerdì pomeriggio la sala del pianoforte di palazzo Cutò per la presentazione del romanzo di Nicolò Angileri " Destini che nessuno sa'                  ".

L'autore, un operatore della polizia di Statoche lavora da tempo e con grande professionalità nella sezione reati conto i minori, (e di cui viene incidentalmente ricordato che è stato assieme ad un'altra operatrice presente in sala  e proprio alla stazione di Bagheria  tra gli autori dell'arresto di Samuele Caruso l'omicida accoltellatore  della giovanissima Carmela Petrucci) a tre anni di distanza dal volume "Angeli e orchi" torna stavolta con un romanzo su un tema terribile e sconvolgente, quale è quello delle violenze e degli abusi anche sessuali sui minori che si consumano troppo spesso all'interno delle comunità o di famiglie in cui, al degrado economico e sociale, si somma quello educativo e culturale, spesso con il silenzio complice di quelli che dovrebbero essere i difensori dei diritti dei bambini a vivere la loro fanciullezza e la loro adolescenza ed il mondo fatto di fantasie e di sogni, e che talvolta  invece, come si narra nel romanzo, si popolano di terrore e di incubi.

Tanta gente, donne soprattutto: ma oltre a familiari, amici e conoscenti dell'autore, ci sono anche operatori scolastici, della sicurezza e del sociale per ascoltare oltre all'autore del romanzo alcuni tra i più autorevoli esperti su uno dei fenomeni più violenti, tristi e odiosi della nostra società sul quale spesso per omertà, per vergogna o per reticenza, non si riesce ad aprire uno squarcio su queste realtà, a disvelare la verità, e soprattutto a togliere dalle mani dei carnefici, che talora  sono gli stessi familiari o gente del quartiere, le poveri e incolpevoli vittime.

A parlare del libro e di Nicolò, c'è Angela Ruvolo, psicologa giudiziaria, una delle operatrici più esperte che nella propria vita professionale ha incontrato gli orchi, ma ha incontrato soprattutto le vittime degli orchi, e che malgrado l'esperienza maturata, porta dentro il dramma dei racconti e delle esperienze riferite dai piccoli o dagli adolescenti.

C'è Alessia Sinatra pubblico ministero, che ha istruito tanti processi di questa natura, c'è l'attore Roberto Sardina che legge brani del libro, che con il loro lingiuaggio duro e forte, colpiscono come un pugno allo stomaco la platea.

Il sindaco Vincenzo Lo Meo e il presidente del consiglio comunale, Caterina Vigilia,  portano i saluti istituzionali

Il libro è la versione romanzata o narrata come preferisce dire Angileri di una vicenda di cronaca vera e vissuta in prima persona dall'autore, la scoperta fatta alcuni anni fa nel quartiere palermitano di Ballarò di una fitta trama di abusi e violenze ai danni dei minori in cui erano a diverso titolo coinvolte  decine di persone.

Dopo lo stupore e l'indignazione iniziale degli abitanti dello stesso quartiere che si ribellavano di fronte ad accuse infamanti, l'indagine portò alla luce un mondo fatto di povertà, squallore, miseria e violenze, in cui i minori venivano deprivati della loro vita e soprattutto del loro futuro.

"Non si dimentica nulla", come fa dire Angileri ad uno dei giovanissimi protagonisti, si ricorda tutto e tutti, luoghi, facce, circostanze e storie: e nella trama complessa del romanzo c'è anche il personaggio, un violento e un omicida che in qualche modo vuole rendere giustizia alle piccole vittime, ma intende farlo con lo stesso strumento e la stessa logica che gli è rporpia e che ha sempre conosciuto, e cioè la violenza.

Un libro su cui leggere e riflettere, perchè gli orchi non sono soltanto all'Albergheria; gli orchi stanno tra noi, stanno nei quartieri, stanno dentro le famiglie, ed hanno spesso il volto di amici e conoscenti.

Lo ricorda Mimmo Barone, ispettore superiore della Polizia di Stato, che nel coordinare il dibattito sottolinea l'importanza che in queste vicende possono avere le istituzioni scolastiche e gli insegnanti, con i quali spesso le forze di polizia si confrontano, per cercare di cogliere attarverso alcuni indicatori situazioni non solo di disagio sociale ma di vera e propria violenza di cui i minori potrebbero essere vittima. 

Un libro duro e forte, quello di Angileri, ma che bisogna trovare la forza e il coraggio di leggere.

nella foto di copertina da sx Nicolò Angileri, Angela Ruvolo, Mimmo Barone, Alessia Sinatra, Caterina Vigilia

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