Nunn'a tuccate, ce simme affizziunate...

Nunn'a tuccate, ce simme affizziunate...

cronaca
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Ripensavamo l'altro ieri, al cartello che recava questa ironica e amara battuta, come solo i napoletanti sanno inventare, allorchè la spazzatura a Napoli e in Campania, aveva superato i livelli dello sdegno, della rabbia e quello dei primi piani dei palazzi.

Ce ne siamo ricordati allorchè, il nostro spiritoso "chianchiere", serio serio, ci comincia a raccontare che aveva appena finito di litigare con gli spazzini, che erano finalmente arrivati per raccogliere l'autentica montagna di sacchetti che si era accumulata nei cinque giorni di "sciopero" davanti alla sua "chianca": "stavamo arrivando alle grosse", "ho dovuto alzare la voce" -recita- "e per poco anche i coltelli". E come? perchè? dico un pò preoccupato. E lui di rimando con un sorriso che scioglie la tensione : "ma come, dico io , tanto tempo e tanti sacrifici per raccoglierla e poi arrivate voi e ve la portate".

E tanti anni fa, ho memoria di un padre preoccupato di non riuscire a trovare una occupazione al figlio disoccupato, che mi raccontava di essere sollevato, dopo aver parlato con l'assessore: "mi rissi ca a me figghiu unfila 'nna munnizza".
Ridiamo per non piangere.

Da noi "la monnezza" è stata sempre, e lo è ancora più oggi, croce e delizia.
Croce per i cittadini utenti, delizia per amministratori e affaristi , che dentro la monnezza ci sguazzano , e non solo metaforicamente.
Ma andiamo alla parte seria del problema.
Nei momenti dell'emozione e della rabbia, comprensibilmente, i capigruppo dei partiti presenti in consiglio hanno espresso una manifestazione unanime di volontà: uscire dal Coinres, perchè, insomma non se ne può più.
Vorremmo però dire che entrare o uscire da un Consorzio, non è come andare al bar a prendere un caffè.

Ora al di là della spinta emotiva del momento, quando la spazzatura invadeva tutto, i cattivi odori spinti dallo scirocco e dal libeccio ammorbavano l'aria, e gli incendi facevano somigliare le nostre periferie a quelle di città del terzo o quarto mondo, non è chi non veda, a mente serena, che la posizione espressa non è nè percorribile nè praticabile, per alcuni semplici motivi cui vogliamo accennare.
Uscire dall'ATO PA 4 per andare dove? La legge prevede ormai l'obbligo per i comuni, per la gestione di certi servizi (acqua, rifiuti) di far parte degli Ambiti Territoriali Ottimali, gli ATO appunto.
A quale ATO potremmo aggregarci? a quello dell'AMIA di Palermo che ha centinaia di milioni di euro di debiti, o a quello di Termini Imerese che ha più problemi del nostro, o a quello di Partinico?

Rischieremmo, ammesso che fosse possibile, di cadere dalla padella nella brace.
Il problema, ed i nostri politici lo sanno bene, è un altro, e riguarda la gestione di questi ATO.

Sino a quando i politici, di centro, di destra, o di sinistra, perchè mai come in questa vicenda le responsabilità attraversano trasversalmente i partiti, considereranno questi ambiti, strumenti da gestire in maniera clientelare, allora non cambierà nulla . Quando invece capiranno tutti, che questi enti debbono ispirarsi a criteri di economicità e di efficienza nella gestione, allora forse le cose cominceranno a cambiare.
E la presidenza affidata ad un tecnico, come Antonio Caruso, fa ben sperare.

L'altro volta scrivemmo un dato incontestabile: intorno agli anni 90, a Bagheria gli addetti ai servizi di raccolta rifiuti erano una sessantina, di cui una ventina come si suol dire "imboscati".
Ebbene quaranta persone pulivano Bagheria che con il censimento del 90 sfiorava i 50.000 abitanti. Certo Bagheria non era pulita nè come Stoccolma o Berlino, però si sopravviveva.
Oggi il Coinres, a parte i 180 operai "somministrati", la cui assunzione da dicembre ad ora, tante polemiche ha suscitato, e che quasi certamente alla scadenza del contratto saranno licenziati, conta circa 400 dipendenti di cui 120 nella sola Bagheria: oggi Bagheria ha poco più di 55.000 abitanti. Rispetto a circa 20 anni fa, quindi, un incremento di popolazione di poco più del 10%; di contro un incremento del 100% di addetti alla raccolta.
E non parliamo di quanto si è incrementata l'imposizione-tributo per i cittadini.
Allora quale è il problema? è semplice.

Una azienda non può sopravvivere, se il numero di addetti alla produzione, è modesta rispetto a quelli che popolano gli uffici.
Quindi o si decide di introdurre in questi consorzi rigorosi criteri tecnici, professionali e di efficienza, e di affidare la gestione a manager veri, e non a quelli fatti in casa, oppure lamentarsi non serve a nulla.
Detto fuori dai denti, se sui 120 dipendenti 60 stanno negli uffici e 60 alla raccolta, allora non ci sarà ATO che tenga, non ce la faranno mai a tenere Bagheria pulita.
Ora non pensiamo, che da un giorno all'altro si possa realizzare quanto succede a Milano, dove chiunque governi, centrodestra o centrosinistra, le strade vengono lavate ogni settimana, e il furgone lavacassonetti segue, sempre come un'ombra, il camion addetto allo svuotamento.
Però, almeno un paese mediamente decente e pulito, quelli che pagano una TARSU "salata", che diventerà ancora più "salata" se lo meritano.

Anche perchè, a parte le battute, alla monnezza , noi e i napoletani, "nun ce simme affizziunate".