Condannati in appello Aiello, Jannì e Manenti

Condannati in appello Aiello, Jannì e Manenti

cronaca
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Anche se le condanne sono state ridotte da quattro anni e sei mesi a tre anni, per la cancellazione di uno dei reati loro ascritti per intervenuta prescrizione, rimane confermato l'impianto accusatorio riconosciuto dalla sentenza di primo grado.

E cioè che Enzo Jannì, all'epoca coordinatore del Distretto Sanitario di Bagheria, Giancarlo Manenti manager dell'ASL 6 e Michele Aiello, in concorso nel reato di abuso di ufficio, consentirono che somme non dovute venissero liquidate alla clinica Santa Teresa.

In particolare fu una delibera con la quale il direttore generale dell'ASL 6, delegava il coordinatore del Distretto di Bagheria ad agire in deroga al tariffario regionale che non prevedeva ancora il costo di alcune prestazioni per terapie oncologiche.

Quell'atto secondo la IV sezione della corte di appello di Palermo, presieduta da Rosario Luzio, avrebbe provocato rimborsi non dovuti per circa 80  milioni di euro.

Qualche settimana fa, era stata la Corte dei conti, a congelare beni per 31 milioni di euro, oltre che ad Aiello, Janni e Manenti anche a Salvatore Catalano e Salvatore Scaduto.

La somma però effettivamente bloccata coattivamente era stata di oltre due milioni di euro, che adesso dovranno essere resi subito disponibili per pagare la "provvisionale" di dieci milioni di euro che andranno all'Aziensda sanitaria 6 costituitasi parte civile contro gli imputati.

Una delle imputazioni è caduta per prescrizione, perchè quest'ultima è stata computata dalla data della delibera "ad personam" di Manenti, che è del 17 gennaio 2002 , ma l'abuso è sato conteggiato a partire dall'ultimo pagamento ad Aiello, che è avvenuto nel 2003.