Anche se sindaco e amministratori mostrano compiacimento perché Bagheria è stata investita in maniera modesta con “solo 3 arresti”, mentre altri comuni vicini come Belmonte Mezzagno e S.Giuseppe Iato,
oltre naturalmente Palermo, hanno dimostrato una presenza di uomini di "cosa nostra" più numerosa, anche se probabilmente, di minore qualità e spessore rispetto a quelli di Bagheria, non si può ignorare il fatto che anche aziende bagheresi vengono in qualche modo tirate in ballo nei rapporti tra mafiosi.
E’ il caso dele imprese edili di cui sono titolari Rosario Russo e Giuseppe Gagliano.
Per far intendere lo spaccato all’interno del quale sono costretti a muoversi gli imprenditori, riportiamo quanto scrive l’edizione palermitana di “Repubblica”.
Per rispetto a Provenzano, Salvatore Lo Piccolo gli scriveva:” ora caro zio, se lei deve fare figura con qualcuno, in merito a Russo, siamo disposti con immenso piacere a ritornargli i 10.000 Euro."
Rosario Russo è uno dei degli imprenditori edili “storici” di Bagheria.
L’azienda del padre del Russo, aveva negli anni ’50 l’appalto per la raccolta dei rifiuti urbani, ed il figlio Rosario è uno degli imprenditori più attivi, oltre che aziendalmente più solidi, anche e soprattutto fuori da Bagheria; da oltre trenta anni a questa parte opera sia nel settore delle commesse pubbliche che in quello dell’edilizia residenziale.
Non solo, ma è una delle aziende di fiducia di cui si avvalgono Enti pubblici e privati, ed è abilitata all'esecuzione di manufatti e impianti la cui realizzazione richieda professionalità e riservatezza.
Già ai primi degli anni 80, il Russo era stato interrogato dal commissario Beppe Montana, poi ucciso a Porticello, proprio a proposito di pizzo, allorchè stava realizzando un complesso edilizio a Palermo, nel quartiere di Bonagìa.
"Commissario - gli avrebbe detto Russo - se le dico che pago sono succube e complice dei mafiosi, se le dico che non pago lei penserà che io sia un mafioso: faccia Lei. Però - avrebbe concluso Russo: " Mi creda; Io il pizzo non lo pago".
Ma torniamo al presente: Rosario Russo aveva realizzato con una delle sue società , la Icored, dei lavori all’aeroporto “Falcone-Borsellino” e per "competenza territoriale" era stato “messo a posto” da Lo Piccolo.
Ma pare che, considerata la sua vecchia amicizia con Gioacchino Mineo, gli fosse stato riservato un trattamento di favore: appunto i 10.000 Euro che il Lo Piccolo proprio per fare una cortesia allo “zio Binnu” intendeva addirittura restituire.
Russo che è già stato interrogato dai carabinieri avrebbe detto di non avere mai pagato il pizzo, ma di aver fatto da padrino di cresima a Gino Mineo.
Più elevata la somma, ben 32.000 Euro, che è stata pagata– secondo quanto riporta il giornale - da Giuseppe Gagliano, che si era aggiudicato dei lavori in Via Garibaldi, alla Vucciria, e Via Maqueda all’Albergo del Sole, per un totale di un milione e ottocentomila Euro.
Il tre per cento che è il pizzo canonico di cosa nostra, ammontava a 54.000 Euro.
Con la mediazione di Scaduto si arrivò a 45.000 mila, ma di fatto Gagliano ne pagò appunto "solo" 32.000, suscitando anche qualche malumore nella famiglia di Porta Nuova competente per territorio, secondo quanto scrive il giornale.
La mediazione di Scaduto doveva far intendere agli “amici” di Palermo che Gagliano , non era in condizione di poter pagare quella somma, tant’è che così Scaduto perora la causa dell’imprenditore: “Mi ha detto: zio Pinù, qua c’ è la Smart, se la vende e ci prende i soldi”.
E dire che la chiamavano “onorata società” e si autodefinivano “uomini d’onore”.