Cronaca

Si è risvegliata dal coma la bambina di dieci anni che era rimasta coinvolta nell'incidente in cui perse la vita il padre, e che era  avvenuto un mese fa sulla statale 113 nei pressi di Santa Flavia.

La notizia è stata accolta con grande gioia non solo tra i familiari ma dall'intera comunità porticellese.

La piccola è ricoverata nella seconda Rianimazione del Civico è seguita dal primario Romano Tetamo. "Ha soltanto un ritardo motorio - dicono dall'ospedale - che verrà superato nei prossimi mesi dal momento che sarà trasferita all'ospedale Maugeri di Sciacca per la riabilitazione". 

Nello scontro tra la Volkswagen Lupo e una Panda morì il padre pescatore di Porticello, Antonio D'Acquisto, di 42 anni. La piccola viaggiava con i genitori e stavano tornando a casa dopo avere trascorso la Pasqua insieme ad alcuni parenti a Casteldaccia.

L'altra sorellina viaggiava assieme ad una zia nell'auto che seguiva quella del padre: la mamma della piccola, Rosalia, aveva avuto un forte trauma toracico con lesioni alle costole.

Nei giorni successivi i sanitari avevano dovuto indurre una sedazione farmacologica per le condizioni di disperazioni  seguite allorchè, da una psicologa, le erano state comunicate le tragiche conseguenze dell'incidente. La donna era stata dimessa dall'ospedale una decina di giorni fa.

Nell'incidente erano rimasti feriti, con fratture agli arti, anche quattro giovani occupanti della Panda.

 

La prima sezione della corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto,  ha condannato a 15 anni e 2 mesi Giampiero Ferrito e il padre Pietro e a 15 anni il fratello Rosario per omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

I tre, secondo l'accusa, avrebbero ucciso Giuseppe Alongi perché il suo cane abbaiava e li infastidiva.I pubblici ministeri Sergio Demontis e Renza Cescon avevano chiesto la condanna a trenta anni per ciascuno degli imputati.

Venne ucciso dal suocero e dai cognati, con due coltellate alla gola al termine di una violenta lite familiare, perché il suo cane dava fastidio.

E’ questo il retroscena del processo sull’omicidio di Giuseppe Alongi, il trentasettenne ucciso a Bagheria, nel giorno di ferragosto di due anni fa, e che ha visto  sul banco imputati Piero Ferrito 55 anni e i due figli, Giampiero e Rosario di 29 e 21 anni.

La tragedia, avvenuta in contrada Monaco, maturò al culmine di una lite violenta esplosa per vecchi rancori tra le due famiglie, legate da una parentela acquisita a seguito del matrimonio della figlia e sorella degli imputati, Pierangela, con Giuseppe Alongi. 

Fu proprio la compagna della vittima a raccontare alla polizia cosa fosse accaduto e che a scatenare il diverbio quel giorno fu l'abbaiare del cane di Alongi, contro uno dei fratelli.

Secondo la tesi sostenuta dal collegio difensivo, composto dagli avvocati Rosalia Tutino, Giuliana Rodi e Luca Bonanno, il delitto sarebbe scaturito per legittima difesa: Alongi all'inizio del litigio avrebbe rotto una bottiglia di vetro cercando di colpire Rosario Ferrito, a quel punto sarebbero intervenuti gli altri familiari che per difenderlo avrebbero quindi colpito Alongi.

Inoltre secondo i legali dei Ferrito la morte di Giuseppe Alongi non sarebbe attribuibile alla ferita provocata dalla colluttazione, bensì alle inadeguate cure mediche prestate ad Alongi, dai sanitari del Policlinico di Palermo. I medici dell'ospedale palermitano avrebbero, secondo la difesa, sottovalutato la gravità delle ferite.

Una ricostruzione che non ha convinto i giudici della corte d’Assise che, oltre alla pena detentiva, hanno condannato gli imputati al risarcimento danni alla famiglia Alongi, costituitasi parte civile nel processo, pari a 160 mila euro. Tra loro c’è anche la moglie della vittima Pierangela Ferrito.

I militari della Guardia di Finanza del Gruppo Palermo, in servizio di vigilanza all’interno della locale area portuale per la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti, unitamente ai funzionari dell’Agenzia delle Dogane, in due distinte operazioni di controllo sulle merci provenienti via nave da Napoli, hanno proceduto al sequestro di 5.250 prodotti, tra accessori di cosmetica e articoli per la casa, tutti di provenienza cinese.

Il primo controllo ha riguardato un autoveicolo, condotto da un cittadino italiano, a bordo del quale i finanzieri hanno rinvenuto un carico, apparentemente regolare, costituito da 430 confezioni contenenti, nel complesso, 5.160 pezzi fra pinzette per sopracciglia ed altri accessori per il trucco.

Sebbene il trasporto fosse scortato da apposito documento di trasporto, da un controllo più approfondito delle singole confezioni è emerso che i suddetti beni, prodotti in Cina, erano sprovvisti delle necessarie istruzioni ed avvertenze sui rischi d’uso che, in base alla specifica normativa del settore, debbono essere obbligatoriamente riportate in lingua italiana.

Il secondo controllo è stato effettuato all’interno di un magazzino di stoccaggio merci nella disponibilità di una società di trasporti operante all’interno del porto di Palermo ed ha consentito di rinvenire altra merce di fabbricazione cinese consistente, per la precisione, in 90 bilance elettroniche, anch’esse prive delle istruzioni, indicazioni e destinazioni d’uso nonché delle avvertenze in lingua italiana in violazione alla normativa di settore.

Pertanto, unitamente a funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Palermo, i finanzieri hanno proceduto al sequestro amministrativo dei predetti beni e comminato, ai titolari delle imprese responsabili ed all’importatore nazionale, sanzioni amministrative pecuniarie da un minimo di 1.500 ad un massimo di 30.000 euro.
 

La guardia di finanza ha controllato 67 impianti di distribuzione carburanti a Palermo e in alcuni comuni della provincia.

Di questi, 22 sono stati segnalati agli uffici competenti per irregolarità nella esposizione delle tabelle previste da decreti assessoriali della Regione Sicilia a garanzia della corretta informazione dell'utenza in merito al giorno di chiusura infrasettimanale, all'orario giornaliero di apertura e di chiusura, all'elenco degli impianti abilitati al servizio notturno e festivo; 3 sono stati segnalati per inosservanze della disciplina prezzi in quanto non esponevano come previsto i prezzi praticati agli utenti nell'apposita cartellonistica da porre a margine della carreggiata; nei riguardi di 7 sono state riscontrate palesi discordanze tra le giacenze contabili e le giacenze effettive di carburanti, superiori ai limiti di tolleranza previsti per le eccedenze e le deficienze ammesse dalla normativa di settore; 2 sono risultati inadempienti al prescritto obbligo di chiusura infrasettimanale; un impianto aveva una colonnina che presentava evidenti manomissioni nei sigilli apposti nei congegni di taratura dei dispositivi di erogazione.

Per questo impianto è scattato il sequestro penale della colonnina manomessa e dei 1.750 litri di benzina senza piombo contenuti. Il gestore è stato denunciato.

Un altro gestore non ha presentato la dichiarazione dei redditi per il 2011.

Sono in corso le analisi sui campioni di prodotto petrolifero prelevati dai finanzieri durante i diversi controlli ed inviati al Laboratorio chimico dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli al fine di verificare le qualità merceologiche dei carburanti erogati.

Altri articoli...