Cronaca

Hanno usato le maniere spicce i malviventi che hanno bloccato, ricorrendo alla minaccia delle armi nella zona di via Roccaforte, l'autista di un furgone impiegato per il trasporto e la consegna di pacchi.

Erano da poco trascorse le nove di stamane quando il fatto è avvenuto: l'autista è stato costretto sotto la minaccia di una pistola a scendere e ad abbandonare il mezzo mentre i rapinatori hanno preso il largo con lo stesso furgoneche verrà ritrovato dopo le 11 dalla volante della Polizia di stato nella zona di via Case basse Parisi a ridosso di villa Maria Cristina: il furgone naturalmente era stato alleggerito del carico, noto forse ai rapinatori, e trasferito probabilmente su un altro mezzo.

E' intervenuta anche la sezione scientifica alla ricerca di tracce o elementi che possano fare risalire agli autori della rapina; naturalmente anche l'autista è stato sottoposto ad interrogatorio per ricavarne  elementi utili all'indagine.

 

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, nel quadro dell’azione svolta a contrasto delle più gravi forme di evasione e frode fiscale, ha proceduto al sequestro di 25 immobili, quote societarie e disponibilità finanziarie riconducibili ad un imprenditore palermitano, Carollo Antonino di anni 66, operante nel settore del commercio all'ingrosso di detersivi.

Il valore dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 4,2 milioni di euro, relativi alle imposte evase ricostruite dalle Fiamme Gialle nel corso di una serie di accertamenti fiscali - conclusi nel 2013 -, a seguito dei quali, sia Carollo Antonino, in qualità di amministratore di fatto dell’azienda di distribuzione all'ingrosso di detersivi Carol Distribuzione di Corso dei Mille, che Di Marco Antonino, anch’egli palermitano di 54 anni ed amministratore di diritto della società, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica del capoluogo, per i reati di falso in bilancio, presentazione di dichiarazione fiscale fraudolenta mediante altri artifici, nonché per emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

In particolare, l’esame della documentazione contabile e dei conti della società effettuato dai finanzieri, ha permesso di riscontrare che l’azienda, nonostante avesse nella propria disponibilità dei depositi in cui stoccava grosse quantità di merce, destinate a rifornire sia i propri tre punti vendita al dettaglio che altre imprese della zona, non aveva istituito alcuna contabilità di magazzino, obbligatoria per legge per le dimensioni della società.

Secondo la ricostruzione operata dagli investigatori, la mancata istituzione della contabilità di magazzino, nella pratica, avrebbe consentito alla società di “aggiustare” in bilancio i valori delle vendite, mediante l’appostamento di rimanenze sproporzionate rispetto a quelle reali, allo scopo di abbassare i ricavi su cui pagare le relative imposte, procedendo, parallelamente, alla vendita in nero di numerose partite di merce.

L’analisi di alcune operazioni finanziarie indicate nella contabilità aziendale - supportata dalle risultanze emerse dall’inoltro di appositi questionari ai principali fornitori - ha permesso ai finanzieri verificatori, da un lato, di rilevare l’iscrizione in bilancio di debiti ritenuti fittizi per oltre 4 milioni di euro, poiché la società avrebbe provveduto a pagarli in nero con somme provenienti dalle vendite non fatturate; dall’altro, di individuare l’utilizzazione, da parte dei soggetti indagati, di fatture presumibilmente false ricevute formalmente da due società “inesistenti”, predisposte nella realtà “in proprio” al fine di abbattere ulteriormente il reddito imponibile.

Infine, sono stati quantificati gli utili extra-bilancio distribuiti alla compagine societaria, composta all’80% proprio da Carollo  Antonino, il quale, nelle varie annualità, ha indicato nella propria dichiarazione redditi del tutto irrisori, evadendo al fisco imposte per ulteriori 1,2 milioni di euro.

Pertanto, sulla scorta delle investigazioni esperite, la Procura della Repubblica di Palermo - Dipartimento Criminalità Economica - coordinato dal Procuratore Aggiunto Salvatore DE LUCA - ha ottenuto, previa istanza al Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale cittadino, apposito decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente dei beni riconducibili agli indagati.

Nel corso dell’esecuzione degli accertamenti patrimoniali funzionali all’esecuzione del provvedimento, le Fiamme Gialle hanno rilevato che l’amministratore di fatto C. A., presumibilmente allo scopo di sottrarre i propri beni ad una probabile azione di riscossione coattiva da parte del Fisco, aveva proceduto a “spogliarsi” di gran parte del proprio patrimonio immobiliare, donando ai propri figli 3 immobili, aventi valore complessivo di oltre 1,2 milioni di euro, valore coincidente con l’imposta evasa in qualità di persona fisica.

Tale condotta ha provocato l’emissione, da parte del P.M. titolare del fascicolo, di un ulteriore provvedimento cautelare, questa volta d’urgenza, teso al sequestro degli immobili trasferiti ai propri familiari.

 


Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato due attività commerciali, cinque autovetture e disponibilità finanziarie, per un valore di oltre 2.700.000 euro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Interessato dal sequestro è un cinquantenne palermitano, Maurizio Lucchese, coinvolto, sin dagli anni ’80, in una serie di reati contro il patrimonio e gravato da numerosi precedenti penali, tali da essere considerato persona socialmente pericolosa e dedita a traffici delittuosi, dai quali trae le proprie fonti di sostentamento.

In ultimo, nel febbraio 2013, questa persona è stata tratta in arresto dal GIP del Tribunale di Palermo con l’accusa di tentata estorsione, unita a plurime minacce e danneggiamenti, perpetrata con altri soggetti ed aggravata dal metodo mafioso, ai danni del titolare di un’attività di ristorazione, al quale veniva richiesta la c.d. “messa a posto" per lo svolgimento della propria attività imprenditoriale, giustificata, a suo dire, per il sostentamento delle famiglie dei detenuti. 

Per tale attività illecita, nel febbraio 2014, il soggetto è stato condannato dal Tribunale di Palermo a sei anni e otto mesi di reclusione.

Il sequestro di beni scaturisce dalle indagini svolte dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo, che hanno rilevato un’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati dal complessivo nucleo familiare del soggetto e le numerose acquisizioni patrimoniali realizzate nel tempo.

Nello specifico, i riscontri effettuati dalle Fiamme Gialle hanno permesso di evidenziare come il nucleo familiare dell’interessato, composto da cinque persone, abbia fiscalmente dichiarato redditi esigui e, comunque, appena sufficienti a soddisfare le primarie esigenze di sussistenza, ma non idonei a consentire l’acquisto di terreni, di autovetture di lusso e l’avvio di attività commerciali, tutte spese risultate incompatibili con la descritta situazione reddituale.

Elenco beni sequestrati

• Nr. 1 ditta individuale di autonoleggio “ANNIE CARS di Puccio Anna”, con sede a Palermo ed attività commerciale di bar; 
• nr. 5 autovetture;
• disponibilità finanziarie (rapporti bancari, depositi risparmio).

VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 2.700.000

 

Nel marzo del 2011 due importanti esponenti di cosa nostra del territorio Antonino Zarcone e Messicati Vitale di Villabate vanno in Svizzera a Basilea, assieme a quello che Zarcone ha definito un semplice amico che di Vitale è anche figlioccio, e cioè Silvio Girgenti, arrestato nell'operazione 'Argo'.

Lo riporta oggi Livesicilia in un articolo di Riccardo Lo Verso.

Entrambi i collaboranti Sergio Flamia e Antonino Zarcone, hanno dichiarato che Girgenti è figura  marginale negli equilibri mafiosi, e lo definiscono solo un amico cui si appoggiano quasi come copertura, perchè incensurato e di buona famiglia, ma gli inquirenti su questa trasferta a Basilea pare vogliano vederci chiaro

Girgenti possiede a Bagheria una attività di gioielleria e - dice Zarcone - sia lui che Messicati Vitale lo avrebbero accompagnato alla Fiera del lusso di Basilea, una delle più note manifestazioni mondiali di gioielleria, che Girgenti frequentava per motivi di lavoro

Ma ci sono due dettagli che colpiscono gli inquirenti, a partire dal fatto che i cellulari di Zarcone e Vitale ( quest'ultimo da poco uscito dal carcere) tenuti in quel periodo sotto controllo dagli investigatori, per l'intera durata del viaggio, tre giorni tra andata e ritorno, smettono di funzionare e restano assolutamente silenziosi;  in realtà agganciano in una sola occasione  una cella nel territorio di Marano, comune in vicinanza di Napoli e regno dei Nuvoletta che con la mafia siciliana e bagherese ha rapporti storici; dettaglio che si ripete nel viaggio di ritorno.

Questa coincidenza viene colta dagli investigatori che intendono approfondire con Zarcone i perchè e i percome di questa trasferta svizzera.

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