Diagnosi precoce della neoplasia della mammella: lo screening mammografico

Diagnosi precoce della neoplasia della mammella: lo screening mammografico

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Con questo articolo inauguriamo una nuova Rubrica riservata alla Medicina. Nelle prossime settimane verranno affrontate altre problematiche specifiche legate alla salute e di largo interesse trattate da specialisti del settore.

La mammografia rappresenta l’esame di base per la diagnosi precoce del cancro della mammella, che è la neoplasia più frequente nelle donne.

Il “Decreto Veronesi”, dal nome dell’ex Ministro della Salute che lo ha emesso, prevede un indagine mammografica gratuita ogni due anni per le donne tra i 45 e i 69 anni (codice esenzione D03); i protocolli internazionali prevedono invece l’esecuzione di indagini mammografiche dai 39 anni in su, con frequenza biennale sino a 50 anni e annuale tra i 50 e i 74 anni circa.

Antecedentemente ai 39 anni l’indagine di base è rappresentata dalla ecografia mammaria; ciò perché la notevole densità ghiandolare, caratteristica delle donne giovani, riduce la capacità diagnostica della mammografia.
L’indagine va eseguita tra il 4° e il 10° giorno del ciclo mestruale nelle donne con il ciclo ancora presente, in qualsiasi momento nelle donne in menopausa.

E’ importante, per ridurre la possibilità di errori diagnostici, produrre al momento della esecuzione dell’esame tutte le eventuali indagini mammografiche ed ecografiche precedentemente eseguite.

Il protocollo diagnostico può però anche essere personalizzato ( per esempio nelle mastopatie fibro-cistiche, sempre entro i 50 anni di età, la mammografia biennale può essere integrata da una ecografia annuale).
L’indagine mammografica viene materialmente eseguita dal T.S.R.M. (tecnico sanitario di radiologia medica).

La mammella viene posizionata su un apposito sostegno e compressa mediante un compressore automatico in materiale plastico.

altIl TSRM controlla, mediante appositi dispositivi elettronici, che la pressione della mammella venga esercitata con gradualità, affinché l’esame venga ben tollerato dalle pazienti.
Una adeguata compressione del seno è d’altra parte irrinunciabile per una corretta esecuzione dell’indagine, anzi bisogna sempre diffidare di indagini eseguite senza una adeguata compressione della mammella (non è possibile eseguire l’esame senza che la paziente provi un pur moderato dolore!).

La riduzione dello spessore della mammella, ottenuto mediante la compressione, permette una riduzione della erogazione radiogena (a salvaguardia della salute delle pazienti) e riduce le radiazioni cosiddette “diffuse” (a decorso non perpendicolare) con il conseguente miglioramento della qualità delle immagini.

L’indagine standard prevede l’acquisizione di 4 immagini, due per ogni mammella, e la compressione si limita a pochi secondi per ogni acquisizione di immagine.

A fronte di un fastidio veramente limitato il vantaggio di potere diagnosticare precocemente un eventuale tumore della mammella risulta incommensurabile.
D’altra parte le nuove apparecchiature permettono di individuare neoplasie anche al di sotto del centimetro di diametro o neoplasie non palpabili (si pensi alle “microcalcificazioni patologiche”) con un enorme incremento della possibilità di guarigione completa.

Anche effettuando correttamente la prevenzione è però possibile che una neoplasia si sviluppi, talvolta anche con una certa rapidità, nell’intervallo tra una mammografia e l’altra; in questi casi mediante l’autopalpazione periodica può rilevarsi una modifica del seno che deve indurre le pazienti a rivolgersi immediatamente al medico di fiducia o al senologo; anche in questi casi è essenziale la rapidità con cui si pone la diagnosi della neoplasia.

altL’ecografia, indagine di base nell’età giovanile (sino a 39 anni), successivamente va ad integrare ove necessario l’esame mammografico.

Le due indagini sono tra di loro complementari e le informazioni che forniscono si sommano riducendo considerevolmente le possibilità di errori diagnostici; è un errore quindi pensare di eseguire l’ecografia in sostituzione della mammografia e viceversa! In genere nei primi anni dello screening, essendo ancora la ghiandola mammaria ben rappresentata, l’indagine mammografica viene integrata dall’esame ecografico; con il passare degli anni e con il progressivo riassorbimento del parenchima ghiandolare la mammografia diventa via via indagine essenziale, talvolta anche l’unica, come avviene per le mammelle totalmente adipose dove l’ecografia non trova più indicazione in quanto priva, in questi casi, di capacità diagnostica.

In conclusione la mammografia, integrata dalla visita senologica, rimane ancora oggi l’indagine di base per la diagnosi precoce delle neoplasie maligne; l’associazione, ove necessario, all’indagine ecografica ne incrementa enormemente la capacità diagnostica.

La mammografia può essere eseguita presso alcuni Ospedali, presso i Poliambulatori dell’ASP (Progetto Penelope) e presso gli Studi di Radiologia accreditati con il S.S.N..

I protocolli in atto prevedono una mammografia ogni due anni dai 39 ai 50 anni e ogni anno tra i 50 e i 74 anni circa.

L’esenzione è prevista per le donne in età compresa tra i 45 e i 69 anni con il codice D03, in ragione di una mammografia ogni due anni, e senza limiti di età e di frequenza per le donne con diritto ad altre tipologie di esenzione.

 

Dott. Michelangelo Speciale                   Dott. Salvatore Scaletta
T.S.R.M.                                                   Medico Radiologo