Corso Umberto e pedonalizzazione: contributo n 2 - di Antonio Belvedere

Corso Umberto e pedonalizzazione: contributo n 2 - di Antonio Belvedere

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L’aggressione verbale subita dal direttore di Bagherianews – gesto assolutamente deprecabile – è uno dei frutti avvelenati del clima da stadio che si è creato intorno alla vicenda di Corso Umberto. 

Ho denunciato la sterilità - oltreché, come vediamo, la pericolosità - di questa contrapposizione che non aiuta certo a trovare una soluzione. Nel contributo da me inviato qualche giorno fa non intendevo certo aderire né alla curva nord né a quella sud, ma solo cercare di introdurre spunti di riflessione per un dialogo tra le parti.

Parliamo chiaro: i commercianti non sono né asini, né retrogradi. Investono, come tutti, nelle proprie attività, pagano spesso affitti altissimi, sbarcano il lunario esattamente come tutti, alcuni sono più bravi e altri meno, esattamente come accade in tutti i mestieri del mondo.

I bei negozi, con le loro vetrine, i bar e i Caffè storici, i ristoranti rinomati hanno spesso dato un volto alle città, non meno che i più celebri monumenti.

Le aree pedonali a volte sono sorte proprio laddove il fiorire di queste attività ne faceva sorgere la necessità per il benessere e la sicurezza dei cittadini, dei turisti ecc.

I centri storici pedonalizzati hanno una vivace vita notturna, vedono il fiorire di nuove attività, vi si aprono teatri e cinema, vi si trovano i ristoranti e i caffè più frequentati.

I commercianti bagheresi di Corso Umberto certamente sbagliano nell’attribuire la responsabilità della crisi - che investe l’intero sistema - alla chiusura del traffico automobilistico.

Sbagliano perché la causa va ricercata non in ciò che è stato fatto, ma nel come è stato fatto, e soprattutto in ciò che non è stato fatto. In che modo si è pensato di facilitare la mobilità dei cittadini verso il nuovo centro pedonale?

Si era parlato di navette elettriche che - con frequenze regolari - avrebbero permesso di lasciare a casa l’auto e spostarsi comodamente su Corso Umberto, senza problemi di parcheggio ecc. Nulla.

Incentivi per imparare a muoversi in bicicletta? Nulla, tranne la famigerata e inutile pista, che punta però verso Aspra.

Politiche annonarie per incrementare l’iniziativa giovanile per l’apertura di nuove attività sull’area pedonale? Non credo sia stato fatto nulla. Di notte, il nostro salotto cittadino è spettrale, prendiamone atto. La vita è altrove.

La sostenibilità non può essere un fiore all’occhiello (presto appassito) per la propaganda politica.

È una filosofia di vita, rimanda ad un cambiamento di valori, che richiede impegno e convinzione per poterla capire e realizzare. Si vince una battaglia di civiltà se si è convincenti, che è l’unico modo per vincere insieme.

Le iniziative in direzione della sedicente “sostenibilità”, portate avanti dalle amministrazioni bagheresi non solo non convincono, ma rivelano, in modo spesso drammatico, un vuoto di contenuti e di vera capacità innovativa. Lo ripeto ancora: si è solo lavorato sui simboli, si è fatta una strizzatina d’occhio agli ambientalisti (che hanno abboccato), producendo in realtà solo danno e sperpero di risorse pubbliche.

Nel corso degli ultimi dieci anni ho proposto al Comune di Bagheria due progetti di aree pedonali attrezzate.

Il primo progetto del 2003 è stato redatto in forma esecutiva e giace dimenticato tra gli scaffali della sezione Lavori Pubblici. Ci eravamo posti l’obiettivo di farlo costare pochissimo, facendo mille telefonate alla ricerca del giusto equilibrio tra qualità e costi. E ci eravamo riusciti. Non ne ho mai sentito più parlare, nessun consigliere comunale – ambientalista o meno – lo ha mai tirato fuori dalle paludi burocratiche per farne un obiettivo di azione civica.

Anche il secondo progetto andava nella direzione di quella micropedonalizzazione diffusa di cui avrò forse il piacere di raccontarvi in un prossimo intervento.

In chiusura, mi riservo un’ultima provocazione. Secondo me si continua a parlare a vanvera di turismo e di turisti. Scambiare qualche vagonata di turisti scaricata da un pulmann per visitare la villa dei mostri, per un indicatore economico di qualche rilevanza è pura demagogia.

Lasciamo dunque, almeno per il momento, il turismo ad altre località che hanno saputo meglio di noi gestire le proprie ricchezze ambientali e monumentali, e concentriamoci sul carattere residenziale della città che abbiamo creato.

I cittadini residenti hanno diritto ad una politica migliore, che innalzi lo standard di qualità della vita di tutti i giorni.

Senza eventi spettacolari e “centralisti”, simboli del nulla, ma con un serio e minuzioso lavoro su tutti i quartieri. Con l’ottimismo della volontà, credo che questo sia ancora possibile.