.... e la nostra risposta - di Angelo Gargano

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Ci sono dei punti che ancora non sono chiari ad alcuni tra i protagonisti di questa vicenda: è obbligo di legge per un operatore sanitario che abbia fatto diagnosi di scabbia, di fare subito denuncia al competente Dipartimento di prevenzione del Distretto Sanitario di appartenenza, nel nostro caso Bagheria.

E’ compito poi del Dipartimento di prevenzione informare le istituzioni interessate, in questo caso la scuola e l’Ufficio di igiene del Comune per valutare il da farsi.

Pensiamo inoltre che chiunque, ingegnere caposettore di un comune o dirigente scolastico venga messo a conoscenza del fatto che sia stato diagnosticato un caso di scabbia, da chiunque che non sia l’autorità sanitaria istituzionalmente preposta alla prevenzione, debba, come primo passo, accertarsi presso questa autorità, su come stanno veramente le cose.

Sino al momento in cui scriviamo non esiste, o comunque non è saltata fuori, una diagnosi, certificata da un medico, di scabbia o di sospetta scabbia, che avrebbe dovuto essere subito trasmessa, nel momento stesso in cui veniva accertata e, ripetiamo, come la legge prevede, all’unica autorità competente, e cioè quella sanitaria.

Ora siamo di fronte ad una comunicazione di un ingegnere che informa la dirigente dell’Istituto ‘G.ppe Bagnera’ che una bambina che ha frequentato questa scuola, sarebbe stata affetta da scabbia.

Come è da chi l’ing. Giovanni Mercadante ha avuto questa informazione, e quale fondamento ‘ sanitario’ ha la notizia?

Sinora manca, per così dire, il “corpo del reato”: e cioè una certificazione medica che attesti che la bambina presentava questa patologia, anche solo sospetta.

Se il medico che ha diagnosticato questa patologia infettiva sulla bambina non ha fatto quanto la legge gli prescrive, e cioè informare prima la famiglia, e immediatamente dopo l’autorità sanitaria preposta, ha omesso di compiere il proprio dovere professionale.

Chiunque, lo ripetiamo, a nostro modesto avviso, fosse venuto a conoscenza di questa segnalazione, aveva una sola cosa da fare: chiamare immediatamente l’autorità sanitaria preposta, verificarne la fondatezza e con quella valutare i passi successivi da compiere.

Tutto qua.

Ed il comportamento più corretto ed esemplare in questo caso lo hanno avuto le famiglie dei bambini che immediatamente hanno chiesto chiarimenti agli uffici sanitari chiedendo un loro intervento, manifestando appunto "sconcerto",( 'turbamento', secondo il Devoto Oli; 'sconvolgimento', 'sbigottimento' secondo Wikipedia)

E' questa ci pare la linea che avrebbe dovuto essere seguita, ed in questo ci conforta la nota che in data 11 Aprile 2013 il Dipartimento di prevenzione, nella persona del dottor Marcello Scalici, invia al sindaco Vincenzo Lo Meo.

Molto correttamente l’autorità sanitaria preposta non avendo nessun elemento certo e verificato che confermi la notizia fatta circolare, non usa mai ed in nessun passaggio il termine scabbia.

E non è un caso; perchè non è saltata fuori ad oggi nessuna certificazione, firmata da un medico, attestante la patologia, ma solo uno scambio di informazioni tra autorità comunali e autorità scolastiche che non fanno riferimento ad alcun atto medico, ma ad una notizia che sarebbe stata appresa in via informale dalle assistenti sociali e sempre in via informale trasmessa ai superiori gerarchici.

Invitiamo con molta serenità la dirigente Rosalba Bono a rileggersi, non la nota dell’ingegnere Giovanni Mercadante, che medico non è, (nota che peraltro noi non conosciamo), ma quella del Dipartimento di prevenzione, che al momento è l’unico atto recante la firma di un medico, che dice testualmente “Non entrando nel merito sulla procedura con la quale è stata gestita la comunicazione da parte sia del servizio sociale che della Dirigente scolastica si ritiene, allo stato attuale, assolutamente eccessivo lo stato di allerta e di ansia procurato ai genitori dei piccoli che frequentano l'Istituto”

Crediamo che questa frase dica molto di più del nostro “improvvido e irrituale”.

Infine, in nessun passaggio dell’articolo abbiamo mai usato l’espressione che la dirigente abbia agito per “sentito dire” che ci viene scorrettamente attribuita usando il virgolettato, o che, sempre la dirigente, si sia inventata un patologia senza cognizione di causa.

Ed il fatto che la dirigente Bono debba ricorre ad una palese manipolazione del nostro pensiero per sostenere le proprie ragioni, ci fa pensare che queste siano un po’ deboli.

Giudichino pertanto i lettori  chi deve delle scuse a chi.