Pietà l'è morta: a proposito dei commenti sui social network sull'incidente mortale di Santa Flavia

Pietà l'è morta: a proposito dei commenti sui social network sull'incidente mortale di Santa Flavia

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Non riusciamo a tenercela dentro, e dobbiamo dirla costi quel che costi. Ci hanno lasciato sbigottiti alcuni commenti su facebook di uno dei ragazzi della Panda coinvolti nell’incidente del giorno di Pasqua a Santa Flavia e quelli dei loro amici o conoscenti rivolti a qualcuno dei feriti.

E’ giusto e comprensibile che chi è passato attraverso questa terribile esperienza manifesti tutta la sua gioia e il suo sollievo per lo scampato pericolo; è legittimo e doveroso anche che amici e familiari rivolgano una parola di incoraggiamento a questi ragazzi così provati da una esperienza terribile.

Anche noi al loro posto avremmo fatto lo stesso: ed è quello che facciamo, rivolgendo ai ragazzi feriti l’augurio di una pronta ripresa: peraltro qualcuno lo conosciamo perchè figlio di nostri amici o di conoscenti.

Ed in questo momento il nostro cuore, di genitore e di cittadino, è vicino a loro e ai loro ragazzi che soffrono.

Ma troviamo vergognoso che in quasi nessuno delle decine di scambi di commenti tra i ragazzi e i loro amici, parenti e conoscenti, (almeno tra quelli che abbiamo letto noi), non ci sia quasi il benché minimo riferimento ad Antonio D’Acquisto, il pescatore di 40 anni che ha perso la vita nell’incidente ed ai suoi familiari, ancora in ospedale.

E diciamo questo a prescindere dalle responsabilità dell'incidente che sarà compito degli inquirenti accertare.

Noi possiamo capire, perchè quasi tutti ci siamo passati, quel complesso di sentimenti che sconvolgono un padre, una madre, un fratello, un amico, quando arriva quella telefonata che popola i nostri incubi: "tuo figlio ha avuto un incidente".

Ma è semplicemente ignobile che chi ha il coraggio di scrivere wow!!! su facebook per essere sopravvissuto indenne al tragico scontro, non senta minimamente il dovere di esprimere, nel contempo, il suo dolore per la morte di Antonio D'Acquisto, e per le  terribili ricadute sulla sua famiglia.

Una famiglia che uscirà sconvolta da questa esperienza: un funerale, quello che si svolgerà a Porticello, in cui la moglie non potrà piangere il marito, la figlia non potrà piangere il padre; in chiesa, forse, una bambina che da sola, o con l’aiuto dei parenti, dovrà affrontare una tragedia molto più grande di lei, e che la segnerà per tutta la vita.

Ma di tutto questo nei commenti di incoraggiamento ai ragazzi non c’è traccia.

Tutto questo rimanda alle responsabilità di questa società, e di noi genitori innanzitutto, che ogni tanto dovremmo fermarci a riflettere e interrogarci sulla vera natura di quello che consideriamo affetto e dedizione nei confronti dei nostri figli, di come li stiamo educando e facendo crescere, quali principi stiamo loro trasmettendo;  dei disvalori che ormai coltiva questa società, e che si sono radicati a tal punto da non far cogliere che in un momento come questo, subito dopo l’augurio e il sollievo per i ragazzi, obbligo umano ed etico sarebbe stato quello di rivolgere il pensiero alle altre vittime.

Pur senza volerla buttare in politica o fare paragoni impropri,  o scimmiottare Pier Paolo Pasolini, che nel 1968, di fronte agli scontri che nelle università vedevano opposti gli studenti alla Polizia, affermò che lui stava dalla parte dei celerini malpagati e figli di poveri, piuttosto che dalla parte degli studenti figli di borghesi, viziati e privilegiati, non possiamo non soffermarci sulle trame di vita vissuta, che si sono anch’esse scontrate nello stesso istante in cui si scontravano le due auto.

Da un canto un uomo di 40 anni, abituato al sudore e alle fatiche dure del mare, la gioia serena di una famiglia in un giorno di festa, dall’altro giovanissimi rampolli  di noi borghesi o benestanti che andavano a continuare a divertirsi dopo essersi divertiti.

E noi d’istinto stavolta stiamo dalla parte di un uomo di 40 anni, che non conoscevamo personalmente, ma che sappiamo viveva dei propri sacrifici, che adorava le proprie figlie e la propria famiglia.

Perché, continuiamo a chiederci, chi ha fatto giustamente gli auguri ai ragazzi non ha sentito il bisogno di esternare anche solo qualche parola di cordoglio per Antonio D’Acquisto  e di conforto e di solidarietà alla sua famiglia?

Possibile che il sollievo per il pericolo scampato possa far dimenticare del tutto che un padre di famiglia ci ha lasciato la vita?

E questo l’interrogativo che ci dobbiamo porre e per il quale abbiamo il dovere di trovare una risposta.

'Pietà l’è morta' recitava la vecchia canzone partigiana; ed oggi vince l’egoismo.