Quale 8 marzo? - Le ragazze della 3 E della Scuola Media 'G. Carducci'

Quale 8 marzo? - Le ragazze della 3 E della Scuola Media 'G. Carducci'

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Siamo alla vigilia dell’8 Marzo: ma cosa c’è da festeggiare? In questo periodo sentiamo parlare spesso di “femminicidio”.

Ma cosa significa? È un termine coniato per la prima volta nel 2009 quando il Messico è stato condannato dalla Corte interamericana dei diritti umani per le 500 donne violentate ed uccise dal 1993 nella totale indifferenza delle autorità.

Ormai il termine “femminicidio” è in uso anche in Italia ed indica la distruzione non solo fisica ma anche psicologica ed istituzionale della donna, in quanto “donna”.

Tante persone sono uccise dal marito, dal fidanzato o dall’innamorato respinto perché, purtroppo, chi uccide considera la propria donna un oggetto, il proprio oggetto.

Quindi non si tratta solo di raptus o di follia, ma dietro a questi gesti di violenza contro le donne si nascondono grosse responsabilità culturali e sociali.

Come ha affermato il rapporto dell’ONU , la violenza si presenta in queste forme e con questi numeri così alti, quando un sistema e una cultura la tollerano.

Infatti Rashida Manjoo, la relatrice delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne, ha detto che il femminicidio è la prima causa di morte in Italia per le donne tra i 16 e i 44 anni.

In un Paese cosiddetto civilizzato, questi dati sono veramente allarmanti e i numeri delle donne uccise sembrano quelli di una strage!

Come possiamo quindi parlare di eventi eccezionali?

Negli ultimi anni anche diverse istituzioni ed enti come Amnesty International cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica.

Ma cosa fare?

Noi pensiamo che, proprio attraverso i mass-media, sia importante diffondere la cultura del rispetto dell’immagine della donna, contrastando l’utilizzo dei messaggi lesivi della dignità della stessa, a cui spesso assistiamo in modo passivo.

Che senso ha il fatto che la donna nei secoli abbia preso coscienza dei propri diritti, abbia cercato una propria identità emancipandosi ed ottenendo gli stessi diritti politici e giuridici degli uomini, per poi arrivare nel XXI secolo ed assistere a episodi che rendono la donna poco più di una “entità biologica”, un oggetto di appartenenza maschile? È un controsenso!!!

È fondamentale superare tutti i pregiudizi di genere indotti da modelli familiari o sociali, che vedono la donna come un essere inferiore, fatto inaccettabile in una società moderna in cui la dignità tra i sessi e il rispetto dovrebbero essere al primo posto nella scala dei valori umani.

Noi pensiamo che il femminicidio sia sì un fenomeno che si accanisce contro il genere femminile, ma in realtà coinvolge tutta la società, maschi e femmine, perché denuncia un malessere, un disagio, da parte del cosiddetto “sesso forte”, una profonda incapacità di comunicare e di relazionarsi con le donne.

La società è fatta da maschi e femmine e solo collaborando e sostenendoci gli uni gli altri, potremo ridare alla donna quel ruolo che merita di avere nell’assetto sociologico-affettivo della realtà odierna.

Quindi, aspettando l’8 Marzo…..

Faremmo bene ad interrogarci e a riflettere un po’ di più su di noi, per capire i nostri atteggiamenti fisici e mentali, per capire i nostri modi di agire e di pensare a volte fin troppo egoistici.

Quella che pubblichiamo è il frutto di una riflessione collettiva delle ragazze della III E  della scuola Media "G.Carducci" di Bagheria,  coordinate dalla loro insegnante, prof. Teresa Maggiore, referente per la legalità.

La foto di copertina è una foto d'archivio