La Sicilia? ... secondo Miccichè è questione d’ immagine - di Giusi Buttitta

La Sicilia? ... secondo Miccichè è questione d’ immagine - di Giusi Buttitta

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 Tornando indietro negli anni e rovistando tra le “perle” di Gianfranco Micciché, pubblichiamo un ampio stralcio di un articolo di Giusi Buttitta pubblicato nel 2007

Finalmente, ed era ora che qualcuno squarciasse il velo, scopriamolo questo limite, vero impedimento al mancato decollo del turismo, e non solo, in Sicilia. Il limite, ebbene sì, è rappresentato, udite, udite: dall’aeroporto di Palermo.

Non per limiti strutturali, non per la ricettività, non per la limitatezza delle città collegate, ma per qualcosa di molto più banale: il nome. “Aeroporto Falcone-Borsellino”.
Giusto, a chi è venuta questa idea di chiamare così l’aeroporto? Allora ci vogliamo dare la zappa sui piedi?!? La gente arriva all’aeroporto e noi che facciamo? Subito, semmai qualcuno se lo fosse dimenticato, ci presentiamo con due martiri della mafia. Crea imbarazzo, non si concilia con i balli di gruppo che aspettano il turista non appena sarà catapultato dentro al villaggio turistico al quale è destinato.


Sia chiaro, io non ho elementi per dire che è così, oppure se non lo è. Se il nome dell’aeroporto danneggia l’immagine della Sicilia, oppure no. L’idea non è mia, ma io mi fido. Mi fido di chi ne sa più di me. E sto tranquilla perché non sono nelle mani (o meglio, nelle opinioni) del primo sprovveduto, ma io mi sto fidando del mio Presidente della mia Assemblea Regionale Siciliana, in poche parole, io mi fido di Gianfranco Micciché (la stella di Forza Italia – nel senso del partito - e perché no, di Forza Sicilia – nel senso dell’incitamento, dello sprone, della speranza; nel senso dell’inno ottimistico che illumina il nostro futuro).
Micciché l’ha detto: "che immagine negativa trasmettiamo subito col nome dell'aeroporto". In effetti, è deprimente. Come depressi, d’altronde, dal giorno delle stragi sono le famiglie di Falcone e Borsellino, le famiglie degli uomini della scorta. Molto depressi. Come depressa è quella fetta di siciliani, una fetta, anche minoritaria, probabilmente, che nell’opera di questi uomini hanno creduto, e che per un momento – che ingenui – si sono illusi che il loro sacrificio alla fine potesse avere un senso. Invece no, Falcone e Borsellino alla fine, appiccicandoli all’aeroporto, danneggiano solo l’immagine. Ci voleva un uomo coraggioso per affermare una simile verità, seppur scomoda.


Però un rimprovero a Micciché devo muoverlo. Alla fine della fiera si è scusato, ha ceduto alla levata di scudi di quei banalotti del pensiero imperante, del politicamente corretto, ai professionisti del piagnisteo siamovittimedellamafia. Ha definito la sua una "frase infelice" e l'ha "ritirata".
Perché Gianfranco? Perché non hai tenuto duro? Avevi ragione tu, quel nome intristisce, sono sicura che tu preferiresti sicuramente un, che ne so, “Aeroporto Ciuri Ciuri di Palermo”, più legato al nostro folklore, alla nostra tradizione, oppure un “Aeroporto Ficodindia di Palermo”, più “paesaggisticamente” radicato, più in sintonia con la nostra vegetazione.


E perché trascurare l’ipotesi di un meno regionalistico, ma più palermitano, “Aeroporto pastaconlesarde di Palermo”?!? E come respingere il goloso “Aeroporto Panicameusa di Palermo”?!? Oppure, ancora meglio, qualcosa che funzioni da slogan, efficace, una linguistica che ci rappresenti, coerente col nostro DNA, qualcosa che prima che un nome sia un’esclamazione, per esempio “Aeroporto minchiaapalermosiemo di Palermo”, coerente, no?
Questa è promozione, questa è la Sicilia, questo è il nostro orgoglio. Non i martiri della mafia. Poverini, i morti sono morti, però prima o dopo il lutto si elabora. Ora è il momento dell’ottimismo, l’azzurro ottimismo, azzurro come il nostro cielo, e l’ottimismo guarda al passato o guarda al futuro? Al futuro, che diamine!!! Ed allora, si cambi ‘sto benedetto nome dell’aeroporto!!!


Certo, Gianfra’, nel mondo qualcun’altro un errore analogo al nostro l’ha commesso, siamo in buona compagnia, non c’è che dire.
Pensa a New York. Intitolano l’aeroporto a JFK, a John Fitzgerald Kennedy, al Presidente assassinato. Ma così appena uno arriva a New York pensa che gli americani sono un popolo di complottisti, ammazzapresidenti, rievoca i dubbi sulla CIA, le ombre sulla FBI.


Gli americani l’aeroporto di New York lo potevano intitolare a Topolino (Micky Mouse), una cosa divertente, che coinvolge i bambini, che fa tanto turismo. Invece, questi sprovveduti, cosa scelgono? JFK. Non si promuove così un Paese. Con un nome così arrivi all’aeroporto e subito ti ritornano alla mente quelle sequenze, il Presidente che si accascia, i primi soccorsi. Certo che sono macabri gli americani. Li facevo più intelligenti. Se proprio dovevano scegliere un morto, potevano intitolarlo Marilyn Monroe, una morta sì, ma che nell’immaginario è più viva che mai, un’icona immortale, con quella gonna svolazzante, ottimo veicolo promozionale per un aeroporto, dove il volare è pane quotidiano. Allora, ‘sti americani, se proprio vogliono farsi del male perché non lo rinominano “11 September Airport”? che con gli aerei si abbina come il gelato a limone con quello a cioccolata.


E poi, Gianfra’, a proposito di martiri, pensa a quelli che hanno intitolato la principale Basilica di Roma a San Pietro. “Basilica di San Pietro”, l’hanno chiamata, anche lui un martire.
Che autolesionismo!!! San Pietro ricorda le persecuzioni, i cristiani dati in pasto ai leoni, non è spot positivo per i romani ed i loro avi. E che dire di tutti quegli amministratori, completamente privi di ogni vocazione turistica, che hanno passato il loro tempo ad intitolare piazze e vie ad Anna Frank, una morta nei campi di sterminio nazisti. Gianfra’, ora che mi ci stai facendo riflettere mi stanno venendo in mente un numero incredibile di personaggi ai quali sono stati intitolate piazze, vie, aeroporti, e via discorrendo che alla mente richiamano solo episodi tristi, deprimenti, poco turistici, che danneggiano l’immagine. Veri serial killer della toponomastica; da questi siamo stati governati, in questi anni, da amministratori incapaci, gente che non ha capito che l’ottimismo fa business.


E poi, diciamo la verità, andiamo a toccare l’intoccabile, ed in Italia la cosa ci preme particolarmente considerando la quantità di chiese sparse per il territorio.
Vogliamo affrontare la questione di questi Cristi in croce? Possiamo dire che uno spettacolo bello? Onestamente, lo possiamo dire? No, che non lo è!!! Deprime, intristisce. Esci dalla chiesa e se per caso quella croce ti riporta alla mente quello che ha passato Cristo, la sua morte e passione, allora ti si chiude la bocca dello stomaco, te ne vai in penitenza continuata, ed addio percorso turistico, lambade, ed aperitivo in piscina.

Gianfra’, osa, proponi, fallo per noi; basta Cristi in croce, basta che i bambini si impressionano, al massimo disteso in un lettino a prendere il sole mentre sorseggia un “margarita” o, per restare fedeli alle tradizioni della nostra terra, seduto al tavolo di un bar mentre degusta una granita accompagnandola ad una brioche. Ecco, la granita, quella sì orgoglio siciliano: Ed allora, perché no, “Aeroporto granitaconbrioche di Palermo”. Bellissimo.