Bagheria: la storia urbanistica e il nuovo piano regolatore - di C. Tripoli

Bagheria: la storia urbanistica e il nuovo piano regolatore - di C. Tripoli

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Un punto, due assi ortogonali, un triangolo, una struttura reticolare su cui si attesta uno sviluppo ordinato del territorio fino alla prima metà del secolo scorso, quando la logica del profitto ci farà smarrire la strada.

E all’interno di questo schema urbanistico tanti altri punti, che potevano essere qualificanti e, invece, sono stati considerati un freno per lo sviluppo.

Sorte migliore è toccata alle altre emergenze architettoniche, poste ai margini dell’abitato.
Infine, un lembo di terra che costeggia il mare deturpato dalla mano dell’uomo.

Questa è, in sintesi, l’evoluzione urbana della nostra comunità, che è riuscita a trasformare l’antica foresta in quello che è sotto gli occhi di tutti: caos e cemento.
Riassumiamo le tappe più recenti.
S

ubito dopo l’affossamento del piano Spatrisano - tra l’inizio degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70 del secolo scorso, con la redazione del piano Vitello, approvato nel 1976 - assistiamo alla costruzione sistematica della confusione urbanistica, che aprirà la strada all’abusivismo edilizio: per la mancata approvazione dei piani attuativi, infatti, verranno occupate tutte le aree libere tra la città storica e l’autostrada e tra l’asse di villa Palagonia e il confine del territorio comunale verso Santa Flavia.

Quel piano regolatore generale, il primo e sinora unico ad essere stato adottato dal consiglio comunale, carente in molti punti (troppe zone rimaste stralciate; mancata previsione del centro storico) - nelle cui larghe maglie è stato perpetrato un sistematico saccheggio paesaggistico e urbanistico del territorio - non puntava sulla valorizzazione delle nostre risorse naturali e storiche.

La confusione peggiora nel 1985 dopo l’entrata in vigore della prima legge sul condono edilizio che, con lo strumento dei piani di recupero, viene utilizzata per attivare nuove zone edificabili, al posto dei servizi mancanti.

A mali estremi, estremi rimedi: quando ormai la situazione non è più sopportabile cominciano i correttivi.

L’imposizione del vincolo paesaggistico, prima, e lo scioglimento degli organi di governo della città, subito dopo, tolgono potere decisionale locale e tutto è deciso dall’esterno.

Nel 1994 l’incarico per la redazione della revisione integrale del piano regolatore viene affidato dalla Commissione Straordinaria, che gestisce il Comune, all’Università di Palermo e, nel 1998 l’adozione del nuovo strumento urbanistico è opera di un Commissario ad acta, in quanto il Consiglio Comunale si dichiara incompatibile.

Bisogna dare atto a quel piano regolatore, approvato nel 2002, di avere contribuito alla riscoperta dell’importanza della natura e della storia del nostro territorio, iniziando un percorso di riscatto.

E’ uno strumento urbanistico, infatti, che ha previsto la tutela dei monumenti architettonici, del centro storico, della costa e, ovviamente, l’adeguamento degli standard urbanistici.

Ha avuto anche il merito di averci fatto capire che dovevamo puntare su obiettivi diversi da quelli del passato: non più, esclusivamente, all’offerta abitativa, ma anche ai servizi e alle attività produttive.

D’altro canto, però, è stato un piano figlio di quella situazione particolare, nel quale sono state strette oltremodo le maglie: era costituito, infatti, da un insieme di previsioni capillari degli interventi, da una progettazione rigida - a tavolino - di ogni segmento del territorio e nel quale quasi tutto veniva rimandato alla mano pubblica.

I problemi sono iniziati nella fase attuativa, quando cioè sono cominciati ad emergere le discrepanze tra la teoria contenuta nelle carte e le dinamiche di sviluppo socioeconomico locale, che non trovavano rispondenza nelle previsioni di piano: troppe iniziative, infatti, hanno stentato a decollare.

E’ stato, purtroppo, anche un piano che ha generato conflitti diffusi che sono stati decisi a colpi di sentenze giurisdizionali, molto spesso a vantaggio dei ricorrenti.

Di recente quel piano, con sentenza del CGA n. 969/10, è stato annullato per vizi procedurali, ma non può essere messa in discussione la sua validità dal punto di vista tecnico.

E’ auspicabile che chi è stato chiamato ad effettuare la redazione del nuovo piano regolatore generale faccia tesoro delle esperienze maturate e trovi i giusti correttivi.

Non bisogna riallargare le maglie ma avere la capacità di seguire le nuove tendenze di crescita territoriale, regolandone le trasformazioni.

Compito di un piano regolatore, infatti, non è soltanto quello di immaginare il futuro ma, in primo luogo, deve essere in grado di gestire il presente, con particolare attenzione agli sviluppi in atto sul territorio e prevedibili nel medio periodo.

Sarebbe, inoltre, importante che il nuovo piano possa diventare simbolo di pacificazione della città sui temi dell'urbanistica.

Le linee programmatiche contenute nelle direttive generali, approvate dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 71 del 19.06.2010, peraltro, vanno verso questa direzione.
Bisogna, in particolare, soddisfare la direttiva del Consiglio “volta a perseguire un raffreddamento dello stato conflittuale laddove si riscontra l’effettivo rischio di danno per l’amministrazione”.

A tale scopo devono essere recepite, infatti, tutte le previsioni discendenti da sentenze passate in giudicato.

Inoltre, l’istituto della perequazione e/o della compensazione urbanistica, invocato dallo stesso Consiglio comunale, potrebbe costituire una soluzione adeguata, in grado tra l’altro di pervenire alla disponibilità di aree pubbliche di pari passo alla realizzazione degli edifici e a costo zero per gli espropri.

In conclusione bisogna fissare regole chiare, che prevedano, da un lato il riconoscimento dei diritti acquisiti, e dall’altro facciano capire che le procedure di perequazione/compensazione rappresentano una partecipazione attiva ai processi di trasformazione delle città, alla quale tutti siamo tenuti a dare il nostro contributo.

Giugno 2012  

Carlo Tripoli   componente dell'Ufficio per la redazione del nuovo Piano Regolatore

La nota di cui sopra è l'Introduzione nel nuovo Piano Regolatore ad uno dei capitoli dal titolo: "Storia urbanistica della città e indagine sui beni monumentali"