I commissari antimafia revocarono i piani di lottizzazione; noi veniamo chiamati a pagare il conto

I commissari antimafia revocarono i piani di lottizzazione; noi veniamo chiamati a pagare il conto

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Nel dicembre del 1999 fu uno dei primi atti amministrativi adottati dagli allora commissari prefettizi guidati da Fulvio Sodano, che avevano sostituito gli organi istituzionali eletti, sindaco e consiglio comunale che nella primavera di quell'anno, prorpio alla vigilia del voto amministrativo, erano stati rimandati a casa  per infiltrazioni mafiose.

Allora pagine di relazioni riservate e di ipotesi investigative mai rese pubbliche, (e che, sia detto per inciso, non determinarono mai in nessun caso né indagati , né tantomeno rinviati a giudizio), collegavano l’adozione di questi piani di lottizzazione ad una lunga scia di episodi di criminalità, ( una decina di auto di amministratori o di persone vicine all’amministrazione e alla politica vennero bruciate nel giro di qualche settimana nella primavera del 1999), quando, come dicevamo, ci si preparava al rinnovo dell’amministrazione guidata da Giovanni Valentino.

La conseguenza fu lo scioglimento del consiglio, attribuito da relazioni pubbliche e riservate a questi piani di lottizzazione che certificavano l’infiltrazione della mafia, assieme ad un’altra serie di elementi, la gran parte basata su parentele sbagliate e ipotesi surreali.

I commissari prefettizi guidati da Fulvio Sodano, appunto nel dicembre del 1999, procedettero alla immediata revoca di ben dodici piani di lottizzazione, nove dei quali approvati in una sola seduta nell’autunno del 1998.

Un gesto, quello dei commissari, che allora si caricò di forte valenza simbolica antimafia, ma che era giuridicamente infondato, come hanno dimostrato le sentenze che hanno sempre, nei vari gradi di giudizio al TAR e al CGA, dato ragione ai titolari ricorrenti; proprio dieci giorni fa, il 9 luglio 2012 il Consiglio di Giustizia Amministrativa, ha confermato in via definitiva le ragioni dei proprietari  per uno di questi piani, Emanuele Maggiore, difeso oggi, ironia della sorte, dall'avv. Giovanni Valentino, e stabilisce l’indennizzo che il comune di Bagheria dovrà pagare al titolare presentatore del piano che dalla revoca ha avuto un grosso danno economico.

Nelle prossime settimane andranno a sentenza e pertanto saranno definiti gli indennizzi per gli altri piani allora revocati, e tutto lascia prevedere che per il comune di Bagheria sarà una grande mazzata.

Dopo tredici anni quindi è arrivato il conto da pagare e sarà un conto salato che alla fine arriverà a costare al comune di Bagheria qualcosa tra un milione e un milione e mezzo di euro.
Non c’è che dire.

Sono due i possibili criteri di valutazione che adottano i giudici del C.G.A.nella determinazione degli indennizzi: in un primo caso considerano la perdita di valore dei terreni conseguente alla revoca e quindi alla venuta meno possibilità edificatoria, oltre naturalmente gli interessi maturati sulla somma per tredici anni; un altro criterio che viene preso in considerazione, e che consentirebbe un risparmio al comune, sarebbe quello di reinserire entro due anni nel P.R.G. che andrà ad essere approvato quei piani di lottizzazione secondo le primitive previsioni, (obbligo cui  comunque l’amministrazione ha già adempiuto inserendo i piani di lottizzazione nel nuovo P.R.G. che sarà portato all'adozione del consiglio), ed in questo caso l’indennizzo sarebbe meno oneroso.

Nel caso che già è arrivato a sentenza, utilizzando il primo dei due criteri l'indennizzo sarà, compresi gli interessi di circa 120.000 euro, utilizzando il secondo criterio sarà di poco più di 60.000 euro.

Naturalmente il comune è stato anche condannato a pagare le spese legali

Cosa ha fatto negli ultimi anni l'amministrazione comunale man mano che la tempesta si avvicinava?

Di fatto niente: è rimasto a guardare senza neanche provare ad avviare una azione conciliatoria con i titolari dei piani; ma ora dovrà mettere mano al portafoglio.