L'imbarazzante assenza della politica e delle istituzioni a Villarosa

L'imbarazzante assenza della politica e delle istituzioni a Villarosa

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Caro Direttore,
ho partecipato con vivo interesse alla presentazione del libro di Nino Di Matteo “Assedio alla toga”, tralasciando anche i miei impegni di lavoro, non solo perchè curiosa di sentire le parole dell'autore ma perchè, come cittadina bagherese, ho sentito il dovere di esserci, di dimostrare la mia vicinanza e la mia simpatia, nel senso etimologico del termine, a chi, da anni, giorno dopo giorno, sacrifica la propria libertà e mette a rischio la propria incolumità personale per servire lo Stato, specie se si tratta di un bagherese come lo è il dott. Di Matteo, semplicemente conoscente, parente o compagno di studi e di giochi di molti di noi.

Nonostante il pubblico numeroso, non ho visto nessun rappresentante del Comune di Bagheria.

Non il Sindaco, non il Presidente del Consiglio, non un assessore, non un consigliere comunale, non un leader di partito.

Eppure si è trattato di un importante momento di riflessione collettiva sul ruolo della magistratura, sui rapporti tra politica e legalità, su cosa significhi essere fedeli alla Costituzione, sul momento difficile che sta attraversando la nostra società, su come ognuno di noi debba, nel proprio piccolo, fare la propria parte, fare delle scelte concrete e, se del caso, anche difficili, e impegnarsi per combattere il malcostume e la corruzione che purtroppo condizionano pesantemente lo sviluppo e l'economia del nostro territorio e, in buona sostanza, le nostre vite.

Ritengo che i comportamenti di chi ricopre cariche istituzionali hanno un valore simbolico, sia in positivo che in negativo, ovvero sia quando si fa qualcosa e sia quando non la si fa.

Per tale ragione l'assenza della politica e delle istituzioni comunali mi ha colpito e impressionato anche perchè si tratta di un'Amministrazione di cui, fino a poco tempo, fa ho fatto parte.

E' vero, i simboli non bastano e a volte dietro i simboli si cela un diverso contenuto.

Ma per un paese come Bagheria i simboli sono importanti.

Mostrare con la presenza sensibilità e attenzione verso temi così delicati credo sia importante quanto mettere in pratica i tanto declamati principi di legalità, di onestà e di correttezza.

Mostrare riconoscenza e condividere moralmente gli sforzi di magistrati esposti in prima persona come Di Matteo credo sia doveroso da parte di ognuno di noi e, ancor più, da parte di chi ci rappresenta.

Voglio pensare e spero per il bene di tutti noi che si sia trattato solo di un disguido.

Fara Pipia

Un nostro commento

Non è un concetto giuridico, ma si suol dire tra i profani del diritto, che tre indizi formano una prova.

E siamo a due indizi: il primo, l’assenza di rappresentanti del governo della città ai funerali dell’ultimo dei fratelli Ducato,una famiglia che ha dato onore e lustro a Bagheria.

E’ stata espressione di scarsa sensibilità se vogliamo culturale e umana; oggi siamo alla assenza di sensibilità istituzionale e di scarsa considerazione di valori quali la legalità, l’attaccamento al dovere e ai principi costituzionali, che il magistrato Nino Di Matteo in qualche modo incarna.

E’ stato presentato un libro sui temi della giustizia di un magistrato, appunto Di Matteo, in prima linea nei processi di mafia, in prima linea nel difendere non solo con un libro, ma con coraggiose prese di posizione, non i diritti dei magistrati, ma i diritti dei cittadini e i principi sanciti dalla Costituzione.

Ancora una volta non solo l’amministrazione di Lo Meo, ma l’intera classe politica brilla per il totale disinteresse e l’assenza alla iniziativa.

C’erano, e dobbiamo dirlo, i rappresentanti delle forze dell’ordine, Polizia e Carabinieri, c’era una parte di quella borghesia, non solo bagherese, colta e perbene che rappresenta l’altra faccia di una stessa medaglia e che ha riscattato con la propria presenza il silenzio e l’assenza delle istituzioni ufficiali.

Angelo Gargano  Direttore di Bagherianews.com

Nella foto il Magistrato Nino Di Matteo in uno scatto di Lorenzo Gargano