Tornano 'Quelli di Pittalà'

Tornano 'Quelli di Pittalà'

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La partecipazione all’inaugurazione dei nuovi locali dell’Associazione ha forse superato le stesse aspettative degli organizzatori: il tam tam della rete, alcune presenze senz’altro autorevoli dallo scrittore Maurizio Padovano al pittore Arrigo Musti, dal chitarrista Francesco Maria Martorana all’attore di teatro Carlo D’Aubert, ha portato oltre un centinaio di giovani e meno giovani appassionati o intrigati dall’invito presso la nuova sede di villa Casaurro.

Con le loro espressioni  e il loro linguaggio certo un pò naif , che denotano però determinazione, Quelli di Pittalà hanno contagiato con il loro entusiamo tanta gente.
Certo un po’ di chiarezza non guasterebbe, (a partire dagli eterogenei "patrocini"), e speriamo arriverà col tempo: la cultura non è incolore e insapore, la cultura e la pratica di essa si legano strettamente al contesto sociale e politico in cui si trovano a dover operare e che ne favorisce lo sviluppo o il mancato sviluppo, e la cultura non è “neutra” rispetto alle problematiche e al contesto della politica e della società.

Comunque avranno tempo Quelli di Pittalà, per chiarirsi e chiarirci, da questo punto di vista, le idee.

Una presentazione rapida e senza fronzoli quella che in pochi minuti di inaugurazione fanno Adalberto Catanzaro, Elisa Martorana, Roberto Prestigiacomo e Pina Castronovo; c’è anche il sindaco Lo Meo e l’assessore al turismo spettacolo Francesco Cirafici, ma ci sono soprattutto loro, i giovani.
I locali di villa Casaurro, un tempo occupati dall’Associazione “G.Bagnera”, non ce la fanno a contenerli tutti e malgrado la pioggia in tanti restano fuori, anche perché è praticamente impossibile entrare e visitare la mostra o partecipare alle performance teatrali e musicali previste.

Comunque è bene che sia così, meglio che i locali si rivelino inadeguati a contenere la gente, piuttosto che restino desolatamente semivuoti.

Quelli di Pittalà è uno di quei “fenomeni” politico-sociali-culturali cui periodicamente Bagheria ci ha abituati.

Non è che manchino a Bagheria associazioni culturali, o luoghi dove esporre o recitare o comunque esibirsi: a partire dall’Associazione “G.Bagnera” al Teatro Branciforti, ai luoghi espositivi di Palazzo Cutò, e più di recente alle opportunità che hanno offerto due tra le ville più importanti di Bagheria, villa Valguarnera e palazzo Butera.

Quelli di Pittalà colmano un vuoto ed una domanda che è sempre crescente nella Bagheria di questi anni: e cioè un luogo esclusivamente "abitato" dai giovani e dal loro modo di vivere e di pensare, dove si sperimenti e ci si sperimenti, in cui chiunque lo voglia possa liberamente esprimere le proprie  sensibilità artistiche, pittoriche, letterarie, teatrali e soprattutto confrontarsi con i coetanei e con il pubblico.

E’ sintomo di una società, quella bagherese che oltre a produrre periodicamente eccellenze e talenti nei vari campi della cultura, dà vita con regolare periodicità a questi “movimenti” che sia pure in maniera confusa e contraddittoria sono sintomi di una vivacità che sarebbe sbagliato trascurare.

Potremmo partire dal i primi anni ’60 dal Club dei 37 che diede vita poi vita al Circolo di cultura, che ospitò la presentazione dei primi libri di Leonardo Sciascia, dal “Giorno della civetta” in poi, ed in cui militarono giovani che poi spiccarono il volo, a partire da Ferdinando Scianna e non solo.

Verso la fine degli anni ’60 è il Movimento studentesco che irrompe con le sue tematiche di rinnovamento e di rottura con il vecchio mondo e con l’autoritarismo delle istituzioni scolastiche del tempo e che anche attraverso lo strumento del giornale “I Mostri” darà poi vita al Collettivo comunista “Carlo Marx”, “rara avis” nella miriade di movimenti spontanei dell’epoca di gruppo ben radicato nel territorio; e poi nei primi anni '70, il circolo di cultura “L’Incontro” che partendo da problematiche e battaglie civili, il divorzio, la contraccezione , il ruolo della donna, focalizzerà nel cinema d’essai la sua ragion di vita. E da lì spiccherà il volo Peppuccio Tornatore

Sino al Movimento dei pendolari della fine degli anni '70, l'ultima aggregazione politica giovanile che ebbe una sua originalità.

Comunque, buona fortuna a questi ragazzi che non hanno certo bisogno dei nostri paternalistici incoraggiamenti, ma solo di sperimentare, di provare, di sbagliare, di correggersi con l'augurio che tra loro sbocci quel nuovo talento che serva a risollevare un pò il nostro morale quando, ci colgono le crisi di pessimismo su questa Baarìa e su questi baarioti, che talvolta pensiamo irredimibili.