Quando i ragazzi della Casa dei giovani mettono in scena se stessi

Quando i ragazzi della Casa dei giovani mettono in scena se stessi

attualita
Typography

Alla fine avevamo tutti, nessuno escluso, gli occhi umidi; giovani e adulti, uomini e donne, semplici osservatori ma anche gli operatori delle comunità abituati a vivere ogni giorno a contatto con queste storie.

Durante la prima parte della rappresentazione ognuno dei presenti cercava di ricacciar indietro la lacrima, di controllare l’emozione, di dissimulare il groppo che ci prendeva alla gola.

A lasciare il segno oltre che la scarna sceneggiatura, il movimento dei corpi dei dieci attori, (tutti ragazzi ospiti della comunità della “Casa dei giovani” di Matera che interpretavano sé stessi), che rimanda alle motivazioni e alle tappe della loro personale “via crucis”; ti prendeva il ritmo martellante della musica, la spietata crudezza e insieme dolcezza delle frasi spezzate, tutte tratte dalle testimonianza dei ragazzi, da loro lette e rimandate in sala con l'amplificazione e mixate alla colonna sonora  ("Mi vedi o non mi vedi?", "Non mi senti?", "Entra", “Tanto non cambia nulla”, “in un modo o nell’altro si deve pur morire", “mamma non piangere”, “papà aiutami, non vedi come sono ridotto?”); ripercorrevano i ragazzi con intensità e partecipazione per averla vissuta sulla loro pelle, e sia pure sotto forme simboliche e movenze del corpo, il loro viaggio verso il nulla; ed a conclusione però il percorso di liberazione-purificazione e di riscatto: ("Cambia, cambia"), con la vita, quella vera, che prende il sopravvento.

E man mano che si snodava la rappresentazione, l’emozione cresceva sempre di più.

Alla fine in parecchi hanno dato sfogo a lacrime liberatorie, mentre i ragazzi di fronte a quell’interminabile applauso che voleva trasmettere amore, solidarietà, incitamento a tenere duro e a farcela, stemperano la tensione accumulata abbracciandosi entusiasti, ben compresi di avere vinto oggi una prima ma forse decisiva battaglia..

La gioia di essere riusciti a far intendere con la loro rappresentazione le motivazioni delle loro angosce, il dramma della loro solitudine, di aver vinto la prima prova, che è stata appunto quella di guardarsi allo specchio e affondare il bisturi nelle loro carni vive, senza le solite scuse e i banali pretesti con cui hanno mascherato e rimosso nel passato la realtà e camminato lungo il baratro e verso il buio.

E’ stata, credeteci, una emozione veramente dura e forte, ed il momento più alto di una giornata che aveva visto nella prima parte un omaggio non banale non solo della città di Matera ma dell’intera Regione lucana, a quegli uomini e quelle donne che venti anni fa avevano aperto una strada, o, come è stato detto, gettato un seme che ora è pianta robusta.

alt

E’ stato tutto questo la giornata che ha voluto ricordare i venti anni della “Casa dei giovani” di Matera, e quanti a questa “impresa” hanno portato un mattone per la costruzione.

Tina Cardinale innanzitutto, donna di grande carattere, il cui aspetto minuto cela un carattere di tenace e generosa combattente, di una persona straordinaria che la sua intelligenza e la sua forza per tutta la vita l’ha messa a diposizione di chi è più debole.

E Padre Salvatore Lo Bue, che ha aderito venti anni fa all’appello di Tina Cardinale, di aprire una sede della Casa dei giovani a Matera; Tina, allora assessore, prima comunale e poi provinciale alle politiche sociali, ed oggi vicedirettore della Comunità, fece una battaglia assieme al sindaco del tempo, che proprio per superare le diffidenze se non le vere e proprie ostilità di qualche cittadino perbenista, ospitò proprio al Comune, nella stanza accanto alla sua, il primo centro di accoglienza per quei ragazzi che volevano avviare un percorso di liberazione dalle dipendenze.

Ed Antonio La Torre, del Rotary club di Matera che ha messo a disposizione della comunità le professionalità interne all’Associazione.

Ma anche di Biagio Sciortino, che già prima di diventare sindaco di Bagheria per quindici anni a questa creatura aveva dedicato impegno e sacrifici.

E’ stata una intera regione, piccola ma dal cuore grande, che ha reso omaggio ad una istituzione che ha fatto crescere nel territorio i valori della solidarietà, e che ha ospitato nei suoi venti anni di vita oltre cinquecento ragazzi, una parte dei quali ha concluso positivamente il percorso di recupero , (che dura all’incirca due anni), e sono rientrati a testa alta e senza complessi nella società come testimonia un ragazzo di ventitrè anni che nella comunità era entrato a diciassette anni, e parla dell’operatrice come di una seconda mamma.

Ci sono rappresentanti di tutte le istituzioni cittadine, provinciali e del governo regionale: in prima fila dall’inizio alla fine della manifestazione ci sono l’arcivescovo di Matera mons. Salvatore Ligorio, il neoprefetto Luigi Pizzi, il questore Gianfranco Bernabei, l’assessore regionale Rosa Mastrosimone in rappresentanza del presidente, il presidente della Provincia Franco Stella, il sindaco sen. Salvatore Adduce, il capogruppo in consiglio comunale Brunella Massenzio, Lucia D’Ambrosio responsabile del SERT cittadino e rappresentanti del Dipartimento Dipendenze Patologiche di Bari, che hanno testimoniato del rapporto di leale collaborazione che le istituzioni di sanità pubbliche hanno avuto in questi venti anni con la “Casa dei giovani”.

Tra gli interventi più applauditi quelli del Presidente del consiglio comunale di Bagheria, Caterina Vigilia, che ha indicato la scadenza dei trenta anni di vita, che la Casa dei giovani a Bagheria compirà proprio il prossimo anno, come occasione per testimoniare della vicinanza e dell’impegno che Bagheria e i suoi amministratori intendono manifestare nei confronti della Comunità di recupero, e della segretaria comunale Mimma Ficano, che ha informato dell'intendimento dell'amministrazione che alla "Casa dei giovani" verrà esteso l’affidamento di locali già in parte occupati, da adibire come sede del centro di ascolto che si dovrà spostare dalla sede che oggi si trova in via Mattarella.

Della delegazione del comune di Bagheria facevano parte anche i consiglieri Mimmo Prestigiacomo e Antonio Scaduto

Ma gli accenti più umani e più veri vengono, come sempre, dalle parole dette con semplicità e senza enfasi dai genitori dai ragazzi che hanno vinto la loro battaglia e da quelli che questa battaglia la stanno ancora combattendo.

alt

Abbiamo percepito in tutti gli interventi anche la considerazione di cui padre Salvatore Lo Bue e la “Casa dei giovani” godono non solo a Matera ma nell’intera Lucania e nella vicina Puglia .

La Casa dei giovani, e non abbiamo mancato di sottolinearlo negli ultimi anni, è diventata, ci sia consentito di usare questa espressione rubata al marketing, un “brand”, un marchio che consente di far conoscere Bagheria per aspetti positivi in tutta Italia e in Europa: sono decine le delegazioni di città italiana ed europee che vengono ogni anno alla “Casa dei giovani” per conoscere modelli e protocolli organizzativi e gestionali per il recupero dei giovani dipendenti; sono decine le troupe radio tv che vengono per documentare come la “Casa dei giovani” non sia rimasta solo comunità terapeutica, ma centro di legalità perché, per esempio, in una realtà difficile come Castelvetrano hanno messo su un centro di ascolto, e fondato a Mazara del Vallo una comunità di recupero, i cui gli ospiti coltivano e mettono a frutto a le terre confiscate a Messina Denaro, producendo olio e vino biologico.

Abbiamo visto una attenzione delle autorità concreta e non formale: con il presidente della Provincia che annuncia in diretta una determinazione assunta il giorno prima dalla Giunta provinciale, che prevede che la settimana prossima inizieranno gli interventi urgenti di manutenzione e adeguamento impianti per settantamila euro, e l’impegno solenne che la stessa Provincia entro l’anno destinerà circa 700.000 euro per il recupero dell’intero immobile, che la Casa dei giovani occupa in commodato d’uso.

E’ stata una grande giornata per una città ed una regione che ha veramente, attraverso gli uomini e le donne delle sue istituzioni, voluto tributare una grande grazie a chi ha arricchito di valori umani e di solidarietà queste terre; è stata una grande giornata per quei ragazzi che hanno sentito in maniera chiara e forte la vicinanza e l’incoraggiamento di tanta gente nel loro difficilissimo percorso, e consentiteci di dirlo con legittimo orgoglio, è stata una bella giornata anche per il buon nome di Bagheria.