Pubblichiamo questo ricordo di Michele Toia, di cui Biagio Napoli fu grande amico. Sappiamo che si sta lavorando all'idea di mettere assieme le testimonianze di quanti gli furono più vicini, per farne una pubblicazione. Pensiamo che questo sia il modo migliore per non dimenticarlo.
Pure aveva conosciuto alcune persone per le quali nutriva il massimo rispetto. Una di queste era Cesare Brandi. Si estasiava ripensando a quella lezione su "Il trionfo della morte", a palazzo Abatellis bellissima, fu nel 1965 ( o era il '66 ? ), non era ancora sposato.
E quella sera in cui lo accompagnarono in corso Vittorio Emanuele, perché là aveva l'albergo, era mezzanotte e cominciò a parlare della Cattedrale, una lezione per pochi amici, e che lezione!
Poi si trovarono da Silvio, quando ad Aspra c'era ancora quel ristorante, ed erano Cesare Brandi, Fernando Scianna e lui, e il critico si mise a parlare di Imera che aveva visto al tramonto con quella luce che metteva in risalto la "balbuzie" della materia.
Aveva detto proprio così e lui non poteva capacitarsi per quell'espressio- ne, ma il Brandi, lo sapevano tutti, era un artista mancato.
Un'altra persona per la quale nutriva rispetto ed affetto era Leonardo Sciascia che non andava ai matrimoni ma al suo ci andò perché ricambiava il suo affetto.
Quella volta gli regalò una incisione di Bruno Caruso.
Un'altra volta lo chiamò in ufficio dicendogli di passare da via Francesco Scaduto, da casa sua, perché aveva da dargli una acquaforte che Emilio Greco gli mandava in regalo.
"Perché?" gli chiese. "Perché se io Emilio Greco non lo conosco?"
E Leonardo Sciascia gli raccontò come fossero andate le cose.
Che lo scrittore aveva suggerito al grafico di vendere qualcuna delle sue opere ad un prezzo politico in modo da consentirne l'acquisto a chi lo amava molto e mezzi ne aveva invece pochi.
Che il grafico aveva risposto allo scrittore che il prezzo politico era buono anche per il furbo che comprava a un prezzo basso per guadagnarci rivendendo subito dopo.
Che lo scrittore disse al grafico di conoscere un tale, uno che si chiamava Michele Toia, che aveva acquistato un'opera sua al prezzo di ventisette mila lire quando di stipendio ne prendeva centodieci. Erano stati in tre ad acquistarla; lui
Fernando Scianna ed Enzo D'Alessandro, da Filippo Lo Medico che, tra l'altro, non ci aveva guadagnato niente . Ma si sa bene quanto sia onesto Filippo Lo Medico!
Emilio Greco disse a Sciascia che quella storia la conosceva già, perché gliene aveva parlato Fernando Scianna.
Prese un'acquaforte. A Michele Toia. E gliela mandò.
Conobbe Carlo Doglio e anche l'urbanista entrò a far parte della cerchia dei suoi amici.
Ma, oltre che per Brandi, Sciascia, Doglio, il nostro nutriva grande rispetto per un oscuro sacerdote che gli aveva insegnato, lui adolescente, ad amare musica e libri.
E spesso si chiedeva dove fossero andati a finire i libri di cui era stracolma la casa di padre Nino Urzi ( con la i senza accento), parroco di San Pietro ( quando la chiesa, piccola, era nel corso Butera ).
Che ne aveva fatto il nipote?
Del sacerdote Michele Toia raccontava: "Padre Nino non faceva politica, pure era tendenzialmente progressista. Fu lui a dirmi di quando padre Gemelli voleva corrompere Ernesto Buonaiuti, il padre del Modernismo. Per non fargli pubblicare il libro, ci andò con un assegno in bianco. Ma Buonaiuti non lo accettò".
Biagio Napoli , 31.08.2011.