Se l'indignazione che viaggia sul web diventa proposta- di A.Gargano

Se l'indignazione che viaggia sul web diventa proposta- di A.Gargano

attualita
Typography

Ci sono tre, quattro fatti dei quali vi parleremo che testimoniano come l'indignazione, per grandi o piccoli soprusi che la comunità è costretta a subire, possa diventare una leva per far crescere le coscienze, per agire come elemento di deterrenza
per quanti non vogliono capire che gli anni dell'arbitrio e delle piccole e grandi prepotenze debbono passare, e soprattutto per cercare di trovare soluzioni possibili alle questioni che rischiano altrimenti di passare inosservate o impunite.

I fatti a cui ci riferiamo sono nell'ordine: la protesta e le prese di posizione per "manifesto selvaggio"; l'abbattimento di cinque alberi sul marciapiedi antistante un nuovo complesso edilizio in corso Baldassare Scaduto; la rimozione delle basole da un antico marciapiedi e il loro stoccaggio in un magazzino comunale; e il quarto fatto che ci ha segnalato un attento lettore, Giovanni Mineo, si riferisce alla probabile cancellazione di uno dei tre murales che negli anni '80 nel corso di un Festival de l‘Unità, tre grandi artisti vennero chiamati ad affrescare su alcuni muri della città.

Uno di questi murales si trova(va), nell'edificio ad angolo tra Via Palagonia, Via Cammarata e Via Tusa in corso di ristrutturazione e come ci ricorda un nostro lettore Giovanni Mineo raffigurava un cavaliere, forse uno dei paladini di Francia, cari ai pittori di carretti.

Quasi certamente, se la memoria non ci tradisce, era stato dipinto proprio da uno dei fratelli Ducato, anche perché al piano terra di questo edificio Michele Ducato, figlio di Onofrio, aveva al tempo una piccola attività commerciale.

Possono sembrare messi a casaccio, quattro fatti piccoli e banali, ma messi assieme sono uno dei sintomi di un malessere della città che ha cause antiche.

Un certo tipo di mentalità non è certo figlia dell'amministrazione Sciortino: l'abitudine a violare regole, norme e comportamenti e trattare le aree pubbliche, come "res nullius" o peggio discariche o comunque luoghi si può fare quello che si vuole, è malvezzo antico dei baarioti.

E se vogliamo essere onesti dobbiamo riconoscere che in questi anni, rispetto al passato, è stato posto un freno agli arbitri.

Allora vediamo piuttosto come si può agire per trasformare l'indignazione, che come veniva giustamente osservato, oggi con i moderni strumenti di comunicazione può diventare proposta e progetto.

La storia si sedimenta a strati, e zappa a centimetri come diceva il grande Ignazio Buttitta, le testimonianze anche se modeste di un'epoca, degli eventi sociali, economici, politici vanno preservati, così come i beni immateriali che sono gli usi e i costumi e i saperi con la stessa cura con cui si conserva un tesoro: perché è un patrimonio, l'unico assieme all'ambiente che ci circonda che possiamo veramente trasferire ai nostri figli, e cioè la nostra identità..

La prima cosa da fare è non buttarla in politica, di partito s'intende, perché appena la si butta in politica di parteriemergono gli steccati e le divisioni, i pro e i contro, i favorevoli e i contrari.

Anche perché se è vero che tutto è politica, tentare di trarne profitto politico da alcuni episodi, che sono frutto di un lassismo generato dalla politica e determinatosi e consolidatosi lungo decenni;, purtuttaviae voler sempre cercare nella politica il capro espiatorio serve a farci perdere di vista le responsabilità che sono anche dovute all'assenza di senso civico di cui spesso portiamo come singoli e come comunità in quanto tale, grandi responsabilità.

La seconda è di non fare i processi alle intenzioni ma attenersi ai fatti e su quelli e solo su quelli costruire le rivalse della comunità contro prevaricazioni e arbitri piccoli e grandi.

Sappiamo bene che tutto anche i gesti e i comportamenti apparentemente più innocui e banali sono "politici", ma quando diciamo politica ci riferiamo alla politica di bottega.

Allora buttare addosso a un sindaco, e chiunque esso sia, colpe che non gli competono è il modo migliore per non risolvere il problema, ed è meschino cercare di trarne un banale vantaggio propagandistico che non risolve però il problema.

Che si risolve invece aumentando il livello di attenzione e di vigilanza sui beni comuni; allertando in maniera tempestiva gli organi pubblici preposti alla tutela e quindi gli organi di informazione e di opinione; vigilando perchè chi ne ha titolo reprima e sanzioni gli abusi; controllando che le sanzioni vengano effettivamente irrogate.

Un meccanismo cioè di cittadinanza attiva che sfruttando le sinergie, il passa parola, la tempestività della risposta, faccia capire che sta maturando tra la gente una coscienza nuova che non è più disponibile a subire in silenzio sfregi e abusi.