Hanno fatto bene Biagio Sciortino e la civica amministrazione a sposare e a fare propria l'iniziativa partita da un gruppo di cittadini, Giorgio Castelli in testa,
Perché Pappalardo nella storia della Chiesa e nella storia della Sicilia verrà sempre ricordato come l'uomo che il giorno dei funerali del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa in Cattedrale, commissario straordinario del governo per la lotta contro la mafia, lanciò di fronte alle autorità di governo di allora, il famoso grido di dolore , che squarciò la cortina di silenzio di decenni delle gerarchie religiose su mafia e mafiosi.
"Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur !"
Fece propria il cardinale, dinanzi all'allora presidente del consiglio Giovanni Spadolini, la famosa frase di Tito Livio, che rimproverava il senato romano di non intervenire tempestivamente alla richiesta di aiuto e nella difesa della città di Sagunto mentre Annibale era alle porte.
Da quel momento si aprì una stagione del tutto diversa che vede ancora oggi in prima fila le gerarchie religiose nella denuncia del pericolo rappresentato da cosa nostra.
Pappalardo si rendeva autorevole e sincero interprete di una posizione della Chiesa siciliana ed in particolare della Provincia di Palermo, come ci ha autorevolmente ricordato padre Francesco Michele Stabile che di quella stagione fu coraggioso e coerente interprete.
Bisogna ricordare per chi lo avesse dimenticato e per i giovani che non ne hanno memoria, che tra il 30 aprile del 1982, giorno dell'omicidio del segretario del partito Comunista Pio La Torre e del suo autista Rosario Di Salvo, e il 2 settembre data dell'eccidio di Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carrara e dell'agente Russo che li scortava, furono decine gli omicidi che insanguinarono le nostre terre: Bagheria Casteldaccia-Ficarazzi assursero al poco onorevole rango di triangolo della morte.
Cosa nostra agiva in maniera spietata e sanguinaria: il 15 di agosto però avviene qualcosa di rivoluzionario.
I presbiteri dell'area metropolitana di Palermo, due bagheresi in testa, e anche questo dobbiamo con orgoglio rivendicare, Padre Francesco Michele Stabile allora vicario episcopale e Padre Cosimo Scordato, con l'assenso di padre Giovanni Muratore, assieme ai presbiteri dell'intero territorio firmano un documento durissimo di condanna del fenomeno mafioso che culmina con la famosa espressione: "Mai più politici ai funerali dei mafiosi".
Il riferimento era chiaro ed esplicito.
Nel 1979 almeno una ventina tra sindaci, ex sindaci, assessori e consiglieri della Democrazia Cristiana e di altri partiti, tranne che del Partito comunista, avevano preso parte al funerale di Masino Scaduto, capomafia di Bagheria, morto da latitante ma nella propria abitazione: e non certo, come accusò allora in un memorabile intervento in consiglio l'allora capogruppo del partito comunista on. Giuseppe Speciale, per la pietas umana verso un morto, ma per farsi riconoscere ed essere legittimati dai vivi.
Quell'appello lasciò intendere che la misura era colma, e diede coraggio a tante forze e a tanti uomini e donne di buona volontà che la lotta contro la mafia l'avevano sempre fatta.
Meno di un mese dopo il cardinale Salvatore Pappalardo si fece interprete di quel sentimento diffuso tra il clero e tanta gente comune, e lanciò quell'invocazione di aiuto, che chiedeva sostanzialmente allo Stato di smetterla di dividersi e di parlare a vuoto, e di intervenire senza ulteriori indugi per spegnere le fiamme che stavano per incendiare la casa.
Quell'appello non cadde nel vuoto, ne seguì un grande slancio della coscienza civile che culminò nel febbraio del 1983 nella marcia Bagheria- Casteldaccia contro la mafia e la droga indetta dai sindacati, dal movimento degli studenti, a cui diedero la loro adesione oltre che padre Giovanni Muratore e padre Fracesco Stabile, anche il cardinale Salvatore Pappalardo: furono migliaia i giovani, le donne, i lavoratori e gli studenti che sfilarono da Bagheria a Casteldaccia per dire NO alla MAFIA e alla DROGA.
Nel 1993, erano memoria recente gli eccidi di Falcone, di Borsellino, di Francesca Morvillo e degli uomini delle scorte, fu Papa Wojtyla a raccogliere quella bandiera con il suo famoso anatema contro gli uomini di cosa nostra, lanciato dalla Valle dei Templi:"Convertitevi, disse il papa rivolgendosi ai mafiosi, un giorno verrà il giudizio di Dio."
Il sacrificio di don Pino Puglisi, parroco della chiesa di Brancaccio nel 1996, certificherà con l'omicidio di un sacerdote, cosa che sino ad allora la mafia non aveva mai osato, la qualità e la forza dell'impegno antimafia che le parrocchie di frontiera testimoniavano quotidianamente contro i comportamenti, la cultura e la mentalità mafiosa.
Quel segnale partito dalla chiesa di Bagheria il 15 agosto del 1982, ripreso dal cardinale Pappalardo e fatto proprio dalla gran parte della comunità dei fedeli e della società civile aveva dato i suoi frutti ed era arrivato lontano.
iIl busto bronzeo sistemato in Piazza Sepolcro, opera dello scultore Nino Parlagreco