Sardegna, isola della Maddalena, la notte del 31 Luglio del 2010, luogo e data da ricordare. Ogni evento ha le sue coordinate spazio temporali e la notte del 31 Luglio è una notte da incorniciare nella vita e nella carriera di Paolo Pintacuda, sceneggiatore.
Suona bene l'accostamento, ma te lo devi sudare, te lo devi guadagnare sul campo, per esempio aggiudicandoti il premio Franco Solinas 2010 per la migliore sceneggiatura inedita.
E questo è quello che ha fatto Paolo Pintacuda, ha vinto il Premio Solinas, il migliore tra i 185 progetti presentati al concorso, con la sceneggiatura di Scuru, sceneggiatura che a breve diventerà un film con la regia del messinese Vincenzo Tripodo. Ed allora, passando alla presentazione ufficiale cediamo alla tautologia: Paolo Pintacuda, sceneggiatore.
Ogni percorso ha le sue tappe che lo sintetizzano, la propria bandierina da piantare, il traguardo raggiunto e dal quale ripartire; e per uno sceneggiatore il Premio Solinas rappresenta indubbiamente un'incoronazione.
Tanto per intenderci dal Premio Solinas è passato Paolo Sorrentino che vinse nel 1999 per lo script di "Dragoncelli di fuoco" (Sorrentino, a mio giudizio, uno dei nomi più significativi della nouvelle vague del cinema italiano, oltre che grande scrittore. (Piccola nota a margine: se volete verificare di persona andate a leggervi "Hanno tutti ragione", poi mi fate sapere se resisterete al fascino di Tony Pagoda).
Tra i film tratti da sceneggiature premiate o segnalate al Solinas, si annoverano "I cento passi", "Marrakech express", "Parenti serpenti", "Santa Maradona". Pintacuda passa da dove - in precedenza - è passato, tra gli altri, Sorrentino, pertanto, senza volersi abbandonare a spericolate equazioni, ma limitandosi a guardare alla storia del Solinas non possiamo che intravedere per Pintacuda un grande futuro.
La sceneggiatura è una forma di espressione letteraria che si colloca a monte di ciò che costituisce il cinema vero e proprio (quello fatto di immagini e suoni) e proprio per questo costituisce la base della creazione cinematografica e in qualche maniera ne è l'essenza; è letteratura di confine fatta di parole che muteranno in immagini, forma letteraria che è stata definita la più difficile tra tutte le scritture conosciute, perché occorre essere al contempo abili narratori, scrittori e anche avere la visione filmica del regista.
Nella sceneggiatura, virtualmente, l'occhio della cinepresa guida la scrittura e mentre racconti costruisci scenari che dovranno divenire immagine, per fare ciò è necessario conoscere i mestieri del cinema, e non perdere mai di vista il pubblico.
La sceneggiatura è tutto questo, quindi una forma letteraria estremamente complessa, ma il ragazzo ha stoffa e passione sia per la scrittura che per il cinema, ha il senso del racconto e tira fuori con Scuru un personale linguaggio di grande forza evocativa, una storia di forte realismo che trasuda una tensione epica.
Al Solinas questo lo hanno capito bene, basta leggere la motivazione: "''Una Sicilia ruvida e polverosa, raccontata come se fosse un paese della frontiera messicana, fa da sfondo al racconto delle vite dei due protagonisti. I rapporti con il crimine, l'amore per la stessa donna, le corse clandestine di cavalli, raccontate con sorprendente precisione, sono il terreno su cui i due fratelli mettono in scena la loro lotta per la sopravvivenza. La lingua e' fonte continua di felici invenzioni e di un suono che restituisce odore di verità. Una storia di uomini squassati da sentimenti vividi e potenti".
Trovo particolarmente felice il passaggio della motivazione dove si sottolinea "Una storia di uomini squassati da sentimenti vividi e potenti", dopo anni di cinema italiano anemico e depresso, tutto votato ad un esistenzialismo di maniera miope e autoreferenziale, finalmente si sta ritornando, grazie al lavoro di alcuni giovani autori, a raccontare storie forti e vibranti, intrise di verità.
E' questa la magia del cinema, la capacità di generare emozioni.
In questo solco si inserisce d'autorità Paolo Pintacuda che mastica cinema da quando è nato, è che ha il senso del racconto nel suo DNA.
Come lo stesso Pintacuda ha dichiarato, la sceneggiatura di Scuru è frutto di un processo "meticoloso, fatto di ricerche, letture, discussioni, sopralluoghi, interviste a picciotti, poliziotti sotto copertura, avvocati e giornalisti di Messina", insomma, si è sporcato le mani in una opera di costruzione del racconto che parte dal basso, dalle voci che la realtà consegna.
Ora, permettetemi uno slancio narcisistico, un'autocitazione alla quale non so resistere.
Nel mese di dicembre scrissi, e venne pubblicato su Bnews,un pezzo su Pintacuda, ne voglio riportare uno stralcio: "Dalla lettura della sceneggiatura emerge la prospettiva di un grande film, è chiaro che - in questo caso - il lettore si deve fidare di chi scrive, non un critico, ma un'appassionata, e da innamorata del cinema vi posso garantire che "Scuru" è una grande storia. Per ovvi motivi non mi posso lasciare andare ad anticipazioni, né far trapelare i contenuti della storia, mi limito a consigliarvi di prendere l'agenda e di appuntarvi questo titolo: "Scuru"; e questo nome: Paolo Pintacuda."; dopo qualche mese è arrivato il Solinas a darmi ragione, non male come personale soddisfazione.
Ad essere sinceri, conoscendo Pintacuda e la sua produzione, non bisognava possedere particolari qualità "profetiche" per sbilanciarsi in tal senso; lui è un'artista che trova nell'espressione letteraria il soddisfacimento di un bisogno interiore, una sorta di smania irrefrenabile che diventa scrittura cinematografia, uno sfaccettato mondo immaginario interiore che deve, e sottolineo "deve", prendere forma.
Qualcosa che attiene ad un fiume in piena. Allora, complimenti a Paolo Pintacuda, sceneggiatore.
Nella foto di copertina Paolo Pintacuda con Toni Servillo
Nella fosto sotto: un momento della cerimonia della premiazione