Mi è capitato durante l'ultimo mese - prima dell'inizio degli sconti estivi e subito dopo - di mettere finalmente piede a ForumPalermo. Tralasciando tutto il resto, la cosa che più mi ha colpito è vedere l'altissimo numero di concittadini sciamare
a fingere, o fare davvero, shopping nella nuova cittadella dei consumi.
Così tanti che ho impiegato più tempo a salutare e chiacchierare che a dare uno sguardo all'offerta rutilante di merci tutt'intorno.
Entrambe le volte.
E allora - da profano, per carità - non ho potuto che ripensare alle argomentazioni di coloro che si stanno battendo, a Bagheriopoli, per la riapertura del Corso Umberto I al traffico automobilistico.
Non è pilatesco riconoscere che i commercianti, o una frangia di essi, abbiano le loro ragioni - sebbene io, personalmente, molte di quelle ragioni non le condivida affatto.
La crisi, certo, è una cosa seria; l'ottimismo programmatico una fola da sciocchi (o una variante della sindrome di Tafazzi); l'insipienza e l'incapacità amministrativa municipale ormai a livelli di guardia.
Però, a vedere i Baharioti barattare la passeggiata canonica allo Stratonello con una più caotica e dispersiva marcia forzata nel simbolo dei non-luoghi postmoderni, un po' di tristezza mi ha preso.
E mi son detto: forse i commercianti di Corso Umberto dovrebbero pretendere che l'Amministrazione cittadina adegui la ‘passeggiata' nel centro storico urbano (ché il Corso Umberto I rappresenta il centro storico di questa giovane città! E non un centro commerciale...) agli standard di vivibilità di una cittadina del XXI secolo.
Questo sì potrebbe dare linfa al loro lavoro.
E poi forse anche loro, i commercianti, dovrebbero fare la loro parte, adeguando i prezzi alla concorrenza spietata che una struttura come Forum non può che far ricadere su tutto il territorio circostante - il low coast, in tempi di globalizzazione, non riguarda solo l'aeronautica civile. Insomma, se per i Baharioti è più conveniente comprare altrove - e magari a pochi km da casa - si può anche trasformare il Corso anche in una bretella dell'autostrada del sole: il commercio non ne trarrebbe l'auspicato giovamento.
E fin qui siamo alle ragioni commerciali, e alla mia limitata capacità di comprenderle appieno.
Poi, però, qualche giorno fa, in un negozio di Corso Umberto, una semi-illuminazione. Alla mia osservazione sulla sollecitudine con la quale, appena entrato, mi si invitava a chiudere la porta ho avuto dal gestore una risposta illuminante: "non, non è soltanto per il caldo. È che se teniamo aperta la porta..." i topi che passeggiano tranquillamente sulle basole dello Stratonello si infilano dentro beatamente indisturbati!"
E allora ho cominciato a capire: i topi se ne vanno a spasso nel bel mezzo del salotto cittadino (o presunto tale) nell'indifferenza di tutti ( ma è poi vera indifferenza o non piuttosto democratica e politicamente corretta tolleranza per le diverse forme di vita da parte dell'Homo bahariotus?)...quali soluzioni se non una derattizzazione ‘naturale'?
Affidata, cioè, alle ruote falcianti dei SUV che sfreccerebbero in pieno Stratonello, una volta riaperto al traffico.
Immaginate la scena: il SUV che arriva arrembante e, nel caos del parcheggio in tripla fila che tanto faceva felici ( e ricchi?) certi commercianti, si acquatta di traverso su un marciapiede, schiacciando con le ruote anteriori una covata di pantegane impegnate ad assottigliare uno dei mille cumuli si spazzatura che arredano la città? E che male ci sarebbe?
L'agricoltura biologica non combatte i parassiti di frutta e verdura con l'impiego di altri agenti biologici? E la città infestata dai topi che fa? Li combatte con altri agenti infestanti! Sì, deve essere questa la vera ragione per una ipotetica riapertura del Corso Umberto al traffico.
Un po', a dire il vero, per i topi di città mi spiacerebbe: hanno mostrato qualità indiscutibili.
Hanno prosperato in una nicchia ecologica che non è la loro grazie a straordinarie capacità di adattamento all'ambiente e ai vantaggi che esso ha loro offerto; hanno imparato a variare la loro dieta, traendone vantaggio, a partire da ciò che l'ambiente ha loro offerto; hanno imparato a coabitare pacificamente con gli altri mammiferi che abitavano già la superficie visibile e percorribile di Bagheriopoli, non accettando ghettizzazione e regolando conti atavici con specie un tempo avversarie - sui cumuli di rifiuti sono così a loro agio che adesso anche i gatti li temono! Insomma, hanno imboccato la via del progresso di specie: si sono moltiplicati, sono più forti, hanno espugnato fette importanti di territorio.
Una cosa che, prima, riusciva bene ad altri mammiferi presenti nel territorio, i sapiens sapiens: specie intelligente che, nel volgere di pochi decenni, ha evidenziato parecchi segni di cedimento. Si è abituata a convivere con i propri rifiuti - non percependone più i lezzi e gli effluvi nocivi; è diventata incapace di gestire a valorizzare il proprio territorio - si affida, infatti, a una classe dirigente che sempre meno, legislatura dopo legislatura, si mostra capace di agire per il bene comune; è sempre meno sensibile al bello, al giusto, alla costruzione di una cultura comune e condivisa; non ha più idea di cosa sia il futuro da offrire ai propri figli.
Anche per questo, è impossibile non chiedersi: quale è oggi, tra uomini e topi, la specie più intelligente a Bagheriopoli?
M. Padovano