La East Side Gallery tiene vivo e intriso d’arte il ricordo della caduta del Muro di Berlino.
A una fredda e piovosa notte di Berlino, ieri sera si è contrapposta un’ondata fastosa intrisa di significati, di colori simbolo di libertà. Ieri è stato il ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino: il 9 novembre del 1989 l’uomo ha ricucito un vaso arterioso della civiltà umana rimasto lacerato per 28 lunghi anni, ha scardinato un confine innaturale posto alla vita di milioni di persone, ha cancellato il simbolo dell’orribile seconda guerra mondiale.
La caduta di quel muro ha segnato la fine di una tragedia, di un incubo, di un’epoca, ma ha segnato anche l’inizio di un’altra era, l’inizio cioè di quel processo dinamico che supera le frontiere, integra i mercati, i capitali, le tecnologie, l’informazione, un processo che prende il nome di globalizzazione.
La costruzione del Muro di Berlino ebbe un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino o della Germania, ma anche su tutti gli altri del resto del mondo; il Muro di una stramba prigione nella quale i “reclusi” erano in realtà liberi: esso separò famiglie e amicizie, lasciandoli nell’incredulità iniziale, nello sconforto e nella disperazione.
In previsione di questa storica ricorrenza si sono realizzati i lavori di restauro dei 106 murales dipinti sulla sezione più lunga che ancora resta in piedi nella capitale tedesca del Muro. L’unica traccia espressiva del Muro simbolo della divisione in due blocchi della città che si snoda per 1.300 metri lungo il fiume Sprea, nel quartiere Friedrichshain.
Dopo la caduta del muro, l’anno successivo, nel 1990, 118 artisti provenienti da ventidue Paesi del mondo – come la francese Muriel Raox, l’artista iraniano Kani, l’artista moscovita Alexey Taranin, l’artista russo Dimitri Vrubel, gli artisti Keith Haring e Thierry Noir e tanti altri – dipinsero murales lungo i 1.300 metri del Muro rimasto in piedi, ispirati alla dissoluzione del comunismo, costituendo l’East Side Gallery, il più noto memoriale alla libertà.
Due decenni di smog, pioggia, graffiti, firme dei turisti e mania del souvenir hanno rovinato i murales rendendoli a tratti quasi irriconoscibili. Per riportarli allo splendore originale, sono stati ricontattati gli stessi artisti che li hanno dipinti, in modo da preservarne l’autenticità. Alcuni di questi nel ventennio trascorso, nel frattempo, non ci sono più, ma l’80% di questi sono stati rintracciati, e hanno accolto con gran piacere e gioia la proposta lanciata dall’associazione East Side Gallery.
Grazie a questa importante opera di restauro, in parte effettuata dagli stessi autori che la realizzarono venti anni fa, questi dipinti, simbolo di libertà e democrazia, hanno ritrovato il loro primitivo splendore.
La maggior parte delle pitture murali sulla cosiddetta Galleria della Parte Orientale, furono ispirate dal crollo del comunismo. Tra queste ritroviamo:
- la pittura murale denominata “Bacio Fraterno”, che ritrae l’ex leader della Germania dell’Est, Erich Honecker, e il leader sovietico, Leonid Brezhnev, che appassionatamente fidanzano le loro labbra;
- il dipinto che riproduce una “Trabant” (utilitaria della DDR), che raffigura il sogno più grande e ricorrente nelle notti di tanti tedeschi e non solo, ovvero, quello di sfondare il maledetto Muro.
Il risultato del simbolico e artisticamente meraviglioso progetto è stato quello di far diventare l’East Side Gallery una delle attrazioni di Berlino più popolari: le sue immagini sono state fotografate e duplicate innumerevoli volte, immagini che trasformano lo sfregio arrecato ai tedeschi, in un potente e artisticamente impressionante simbolo della loro forza e morigeratezza.
“Questa città, come molte altre, conosce il sogno della Libertà. Le persone del mondo devono guardare Berlino, dove il muro è caduto e dove la storia ha provato che non c'è una sfida che non si può combattere per il mondo unito” (Barack Obama, luglio 2008).
Francesca Maggiore, Angelo Puleo
Associazione Baghering