Ma quante volte dobbiamo pagarla questa "tarsu"?

Ma quante volte dobbiamo pagarla questa "tarsu"?

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Cara Redazione,
Ho letto su Repubblica di ieri (26 marzo, n.d.r.) l'articolo di Paola Nicita "L'avventura burocratica per pagare la tassa rifiuti". La storia che racconta Paola è quasi umana, io avrei da aggiungere un aspetto che ho scoperto e mi è sembrato grottesco, inimmaginabile,

partorito da una mente perversa, appunto disumana

Mia figlia da 3 anni non abita più a Sferracavallo, si è trasferita a Bagheria. L'anno scorso e quest'anno sono arrivate regolarmente le bollette per pagare la Tarsu, l'anno scorso ha provveduto mio genero a "sistemare" la cosa.

L'impiegata si è cortesemente scusata per l'errore: "non succederà mai più!"

Quest'anno l'errore si è verificato ancora. Sono andato io a vedere che era successo.
Ho conferito con l'ufficio apposito, ho compilato alcuni moduli, tutto sistemato, "conservi la ricevuta" mi è stato raccomandato.
"Ma di questi errori se ne fanno tanti?" - ho chiesto. "Parecchi", mi è stato risposto
Ho chiesto ancora a quale indirizzo risultasse residente mia figlia, a Bagheria, era quello giusto.

Allora com'è possibile sbagliare? Il funzionario, molto gentilmente, ma con uno sguardo severo e di leggera compassione, non ha risposto.
Ho azzardato: "Non è che sbagliano per fare risultare crediti inesistenti, per avere più fidi dalle Banche?" La risposta è stata sibillina e di buona memoria: "A pensare male si fa peccato, ma spesso ci azzecca!"

Il pensiero che ho elaborato io è stata un'immagine, un sogno, che non potrà più essere realtà: "Peccato che nessuno scenderà più per le strade e nelle piazze con le falci e le roncole e i forcali per infilzare (metaforicamente) il Sindaco ed i suoi collaboratori!"

Domenico Aiello