Un vizio, o vezzo, intellettuale dei baharioti mi è sempre sembrato curioso oltre ogni dire: quello di pensare che la loro città, in qualche modo, sia specchio, in scala, di realtà più ampie, che in qualche modo coinvolgono l’intero Sistema Paese.
È un giochetto facile, ma esecrabile nella misura in cui nasconde, malamente, facile giustificazionismo, filisteismo piagnone, familismo amorale. Se ci autoconvinciamo che così fan tutti, è più facile autoassolversi per lo stato scandaloso in cui versa la città, se ancora è lecito scandalizzarsi.
La politica bagherese – e intendo, con ciò, l’intero sistema dei partiti e dei clan elettorali per come è rappresentato all’interno del Consiglio comunale – fa di questo vezzo, o vizio, un abito mentale che sembra ormai immutabile: un abito che, di fatto, la fa apparire insensibile al disastro in corso.
Provi a parlare con qualche amministratore, fuori dalle mura di Palazzo Ugdulena, e non ce n’è uno che non si trinceri dietro una cortina di fumo di giustificazioni a oltranza.
Sembra che tutti indichino la radice del male in un palese malfunzionamento dell’intera macchina burocratico-amministrativa: ma, mi chiedo e chiedo loro, la politica a che serve?
È possibile che nessuna forza politica, nessun Sindaco, si vogliano intestare, programmaticamente e di fatto, un’azione politica che coincida con un allineamento a parametri di efficienza e di civiltà minima della macchina amministrativa? C’entrano ancora Destra e Sinistra in questa miopia a oltranza?
Un punto di vista che si può ammantare, alternativamente, di saggezza antropologica ( ah! Mio nonno buonanima che mi ripeteva che non si possono raddrizzare le gambe ai cani!), o di bieco cinismo, vuole che gli eletti non siano mai migliori o peggiori degli elettori, ma che ne siano gli specchi fedeli o che, quanto meno, non facciano che ingigantire, nella loro figura pubblica, vizi e virtù del cittadino comune.
È una tesi che, facile rendersene conto, offre il destro al più peloso giustificazionismo: Bagheria, si merita o no la classe dirigente che da decenni - al riparo di qualsiasi progetto o macchinazione occulta, ma per semplice e manifesta incapacità e indolenza - ne sta sistematicamente radendo al suolo le possibilità di crescita e sviluppo civile, ordinato, legale, europeo?
Bagheria è peggiore o migliore di chi l’ha governata e la governa? Mi rendo conto che una domanda così sommaria non merita che una risposta approssimativa. Allora proverò a entrare nel particolare di un paio di fatti che recentemente, nonostante la loro imbarazzante mole, hanno faticato a far drizzare le antenne dell’opinione pubblica cittadina.
Da qualche anno, in città, non mancano gli spazi pubblici – cartacei e on-line – di discussione (altro discorso è se questi spazi, nella loro assoluta buona fede di principio, riescano tutti ad essere strumenti di informazione ‘anglosassone’).
Eppure, un paio di fatti che dovrebbero essere al centro della discussione pubblica e politica faticano a imporsi all’attenzione della città.
Da tre o quattro settimane il periodico "Il settimanale di Bagheria" ci ricorda, in un’ampia e dettagliata pagina centrale, che è stato istituito, ben nove anni or sono, “dall’allora Amministrazione straordinaria, che ne individua il sito in alcune stanze di Palazzo Cutò”, il Museo Civico di Bagheria (delibera n° 399 del 28/12/1999).
Ovviamente, in questi nove anni di tutto è passato per Palazzo Cutò, ma del Museo Civico nessuno sa nulla. Però, è stata perfino nominata una direttrice di tale Museo e vi è già un nucleo forte di reperti fossili e naturalistici, proveniente da donazioni private, di cui nessuno sembra interessarsi.
Le donazioni pubbliche non sono un bene comune?
La politica non è preposta all’amministrazione e alla tutela del bene comune? Perché nei boatos (o mumurìi) paragovernativi si parla del Museo Civico come del Museo degli uccelli impagliati? È solo dabbenaggine o c’è dell’altro?
Comunque sia, resta lo smacco, per la cittadinanza, dell’istituzione di un Museo civico (strumento realmente polifunzionale, come forse gli amministratori di ieri e di oggi non lo hanno ben compreso) che colpevolmente gli amministratori di ieri e di oggi stanno lasciando morire sulle ‘carte’.
La politica risponderà? Il Partito Democratico, in cerca di linfa nuova e di identità credibile, si intesterà finalmente qualche battaglia politica cha sappia, anche debolmente, di ‘sinistra’? Già, il Partito Democratico.
A quanto pare, il PD è parte integrante della Giunta di Governo di questa città. Parecchi assessori e consiglieri, nonché lo stesso Presidente del Consiglio Comunale, fanno riferimento al Partito che fu di Veltroni, o che, più realisticamente, fu.
Da qualche settimana Bagherianews.com sta meritoriamente conducendo un’inchiesta – anticipata dai soliti boatos di Stratonello – su una fantomatica Delibera n° 155, sulla quale, da queste pagine, ha già ben commentato il Dott. Balistreri.
Che altro aggiungere? Solo che in un momento in cui il governo Berlusconi cala la scure sull’impiego pubblico di fatto e di diritto (il personale amministrativo delle Scuole Pubbliche a settembre sarà di fatto dimezzato, nell’indifferenza generale), il Sindaco e la Giunta tutta si lanciano in un’operazione che sarebbe degna della penna di Camilleri e della faccia di Alberto Sordi: sebbene, di certe cose, sia davvero difficile riderne.
Solidarietà piena, dunque, a quei Dirigenti Scolastici, e sono pochi, che non si sono lasciati irretire dalle ‘raccomandazioni’ del governo cittadino, e hanno lasciato fuori dalla scuola questi nuovi 420 aspiranti precari regionali.
Anche in questo caso, ci sentiamo in obbligo di domandare: la città ha capito che cosa si sta giocando sulla sua pelle? la politica risponderà?
E il Partito Democratico?
Si intesterà anche questo ultimo esempio di peronismo in ‘pastella’ (e senza l’ombra di nessuna apprezzabile Evita) o, dopo aver rinunciato all’unico tratto di novità con il quale si era presentato agli elettori baharioti (una donna al posto di comando), continuerà nella sua dolce eutanasia?
Forse è vero, come diceva già Sciascia sul finire degli anni ’70, che la linea della palma si sposta sempre più verso nord.
Ma, per favore, smettiamola di credere agli amministratori che si trincerano dietro banali sentenze come “Tutto il mondo è paese”.
Gli errori amministrativi e politici hanno, da sempre, nomi e cognomi: non è vero che siamo obbligati da un misterioso gattopardismo a questo tipo di realtà pubblica (e basta farsi un giro sulle Madonie per scoprire che perfino in provincia di Palermo, rispetto all’hinterland panormita, certi paesi sembrano la ‘Svizzera’).
Se ci lasciamo incantare ancora una volta dal fantasma di don Fabrizio Salina, la pena da pagare consisterà nella stabilizzazione di questo gramo presente: e Bagheria, per l’eternità, rimarrà civica in maniera del tutto virtuale, proprio come il suo Museo cittadino.
Maurizio Padovano