Da archivio di vecchie carte ingiallite e polverose ad eccellenza di cultura e fiore all’occhiello della nostra città.
Parliamo del ricco patrimonio documentale del Consorzio Idro Agricolo di Bagheria che, grazie al fattivo interessamento del Presidente Pietro Pagano (foto), già più volte consigliere comunale e assessore, è stato dichiarato bene di “interesse culturale”. Lo ha stabilito la Soprintendenza Archivistica della Sicilia-Archivio di Stato di Palermo con decreto n. 109 del 22 ottobre scorso.
Non è stato facile né semplice pervenire a questo riconoscimento. Pietro Pagano, prima ha provveduto a riqualificare, rendere lindi e accoglienti i locali del consorzio, fatiscenti per il lungo abbandono; poi si è dedicato anima e corpo a riordinare le vecchie carte. Dopo mesi di intenso, paziente lavoro, è riuscito a mettere ordine e quindi, nel marzo 2019, ha chiesto alla Soprintendenza il riconoscimento di bene di interesse culturale che gli è stato accordato in seguito ad una serie di sopralluoghi da parte di funzionari archivisti (le dottoresse R. De Simone, M.A. Romano, Elena Montagno) incaricati di verificare la sussistenza dei requisiti “di cui all’art.10, comma 3 del Codice dei beni culturali e del paesaggio del complesso documentario”.
Il ricco patrimonio documentale (ben 243 unità archivistiche) è costituito da carte che vanno dal 1924, anno di fondazione del Consorzio, al 1977. Comprende libri, contratti, registri vari, ma anche documenti di valore storico, corrispondenza con enti diversi, missive di una certa importanza, progetti di irrigazione con relativi allegati, cartografie del territorio, planimetrie, fogli di mappa delle condutture irrigue e delle opere edili. Vi troviamo anche l’interessante disegno del 1924 relativo al ponte sifone che attraversa il fiume Eleuterio, a firma dell’agrimensore Gioacchino Guttuso Fasulo, padre del pittore Renato Guttuso. Il materiale vagliato è stato considerato di “interesse storico particolarmente importante” e pertanto “riveste interesse culturale”.
Il complesso documentario conserva dunque la documentazione prodotta dal Consorzio Idro Agricolo sin dalla sua costituzione avvenuta il 27 aprile 1924, anno in cui i proprietari dei terreni ricadenti “entro l’agro bagherese” si sono consorziati a “seguito dell’opera promotrice spiegata dalla Cooperativa agricola di credito, produzione, lavoro e consumo”.
Prima dell’istituzione del Consorzio erano tanti i disagi cui andavano incontro gli agricoltori i quali, dovendo irrigare i propri terreni, erano costretti a ricorrere all’acqua di pozzi privati, costosa e gestita con sistemi monopolistici, cui si aggiungeva anche la prepotenza e la protervia di qualche guardiano. Ai consorziati l’acqua arrivava dall’invaso artificiale di Piana dei Greci (così si chiamava Piana degli Albanesi nel periodo fascista); veniva portata al piano e, a prezzo sostenibile, distribuita attraverso la capillare canalizzazione della rete idrica.
Tornando al decreto che ha sancito l’importanza delle carte del consorzio, in esso si legge: “La documentazione storica in questione, è fonte documentaria di primaria importanza per la storia del latifondo siciliano e per la storia irrigua dei campi soprattutto dei terreni siti nelle località di Bagheria e Santa Flavia”. Inoltre, “può rivelarsi come fonte primaria per la ricostruzione storica del corporativismo e dell’associazionismo mutualistico delineatosi sul finire dell’Ottocento ma meglio organizzato e regolamentato successivamente nei primi anni del Novecento”. E ancora: “La presenza di mappe, di planimetrie consentirà agli storici del paesaggio di delineare le mappe evolutive del territorio, di ricostruire la presenza o la scomparsa di colture un tempo contraddistinguenti la zona”. E ancora: “L’archivio, oggetto del presente decreto, potrà, senz’altro, contribuire ad incrementare il filone storico che da alcuni anni appassiona alcuni storici locali, e non solo, sulla cosiddetta “mafia dei giardini”, ovvero sugli intrecci politico-mafiosi esistenti dietro la proprietà terriera e l’utilizzo delle acque”. Inutile aggiungere che il complesso documentale offre materiale prezioso per tesi di laurea.
Pietro Pagano, assai soddisfatto, ci ha dichiarato: ”Questo riconoscimento rappresenta un importante risultato per la conoscenza e l’approfondimento della storia economica del territorio bagherese nei primi del Novecento, in particolare per la trasformazione del paesaggio agrario con la coltivazione intensiva dei limoneti in una parte della Conca d’oro che ha creato sul territorio tanto sviluppo e ricchezza economica”. E, dopo avere espresso gratitudine ai professori Nino Morreale e Carlo Verri per i consigli e il supporto ricevuti, ha aggiunto: “Questo patrimonio d’interesse storico e culturale è certamente un serbatoio di memoria storica per chi vuole conoscere il proprio passato”.
Giuseppe Fumia