Il Presidente della Camera risponde

Il Presidente della Camera risponde

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Nel caldo torrido dello scorso mese di Luglio, un gruppo di qualche centinaio di cittadini non distratti dalle ferie, ed in qualche modo sollecitati da Tommaso Impellitteri, si incontrarono in Piazza Sepolcro per lanciare un allarme e firmare una lettera-appello
che poi fu inviata alle massime autorità dello Stato, dal Presidente della Repubblica a quello del Consiglio, ed ai Presidenti di Camera e Senato.

In questo appello questi cittadini scrivevano: “ (...) Sentiamo il bisogno di esternare alle autorità in indirizzo, il profondo disagio e la grande paura di una deriva antidemocratica, sia per i continui attacchi al Potere Giudiziario sia per un certo asservimento del Potere Legislativo al Potere esecutivo”.

Pubblichiamo in ordine di tempo: la lettera in questione del 04-07-08 , la risposta del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, ed infine, un commento del promotore dell’iniziativa Tommaso Impellitteri.


Lettera alla alte cariche dello Stato

al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Presidente della Camera
Al Presidente del Senato


Noi sottoscrittori della lettera, cittadini del paese di Bagheria e dintorni, in Provincia di Palermo, sentiamo impellente il bisogno di esternare alle Autorità in indirizzo, il profondo nostro disagio e soprattutto la nostra grande paura del pericolo di una deriva antidemocratica sia per i costanti attacchi al Potere Giudiziario, sia per un certo asservimento del Potere Legislativo a quello Esecutivo e sia, infine, a tutta una serie di provvedimenti che l’attuale Governo intende mettere in atto in riferimento alla sicurezza, criminalizzando i migranti.

Noi, consapevoli che i cittadini vengono prima di tutti i Poteri costituzionali e, soprattutto, prima degli Eletti e dei Partiti politici e consapevoli che eleggere non vuol dire dare deleghe in bianco; consapevoli che la maggioranza ha il diritto di governare ma non di imporre come cosa giusta tutto quello che fa e, ancor meno, ritenere o far credere che così è voluto dai cittadini; consapevoli che in democrazia i cittadini e la minoranza possono e devono esprimere il proprio dissenso ogni qual volta la maggioranza intende adottare provvedimenti che, si ritengono, vanno contro la morale, i poteri costituzionali, i principi della stessa democrazia, vogliamo manifestare democraticamente l’intendimento del “ giusto pretendere” sia del totale rispetto dei e tra i citati Poteri Costituzionali, senza alcuna prevaricazione dell’uno sull’altro e sia dell’emanazione di provvedimenti legislativi che abbiano come unico obiettivo quello del bene comune, senza alcuna limitazione che non sia quella costituzionale.

Pertanto, chiaro e forte diciamo:

No alla delegittimazione di Poteri costituzionali

No all’asservimento tra Poteri costituzionali

No alla limitazione delle intercettazioni telefoniche

No alla sospensione dei processi e Si all’uguaglianza di fronte alla legge di ogni cittadino senza alcuna distinzione di condizioni personali, sociali e politiche che non siano quelle previste nella Costituzione;

No
all’immunità istituzionale

No al difendersi dai processi e Si a difendersi nei processi

No alla farsa dell’uso dell’esercito nelle grandi città

No alla discriminazione per l’altrui diversità ossia No al razzismo, alla xenofobia, all’ipotesi di razza nell’ordinamento giuridico

No
alla criminalizzazione dei migranti e al tentativo di farne capro espiatorio per una crisi sociale che ha altre radici e a cui non si sa far fronte

No ad una politica personalistica, truffaldina, dissennata e volgare.





Ultimo commento di Tommaso Impellitteri



Dal Presidente della Camera dei Deputati ricevo la lettera di cui sopra del 26 settembre ’08, con esplicito invito di estendere la stessa ai cofirmatari, in risposta alla lettera aperta sottoscritta da più di un centinaio di cittadini durante il sit-in di appena due ore del 17 luglio 2008 a Bagheria (piazza San Sepolcro).

Il garbo e la tempestività della risposta da parte del Presidente della Camera dei Deputati confermano che, se si vuole, gli strumenti democratici possono funzionare nel verso che gli stessi cittadini vogliono.

Indubbiamente, non sarà un centinaio e passa di firme che oggi può cambiare l’azione di governo, però è certamente un segno di partecipazione democratica che, se estesa, potrebbe implicare di sicuro qualcosa di positivo.

Ci si convince sempre di più che il primo e costante problema da affrontare è quello di impegnarsi per “trasformare” la ‘massa di individui’ (quali noi oggi siamo non essendo particolarmente attenti in forma comunitaria al bene comune) in società di cittadini, in società civile che ponga al primo posto, appunto, l’impegno per il bene comune. Da individui si diventa cittadini facendo i cittadini.

E cittadini lo si “fa” se si utilizzano gli strumenti democratici e se ci si impegna non per l’esasperato ed asfittito interesse privato ma, comunitariamente, per l’interesse della collettività, entro cui è certamente contenuto l’interesse “maturo” di ciascuno. Purtroppo queste appaiono essere soltanto parole! Con l’aria che tira, in una società dove pare che si sia trasformato o si voglia trasformare l’impunità in valore, la furbizia in uno stile di vita e il sotterfugio in una prassi; in una società ove una buona fetta di opinione pubblica è desertificata, inerte, disinteressata, consenziente nella sua passività o incapace di reagire; o forse più semplicemente addomestica con massicce dosi di tivù e ridotta ad ingranaggio della suprema macchina che scandisce i ritmi della produzione, del consumo e soprattutto dell’intrattenimento (che dilaga nelle famiglie togliendo qualsiasi voglia di critica e di reazione), le parole circa l’azione responsabile comune possono sembrare anzi sono parole al vento, parole che cadono nella ‘vacanza’ di una collettività responsabile.

Ma qual è l’alternativa? Rassegnarsi o reagire? Direi proprio di reagire anche per essere coerenti con quelle radici cosiddette cristiane di cui a parole ci si vanta e che di fatto vengono sistematicamente tradite. Non limitiamoci, dunque, alle sole analisi, per non correre il rischio di “addormentarci” appresso a quanti già sotto ipnosi mediatica lo sono.

Tommaso Impelliteri