Commemorazione di Peppino Speciale: 'E' stato un bel momento' - Video

Commemorazione di Peppino Speciale: 'E' stato un bel momento' - Video

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'E' stato un bel momento': era questo il commento più diffuso e che era possibile cogliere a conclusione degli interventi, tutti di alto valore, nella cerimonia di commemorazione organizzata dal Partito democratico, a vent'anni dalla scomparsa di Peppino Speciale.

Un'aula consiliare affollata al di là delle previsioni, i familiari innanzitutto, tanti vecchi amici e vecchi compagni, militanti e dirigenti del partito democratico, qualche anziano estimatore di Peppino.

C'è la presidente del consiglio comunale Claudia Clemente il cui padre, grande artista e scultore, era stato stimato amico di Peppino, e fu l'autore del busto in bronzo di Speciale che si trova oggi collocato nell'aula consiliare.

Ci sono tre parlamentari che porteranno i saluti, Mariella Maggio, parlamentare regionale e presidente della Commissione ambiente; Magda Culotta, anche lei deputato al Parlamento e sindaco di Pollina; Franco Ribaudo, deputato e già sindaco di Marineo, che nel breve saluto portato all'assemblea confessa che non avendo conosciuto personalmente Peppino Speciale, ne aveva chiesto notizia al padre novantenne che gli aveva risposto in maniera perentoria "Era un coraggioso".

Ad introdurre nel clima gli interventi di Orazio Amenta, coordinatore cittadino del PD, che ha sottolineato "l'importanza di non disperdere la memoria di quanti nei decenni trascorsi hanno contribuito alla crescita della nostra comunità, e tra questi, Speciale occupa un ruolo preminente", ed Emanuele Tornatore, consigliere comunale PD, che introduce quello che sarà il leif motiv della serata, e cioè "il rapporto inscindibile tra cultura e politica."

Il vostro cronista, nelle vesta di coordinatore del dibattito, viene incaricato di leggere una breve nota inviata dal giornalista Giorgio Frasca Polara, amico e collega di Peppino per 40 anni all'Unità, impossibilitato a partecipare all'incontro e nella quale si rievocano le condizioni in cui i giornalisti di partito lavoravano in quegli anni e ricorda: "...sino all'ultimo dei nostri quaranta anni di lavoro e di amicizia, egli fu prezioso ala storia della Sicilia e al prestigio della sua Unità" rievocando la tristemente nota 'strage del pane' una tragedia consumatasi a Palermo in via Maqueda, allorchè durante una protesta i soldati sabaudi spararono contro la folla uccidendo ventisei persone e ferendone 158.

Lo scrivente, sottolineando le gravi questioni aperte nel presente, a partire dalla stagnazione di popolazione che vede per la prima volta nella propria storia Bagheria non crescere più come popolazione oltre al dato allarmante sulla bassissima percentuale di cittadini che pagano le imposte comunali (solo il 32%), sollecita a rileggere  e ad interrogare, quanti ci hanno autorevolmente preceduto per cercare di ritrovare il bandolo della matassa.

E' quindi la volta di Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi 'Pio La Torre', che ricorda Peppino partecipe cronista delle battaglie contadine del dopoguerra e degli anni '50 e '60 nel feudo ma anche a Bagheria, assieme a Mommo Li Causi e Pio La Torre.

Sarà poi Francesco Tornatore a leggere una lettera di Peppuccio che non potendo essere presente ha inviato un bellissimo messaggio incaricando il fratello di leggerlo. E sono parole che riportano ad uno degli aspetti del carattere di Peppino, e cioè il vero e proprio trasporto che aveva per i giovani, che da lui venivano sempre ascoltati, ma anche sollecitati e incoraggiati.

Scrive Peppuccio: "Venne al Tiffany di Palermo, partecipe e affettuoso, alla proiezione organizzata per tentare di rilanciare Nuovo Cinema Paradiso che, al pari della sua precedente uscita, non ebbe fortuna nemmeno allora. Il momento sarebbe giunto qualche mese dopo e Peppino riuscì a telefonarmi molto presto all’albergo dove tentavo di dormire a Cannes."

Francesco Tornatore prosegue nella lettura del messaggio del fratello:.."le sue telefonate appassionate non mancarono mai. A ogni film. mattiniero come sempre; mi ricordo di averlo sentito all’Excelsior di Venezia – giornalista d’esperienza sapeva come rintracciare le persone – dopo la proiezione di L’uomo delle stelle. È stato il mio capogruppo, al Consiglio Comunale e nella vita.

Anni dopo, in una delle nostre cene a Roma, gli confidai del mio antico sogno, un film su Bagheria. Ne fu entusiasta: “Peppuccio devi farlo...” e prese a raccontarmi episodi accaduti nel nostro paese. I più belli e interessanti li avrei poi trasfusi nella sceneggiatura di Baarìa."

Sono Peppino Saitta e Ciccio Gambino, far vibrare le corde della emozioni con le loro espressioni semplici ma piene di valore: "Peppino era onorevole ancor prima di diventare deputato e di andare al Parlamento" ricorda Saitta; e Gambino da parte sua "Dopo mio padre e la mia famiglia, la mia guida ed il mio educatore è stato Peppino Speciale".

E Gino Castronovo, per dieci anni consigliere assieme a Peppino, ne ricorda alcuni degli insegnamenti fondamentali: il rispetto delle istituzioni e il rispetto degli avversari politici; "in politica  non ci sono nemici da annientare ma avversari da contrastare politicamente con la forza del ragionamento e delle idee".

Franco Lo Piparo, docente all'Università di Palermo, coglie l'occasione per chiudere un banale malinteso sorto all'indomani della scomparsa di peppino Speciale, ne fece un breve ricoro pubblicato allora sul 'Giornale di Sicilia', e definì Peppino un grande comunista-non-comunista, chiarendo che "il comunista-non comunista era un dirigente che nei comizi alzava la voce contro la falsa democrazia dei regimi capitalisti e borghesi, elogiava il modello sovietico ma di fatto praticava e insegnava con l'esempio quotidiano le regole dell'unica democrazia possibile: il rispetto della dignità e dei diritti dell'avversario politico, la tolleranza, la difesa ad oltrranza della separazione dei poteri.."

E' quindi il prof. Natale Tedesco, in un breve intervento a sviluppare il concetto dell'intuizione di Gramsci e Togliati della crazione di un partito comunista che rappresentasse l'alleanza tra le espressione della cultura italiana e della classe lavoratrice, e riferisce della sua esperienza di funzionario della Federazione comunista di Napoli, che lo portaronoa frequentare grandi intellettuali come Giorgo Amendola, Mario Alicata e, perchè no? anche il nostro Renato Guttuso.

Chiude la discussione Nino Morreale, che riconosce a Peppino Speciale, il non banale merito di avere avviato  già nel 1961, riflessioni storiche approfondite e rigorose sulla nascita e i primi sviluppi della vita della comunità bagherese: il rigore dello storico non disgiunto dalla intuizione del politico, fece si che da quel primo pamphlet 'Appunti per una storia di Bagheria' stampato in occasione della Festa de L'Unità del 1979, che raccoglieva le lezioni tenute in un Istituto scolastico, successivamente nacquero filoni di ricerca storiografica, ma non solo, che hanno dato frutti copiosi sulla nascita delle nostre ville e sulla formazione della nostra comunità.

Morreale sviluppa quel concetto sollevato da Tedesco sul ruolo che ebbero gli ntellettuali e gli uomini di cultura nella formazione del partito comunista italiano, citando per tutti la figura di Emilio Sereni, intellettuale, comunista e straordinario esperto di agricoltura e questione meridionale.

Sarà Silvana Speciale, a ringraziare in un breve intervento, a nome dell'intera famiglia, il partito democratico per l'impegno profuso nella realizzazione di questa iniziativa  ed i partecipanti a questa straordinaria serata, nella quale si è parlato di cose antiche ma in cui si respirava un'aria incredibilmente un'aria nuova.