Babek: l'ultima incursione della ristorazione bagherese a Milano

Babek: l'ultima incursione della ristorazione bagherese a Milano

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Dopo i ristoranti di qualità  'Curò' e 'Porticello', adesso a Milano su iniziativa di quattro giovani bagheresi apre Babek, dichiarato anagramma di Kebab, in difesa del diritto al piacere che passa da un kebab fatto come si deve, carne bio, salse artigianali e prodotti stagionali; ma non solo.

Succede nella bottega di via del Torchio, 3, inaugurata lo scorso 20 marzo, dove tradizione e creatività vanno a braccetto, tra panini ripieni di pecora e crema di fave, arancine e panelle.

Ma Babek rappresenta molto di più di un semplice artificio verbale, quale il ribaltamento di lettura di una parola.

In via del Torchio, al civico 3, a Milano, tre ragazzi bagheresi intraprendenti, qualcuno figlio d'arte ( il papà di Giulio e Virginia è Martino Paracino socio fondatore del Mata Hari), hanno scelto di scommettere sulla rivalutazione di una delle preparazioni solitamente associate al junk food, almeno nel nostro Paese, dove trovare un kebab come si comanda – goloso, genuino, sicuro – è davvero un’impresa ardua (a Milano di kebabberie ce ne sono circa 350: quante affidabili?).

Kebab di qualità, dunque, ma all’italiana, come il background da cui provengono i quattro soci, Giulio Paracino e Gaetano Marino, bagheresi con laurea alla Bocconi con un sogno imprenditoriale nel cassetto, Virginia (la sorella di Giulio) che studia Scienze Gastronomiche a Pollenzo e il suo compagno Pietro Pesco.

Iniziativa talmente interessante da suscitare l'attenzione delle riviste specializzate, come l'articolo uscito su 'Il Gambero rosso', a firma di Livia Montagnoli, da cui riprendiamo alcune informazioni sull'obiettivo che si pongono gli ideatori di Babek.

Insieme sviluppano il progetto gastronomico così riassunto dal 'Gambero rosso': "l’idea è quella di restituire dignità alla cucina (che diventa fucina) di strada mediterranea interpretandola alla luce della sostenibilità delle risorse e della certificazione della filiera.

Per farlo, la cucina della piccola bottega milanese rivisita innanzitutto il kebab, che da alternativa industrializzata (sono 400 le tonnellate di carne preconfezionata per kebab che circola in Europa) e priva di guizzi com’è oggi nelle nostre città diventa somma di valori storici, culturali, gastronomici proprio com’era all’origine. Pietanza emblematica del sentire mediterraneo."

E così continua:

"BabeK quindi, e non più kebab, ma non perché l’intento sia quello di snaturarne il gusto. Piuttosto però si comincia dalla ricerca degli ingredienti, selezionati in base al metodo di produzione, alla provenienza locale e alla qualità sensoriale. Poi, in cucina, si procede con rispetto per valorizzarne i principi nutrizionali, e fare di un kebab non più uno spuntino di mezzanotte piuttosto indigesto, ma un’ottima alternativa per una pausa pranzo di gusto. Le varianti disponibili sono due, agnello o pollo, ma il menu si apre a suggestioni in arrivo da tutto il bacino mediterraneo, senza dimenticare la tradizione palermitana con cui i ragazzi sono cresciuti."

Non solo Kebab comunque ma si può attingere al cibo di strada palermitano con il classico panino con panelle (semi di finocchio e limone), con gli involtini alla palermitana ripieni di cipollata, pinoli, uvetta e formaggio, o anche arancine con frattaglie di polli, crocchette di latte o bucce di patate fritte (perché non si butta via nulla).

E Livia Montagnoli, autrice dell'articolo sulla prestigiosa rivista così conclude: "Il piatto forte, però, resta il babek, disponibile persino in versione vegana, ripieno di seitan alla piastra, spinaci, salsa aioli alle mandorle e salsa “abbrucia”. I più tradizionalisti, invece, ameranno il panino alla segale con carne di pecora Brogna marinata con yogurt e spezie e cotto a bassa temperatura, con carciofi crudi, crema di fave e salsa agrodolce. Ma c’è anche il panino con pollo ruspante bio. Da bere birre artigianali, ma anche ayran e kefir fatti in casa, come tradizione mediorientale comanda. Stagionalità e creatività che non mortificano affatto le ricette tradizionali, ma anzi le valorizzano. E fanno venire voglia di ordinare un buon Babek. Proprio nel cuore della città."

Auguri ragazzi e in bocca al lupo!