Gianluca Maria Calì: mi sento uno sconfitto !

Gianluca Maria Calì: mi sento uno sconfitto !

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Avevo un’azienda florida, produttiva, fatturavo 24.000.000 € , avevo 24 dipendenti, e guadagnavo tanto. Avevo una vita felice, spensierata, piena di soddisfazioni!

Ero un giovane imprenditore, pieno di entusiasmo e voglia di fare, un padre di famiglia attento e premuroso, una famiglia unita e serena!

Poi la mano di due persone incappucciate che buttano benzina su tutto questo....... Che in un nulla distruggono tutto!

Dopo le doverose DENUNCE......

Da lì in poi, ho ricevuto tante pacche sulle spalle, tante strette di mano, tanto sostegno da molta gente perbene ma.....

gli ultimi mesi li ho trascorsi a chiedere alle autorità preposte, di far sì che io e la mia azienda, potessimo beneficiare della legge 44/99 che prevede che possiamo essere tutelati e protetti dallo Stato, quello Stato a cui ho dato tanto e che invece mio malgrado, fa finta di niente!

Mi auguro dal profondo del cuore, che questo continuo scarica barile da ufficio ad ufficio, stia per finire, perché se questo malauguratamente non dovesse accadere, da qui a qualche giorno, sarò un FALLITO! Sarò costretto a dichiarare Fallimento come Azienda, sarò fallito come Padre, come Persona!
Saremo falliti tutti! Volevo chiudere per la crisi o perché non so più fare più l’imprenditore, ma sarò costretto a CHIUDERE PER RACKET!

Ricordo quei “SIGNORI”, poi finiti in carcere, che per mesi tra un “RINGRAZIAMENTO OH SIGNURI E L’ALTRO” mi hanno minacciato dicendomi “SE NON TE NE VAI, SE NON CHIUDI ....... TI FINISCE MALE!!!!” , e male mi è finita, perché sono e sarò un fallito , un grande fallito, IL CAPO DEI FALLITI!

Adesso immagino quanto saranno felici in carcere e che brindisi per questa mia sconfitta, la sconfitta di noi tutti che crediamo in questo Stato, che fa proclami e pubblicizza a suon di Spot Milionari in tutte le tv, .... “DENUNCIA IL RACKET, E LO STATO TI AIUTA”, e poi tante belle parole.

Ho messo anima e corpo in questa battaglia, sacrificando la mia famiglia e i miei figli più di tutto e il risultato è una sconfitta!

Con gli occhi lucidi e pieni di lacrime, ringrazio di vero cuore quanti hanno creduto in me e quanti hanno sostenuta questa difficile e dura battaglia!

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E' questo il post pubblicato stamane sul profilo facebook di Gianluca Maria Calì, l'imprenditore che in maniera documentata, e ne fanno fede le carte dell'indagine Panta Rei, è stato reiteratamente 'diffidato' da parenti di mafiosi dall'aprire l'attività a Casteldaccia, e che ha subito in seguito ad un attentato incendiario, un danno non indifferente durante il quale andò a fuoco il parco macchine della sua esposizione.

Non non conosciamo i dettagli della legge e le condizioni che questa pone per potere accedere alle provvidenze previste per le aziende vittime delle estorsioni e per quanti vittime delle intimidazioni mafiose si oppongono a testa alta, rischiando e pagando un prezzo di persona. Sappiamo che, al di là dei dettagli, la storia di Gianluca Maria Calì è diventata per migliaia e migliaia, fors'anche per centinaia di migliaia di siciliani e di italiani, una storia-simbolo.

Sarebbe una pessima lezione, anche per il difficile percorso che in questo momento sta facendo il movimento antimafia, che Calì con il solito rimpallo delle pastoie burocratiche venisse abbandonato a se stesso.

Comprendiamo che le leggi e le norme vanno rispettate da tutti, ma cogliere in questa vicenda il senso più profondo che va al di là delle persone e dei protagonisti, potrebbe servire a trovare una soluzione che non sia quella del fallimento delle aziende di Calì e del fallimento di chi con coraggio si oppone a testa alta a cosa nostra.

Redazine bagheria news.com